Coronavirus, dal Belgio: «All’inizio si è messa in primo piano l’economia»
Il racconto di Francesca Lodi, che si trova a Leuven per il dottorato di ricerca
Coronavirus, dal Belgio: «All’inizio si è messa in primo piano l’economia rispetto alla salute». La testimonianza di Francesca Lodi, in Belgio per il dottorato di ricerca, su Gazzetta Matin in edicola lunedì 23 marzo.
Il Belgio, dopo una fase iniziale in cui ha sottovalutato il pericolo, ha adottato misure restrittive. Recentemente, queste misure sono state prorogate fino al 19 aprile.
«All’inizio si è messa in primo piano l’economia»
Francesca Lodi si trova a Leuven, in Belgio, per il dottorato di ricerca. Lodi, dopo la laurea in biotecnologie all’Università di Torino ha ottenuto una borsa di studio all’interno del progetto Marie Curie. Così, a gennaio 2018, è arrivato il trasferimento a Lueven, a 30 km da Bruxelles.
Francesca è approdata al VIB (Vlaams Instituut voor Biotechnologie) e si occupa della ricerca del glioblastoma, una forma di tumore del cervello particolarmente aggressiva. Il suo compito è quello di condurre esperimenti e interpretare i dati, studiando il tumore cellula per cellula.
Il caso del Belgio
In Belgio la situazione Coronavirus è stata, come in altri paesi, sottovalutata. «Nella settimana del 9 marzo c’è stato un grosso evento internazionale – racconta -. Io non ho voluto partecipare e i miei colleghi non capivano il motivo».
Qualche precauzione, negli ultimi tempi, è stata presa. «Negli ultimi giorni venivano lasciate aperte le porte che collegano i diversi piani – prosegue -. Poi ci hanno vietato di usare la lavastoviglie e invitati a entrare da un ingresso secondario per non passare nelle zone dove ci sono i malati. Inoltre, ogni giorno vengono disinfettate le maniglie. Sui mezzi di trasporto si è deciso di far entrare solo dalla porta centrale e i primi posti vicini all’autista sono transennati».
Tardivi anche gli accorgimenti per bar, ristoranti e scuole. Lodi aggiunge: «I locali pubblici sono stati chiusi solo per il week end; mentre le scuole sono rimaste aperte fino a lunedì scorso».
La scelta sui tamponi
In Belgio, inoltre, si è scelta una strada diversa per quanto riguarda i tamponi e la comunicazione.
Francesca conclude. «Qui ogni governo federale fa in modo diverso e tra Fiandre e Vallonia i rapporti non sono buoni. Per cui ogni stato indica solo il numero dei contagiati e non viene data una localizzazione più precisa. Infine, in Belgio i tamponi li fanno solo a pazienti particolarmente gravi, per questo il numero di morti è bassissimo».
(thomas piccot)