Crisi economica: la ricetta delle micro imprese valdostane per uscire dal pantano
La proposta di interventi è stata inviata alla commissione regionale competente.
Crisi economica, le proposte delle micro imprese valdostane per uscire dal pantano. La proposta di interventi è stata inviata alla commissione regionale competente.
Confcommercio, Confartigianato Imprese e Cna hanno elaborato una serie di interventi che ritengono di fondamentale importanza per gestire nel modo migliore possibile la crisi economica innescata dall’emergenza coronavirus.
Gli interventi sarebbero da articolare in due fasi:
- una prima fase di sostegno agli imprenditori, che possono beneficiare di ammortizzatori sociali per i propri dipendenti ma che sono sprovvisti di strumenti di attenuazione della crisi per loro stessi e che con il reddito derivante dalla propria attività sostentavano il proprio nucleo familiare;
- una seconda fase in cui, terminata l’emergenza sanitaria, devono essere introdotti gli stimoli all’economia per potere riavviare immediatamente le attività imprenditoriali limitando al minimo i problemi derivanti da una probabile carenza immediata di liquidità.
Prima fase – sostegno al reddito degli imprenditori
«E’ fuori dubbio che chi più sta soffrendo in questa fase della mancanza di un reddito per il sostentamento personale sono tutta una serie di titolari di micro imprese (le cosiddette “partite IVA”) che con i redditi derivanti dalla propria attività erano in grado di fare fronte al sostentamento del proprio nucleo familiare ma non riuscivano a generare quel sovra reddito che gli avrebbe permesso di accumulare risparmi da utilizzare in questa fase di crisi», si legge in una nota.
«A imprenditori individuali, soci lavoratori di società di persone o soci lavoratori di Srl a ristretta base azionaria iscritti alle gestioni INPS artigiani, commercianti o gestione separata andrebbe a nostro avviso riconosciuto un sussidio, da accompagnare a quello di € 600 riconosciuto dal decreto “cura Italia” assolutamente insufficiente per fare fronte alle necessità minime».
«Compatibilmente con le disponibilità si riterrebbe opportuno come minimo dare un contributo di altrettanti € 600,00 da riconoscere a tutti coloro che hanno dichiarato nel modello Redditi PF 2019 un reddito complessivo non superiore ad € 30.000,00 (vedere se modulare in base al numero dei componenti il nucleo familiare o in base al reddito del nucleo familiare)».
«Si ritiene inoltre opportuno sostenere con medesimo provvedimento di cui sopra tutte quelle micro attività iniziate nell’arco dell’ultimo biennio precedente al 2020 (2018/2019) a prescindere dai redditi dichiarati i8n considerazione del fatto che probabilmente gran parte di tali redditi sono stati impiegati per essere reinvestiti nell’attività».
«Lo strumento più rapido per verificare la sussistenza dei requisiti si ritiene sia l’autocertificazione, per verificare eventuali inosservanze sarebbe poi sufficiente riscontrare (a campione o a tappeto) i dati autocertificati con le risultanze della dichiarazione dei redditi».
«Sarebbe inoltre indispensabile in questa prima fase riconoscere ai titolari dei contratti di locazione di immobili adibiti alla propria attività un contributo a fondo perso pari al 40% del canone di locazione dei mesi in cui l’attività rimarrà chiusa in ossequio alle disposizioni legislative emanate per fronteggiare l’emergenza Covid-19 da accompagnare al credito di imposta del 60% riconosciuto da decreto “salva Italia”. Per coloro i quali hanno acquistato l’immobile in cui esercitano l’attività si ritiene che la moratoria sui mutui sia sufficiente ad attutire l’impatto di tale onere sulla liquidità aziendale».
Seconda fase – rilancio delle attività commerciali
«Quando terminerà l’emergenza sanitaria è facile prevedere che la ripresa delle attività economiche sarà fortemente condizionata da una carenza nell’immediato di liquidità per fare fronte a scorte di materiali da immettere nel ciclo produttivo, già ora molti fornitori di materiali di ogni genere stanno comunicando che in caso di mancati pagamenti di effetti in scadenza in questi giorni sarà richiesto il pagamento anticipato delle forniture successive».
«Per questo motivo riteniamo indispensabile che venga presa in considerazione l’ipotesi di introdurre la possibilità, per le aziende che devono effettuare scorte di materiali o investimenti in macchinari o impianti necessari per la propria filiera produttiva, di accedere a contributi a fondo perduto per la ricostituzione delle scorte di magazzino o l’investimento in macchinari nuovi eventualmente da accompagnare a forme di finanziamento garantito tramite i confidi».
«Si ritiene inoltre indispensabile garantire, sempre tramite i confidi, la possibilità di accesso a forme agevolate di credito a medio/lungo termine con possibilità di preammortamento di almeno un anno. In tal senso i confidi si sono già attrezzati, l’ente pubblico dovrebbe impegnarsi a garantire un incremento dei fondi a garanzia qualora quelli attualmente impegnati non fossero sufficienti».
«Si ritiene infine necessario un intervento volto al massimo mantenimento possibile dei livelli occupazionali attuali del comparto privato mettendo a disposizione delle aziende interessate contributi a fondo perduto pari al 30/40% del costo del personale per la durata di 3/6 mesi a favore di coloro che si impegnano, per lo stesso periodo in cui percepiscono il contributo, a mantenere il livello occupazione precedente al ricorso agli ammortizzatori sociali».
(re.aostanews.it)