Aosta: una folla commossa saluta l’arbitro Loris Azzaro
La chiesa di Sant'Orso ad Aosta si è rivelata troppo piccola per accogliere tutti coloro che hanno voluto accompagnare Loris nel suo ultimo viaggio
Una folla commossa saluta l’arbitro Loris Azzaro. La chiesa di Sant’Orso di Aosta si è rivelata troppo piccola oggi pomeriggio, lunedì 17 febbraio, per contenere tutte le persone che hanno voluto porgere l’ultimo saluto al giovane arbitro scomparso a soli 25 anni e stringersi intorno al papà Pasqualino e alla mamma Maria Luisa.
Azzaro, 25 anni, ha perso la vita sabato in un terribile incidente in autostrada sabato 15 febbraio. Stava andando all’aeroporto, dove sarebbe decollato alla volta di Potenza per arbitrale Brienza-Montescagliaro, del girone A di Eccellenza Basilicata.
Loris è morto mentre andava a fare quello che più amava, ricordano molti.
A salutare Loris Azzaro sono stati davvero in tanti. I colleghi della scuola per agenti di Polizia di Alessandria, dove Loris era allievo in attesa di pronunciare quel «Sì, lo giuro», che lo avrebbe fatto diventare Agente di Polizia. «Saremo noi con i nostri cuori e con la nostra mente a farti pronunciare il giuramento che tanto aspettavi» è la promessa dei suoi colleghi. Un impegno verso la comunità che Loris aveva ereditato dal papà, maresciallo dei Carabinieri, comandante della stazione di Aosta.
«Un arbitro che avrebbe coronato i propri sogni»
E ancora, gli arbitri, che con Loris condividevano la sua grande passione. Un ragazzo talentuoso e generoso. Perché «essere arbitri significa mettersi al servizio dello sport, forti della propria onestà e della propria preparazione. Consapevoli che il rigore, l’impegno e la rettitudine pagano sempre» come ha detto Ugo Navillod, presidente dell’AIA di Aosta.
Qualità che non mancavano a Loris. Un ragazzo «forte, determinato, serio, con dei valori importanti e dei principi» come lo ricorda il numero uno dell’AIA Valle d’Aosta.
In pochi anni aveva scalato le categorie, arrivando fino alla CAI (la Commissione Arbitri Interregionale), pronto a spiccare il volo, con quella sua voglia di migliorarsi. «Lo guardavamo sempre con orgoglio» dice ancora, con la voce rotta dall’emozione, Navillod.
Dopo Navillod, ha preso la parola anche il numero uno degli arbitri in Italia, Marcello Nicchi, che ha ricordato quando Loris «felice e spensierato si è presentato al primo raduno nazionale, pronto a coronare un sogno che sicuramente sarebbe diventato realtà. Voglio immaginare che ora, in Paradiso, tu abbia già incontrato Luca Colosimo e Stefano Farina (due arbitri scomparsi negli ultimi anni, ndr) e ora starete parlando di calcio e di arbitri. Vi chiedo io un favore: pregate per noi e dateci la forza di proseguire in quel progetto di legalità e di amore nel quale tu, Loris, eri uno di quelli che credeva di più».
Un mare di divise per l’ultimo saluto
A salutare Loris un mare di divise. Ma anche tante persone comuni, che lo hanno conosciuto sui campi di calcio e nella vita, che avevano saputo apprezzare tutte le sue qualità. Dentro e fuori dal rettangolo di gioco, dove il suo ruolo era quello più delicato.
L’omelia
Durante l’omelia, don Aldo Armellin ha espresso la «vicinanza alla famiglia di Loris con parole semplici. Non riusciamo a dire parole di vero aiuto, che possano asciugare le lacrime di una morte così incomprensibile».
«Possiamo solo esprimere prossimità e vicinanza. Partecipiamo al vostro dolore e portarne un po’ il peso anche noi, perché sia per voi più lieve» ha detto rivolto ai genitori.
Il sacerdote ha ricordato che la vita «è soprattutto promettente e aperta al futuro. Spesso ce ne dimentichiamo, pensando che sia solo difficile».
«Loris rimane con noi, nel ricordo e nella memoria. Un figlio continua ad alimentare la vita dei genitori. La sua persona ci fa ricordare le sue speranze, i suoi desideri, i suoi progetti. Lo ricordiamo così, con affetto. Perché è rimasto dentro di noi» ha concluso.
E il ricordo Loris rimarrà indelebile nel cuore di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene.
(thomas piccot)