Aosta: via libera alla cittadinanza onoraria a Liliana Segre, revocata quella a Mussolini
La quarta commissione ha dato il via libera alla delibera che dovrebbe essere poi approvata in consiglio comunale. Astenuto sulla revoca al duce il presidente Antonio Crea
Revoca della cittadinanza a Benito Mussolini e cittadinanza onoraria a Liliana Segre.
Ora c’è anche il via libera della quarta commissione “Affari istituzionali” di Aosta per il provvedimento, che dovrà poi passare anche in consiglio comunale prima di divenire ufficiale.
La votazione
L’argomento, ancora una volta, non ha risparmiato qualche discussione, se è vero che per la revoca della cittadinanza al duce è arrivata l’astensione di Antonio Crea, nonché la mancata presenza in aula (è rimasto in disparte) di Ettore Viérin.
La discussione
A ricordare la genesi della deliberazione è stato il sindaco Fulvio Centoz. «Questa deliberazione nasce dall’ordine del giorno approvato in consiglio comunale, che chiedeva di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre e disconoscere quella a Mussolini – sottolinea il primo cittadino -. Ora diamo adempimento a quanto approvato e ci attiviamo per capire se sia possibile invitare l’onorevole Segre per una consegna pubblica».
La proposta di revoca per Mussolini, invece, fa riferimento alla «deliberazione del 23 maggio 1924 – ricorda Centoz -. La strada della revoca non comporta la distruzione dei documenti, comunque di portata storica, ma toglie validità ed efficacia e porta con sé un chiaro significato pubblico e politico».
Carpinello soddisfatta
«Sono molte felice dell’esito dell’ordine del giorno – esclama la commissaria Carola Carpinello -. Proporrei solamente, logicamente, di affrontare prima le revoca a Mussolini e poi la concessione della cittadinanza all’onorevole Segre».
Astenuto, sulla revoca al duce, il presidente di commissione, Antonio Crea. «Tornare indietro non cambia nulla – evidenzia -. La condanna è unanime e nella Repubblica italiana si è tracciato un solco netto, prendendo le distanze dal Fascismo. Revocare la cittadinanza ha un significato simbolico, ma la concessione, all’epoca, aveva un suo valore storico, discutibile o meno che fosse. Revocarla a distanza di cent’anni non cancella comunque la storia».
(alessandro bianchet)