Coronavirus, sciopero alla Datalogic di Donnas. I lavoratori: attività non essenziale
Braccia incrociate domani, venerdì 27 marzo
Emergenza Coronavirus, la Fiom Cgil Valle d’Aosta proclama lo sciopero alla Datalogic di Donnas
«Il nostro sito, come quello di Bologna, tenuto aperto dai vertici aziendali, nonostante non rientri nelle attività essenziali». E’ la denuncia che fanno i lavoratori dell’azienda della bassa Valle.
«La fabbrica non può rimanere aperta – si legge in una nota di Fiom Cgil e Rsu Fiom della Datalogic -. Non rientra tra le attività produttive “essenziali”. Da quando la produzione di scanner e lo sviluppo di dispositivi di lettura dei codici a barre rientrano nelle attività, che producono beni di prima necessità? L’azienda si maschera dietro un codice Ateco che riguarda le realtà, che fanno ricerca scientifica e sviluppo. La produzione di scanner e di dispositivi di codice a barre non ci sembra che rientrino nella ricerca e nell’urgenza».
«Peraltro, i ricercatori hanno tutti gli strumenti per portare avanti i loro progetti in smart working – prosegue la nota -. Quello che si fa nella nostra fabbrica, e in misura decisamente più ampia a Bologna, non ha niente a che fare con i codici diramati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per permettere alle aziende di restare aperte».
L’accusa
L’accusa che il sindacato dei metalmeccanici valdostani rivolge alla società della famiglia Volta è quello di essere inadempiente rispetto alle ulteriori limitazioni pubblicate nel Dpcm del 25 marzo 2020.
Alla luce di ciò la Fiom Cgil Valle d’Aosta proclama otto ore di sciopero per la giornata di domani, venerdì 27 marzo, nello stabilimento “Datalogic” di Donnas.
Attualmente l’azienda valdostana conta 13 dipendenti. Fino al mese di gennaio 2018 l’azienda della bassa Valle contava quasi una trentina di dipendenti ed era costituita da una parte di ricerca e da un’altra di produzione, «poi la decisione dei vertici aziendali di accentrare tutta la parte di produzione a Monte San Pietro (Bologna), avvenuta nel 2018».
A Donnas, attualmente, è rimasta la parte inerente alla ricerca. Infine per Donnas, come per Bologna, al centro dello scontro con i vertici aziendali c’è anche la questione del mancato utilizzo della cassa integrazione «per chi non può lavorare da remoto ma deve stare in fabbrica. Questo senza che i lavoratori perdano giornate di ferie e permessi retribuiti».
(re.aostanews.it)