Edilizia: i sindacati chiedono al riapertura di tutti i cantieri
Ad eccezione di quelli impegnati nella realizzazione di opere essenziali, tutto il resto è fermo
Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Savt, categoria edili, lancia un grido di allarme. «Riaprire al più presto tutti i cantieri». Ad eccezione di quelli impegnati nella realizzazione di opere essenziali, tutto il resto è fermo.
Scrivono. «La sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini sono un bene primario e, come tali, devono essere salvaguardate, e oggi possiamo dire che la fase 1, messa in atto dalle autorità sanitarie e governative, ha consentito di contenere l’espansione dell’infezione, anche se, è stato alto il costo in termini di vite umane».«Ora ci attendiamo che venga messa in campo la fase 2, con la riapertura dei cantieri, anche quelli privati e quelli pubblici di piccole dimensioni (che in Valle d’Aosta sono la stragrande maggioranza), e che ciò possa avvenire solo di fronte a certe e precise condizioni, dopo che le autorità, governative e sanitarie, abbiano dato il benestare».
Rispetto dei protocolli
Proseguono. «Tali condizioni devono prevedere: il rispetto dei Protocolli sottoscritti, dalle Organizzazioni sindacali e dalle Associazioni datoriali; la disponibilità in quantità sufficiente dei Dispositivi di protezione; la messa in campo di strumenti concreti per verificare il rispetto delle intese, considerando che la maggioranza delle imprese sono di piccole e piccolissime dimensioni (quindi prive di Rsu e Rls) e sanzioni per i furbetti, anche per tutelare gli imprenditori onesti e rispettosi delle regole. Dare vita presso la Prefettura e la Sua a tavoli permanenti, veri ed effettivi, di confronto con le parti sociali, affinché siano attivati, fra l’altro, anche piani di formazione e sicurezza specifici al nuovo contesto, prevedendo pesanti sanzioni per coloro che riapriranno i cantieri senza garantire il rispetto dei protocolli e quindi della salute e sicurezza dei lavoratori ivi impiegati».
Concludono. «Per finire chiediamo investimenti straordinari per la ripresa di un settore trainante per l’intera economia che, se ancora trascurato, rischia di trascinare nel baratro non solo i circa 2.500 addetti del settore, ma il tessuto economico e sociale dell’intera Regione Valle d’Aosta, aggiungendo nuova precarietà e disoccupazione. Chiediamo inoltre la definizione di regole chiare e condivise affinché a finanziamenti e investimenti segua una adeguata risposta occupazionale».
(reaostanews.it)