Arev: il progetto Eat Biodiversity fa centro
I dati sono stati presentati in una conferenza stampa nella mattinata di oggi, martedì 4 febbraio
Il progetto Eat Biodiversity fa centro. I risultati raggiunti nel 2019 sono stati presentati in una conferenza stampa. Crescono gli operatori aderenti alla filiera Arev e il numero di capi macellati e commercializzati. Quest’ultimo dato è in controtendenza rispetto ai numeri a livello nazionale.
Il progetto
Il progetto è stato incentrato sulla valorizzazione e la promozione delle carni di montagna – bovine e ovicaprine – di razza valdostana e delle Fleur dìHérens. Diversi gli attori coinvolti. L’Arev (Association régionale des Eleveurs Valdôtains), il Service de l’Agriculture del Canton du Valais, gli operatori della filiera della carne, gli uffici pubblici di Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia.
Il progetto ha avuto durata 18 mesi. Nel corso del 2019 gli operatori aderenti alla filiera sono raddoppiati, da 42 a 84. Diversi gli operatori in campo: dagli albergatori, ai ristoratori, passando per gli allevatori con vendita diretta, i salumifici e anche due pastifici.
Il programma è stato finanziato per 158 milioni di euro, una parte di questi sono contributi pubblici.
Coinvolti tre cantoni svizzeri (Grigioni, Ticino e Vallese), la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia e la provincia autonoma di Bolzano.
In totale, hanno preso parte a Eat Biodiversity 455 partner, in maggioranza italiani.I capi macellati e commercializzati sono passati dai 2.062 del 2018 ai 2.535 del 2019.
A presentare il progetto è stato il direttore dell’Arev Edi Henriet.
Dino Planaz: «Nonostante le difficoltà, l’idea ha avuto successo»
Durante la conferenza è intervenuto Dino Planaz, presidente di Arev. «Abbiamo coinvolto diverse filiere per far conoscere il prodotto, riscontrando un discreto successo – spiega -. In questo momento, sul mercato, ci sono difficoltà oggettive legato alla diminuzione del consumo di carne rossa. Non in Valle d’Aosta, però, dove gli acquisti sono aumentati».
Poi aggiunge. «Cè possibilità di inserirsi sul mercato e conquistare una buona fetta. I clienti apprezzano i nostri prodotti».
Fabrizio Savoye: «Portare le aziende ad avere una giusta remunerazione»
A parlare è anche Fabrizio Savoye, coordinatore del dipartimento agricoltura della Regione. «Il progetto Eat Biodiversity ci sta a cuore. Vogliamo portare le aziende ad avere una giusta remunerazione. Inoltre, cerchiamo di far avere maggiore visibilità ai nostri prodotti. Il mercato sta cambiando e i prodotti provenienti da allevamenti estensivi e rispettosi dell’ambiente sono molto richiesti dai consumatori».
Blaise Maitre: «Le collaborazioni continueranno»
Dalla parte svizzera, Blaise Maitre sottolinea: «Le collaborazioni continueranno anche adesso che il progetto si è esaurito. Sia noi svizzeri che voi italiani abbiamo razze uniche e dobbiamo farle conoscere. Abbiamo messo in contatto diretto i produtti e i consumatori e la nostra è una filiera di qualità».
Continua, poi, Denise Charles. «Abbiamo svolto attività di comunicazione, mirata a creare una rete di operatore. Attraverso un’indagine di mercato abbiamo potuto valutare le attività svolte e consolidarle».
Fondamentale l’aspetto di promozione. Charles spiega: «Attraverso manifesti, video e partecipazione a eventi abbiamo fatto conoscere il nostro lavoro».
L’ultimo a prendere la parola è stato Diego Bovard. «Voglio dire grazie a chi ha creduto e si è impegnato nel progetto. I fondi sono stati utilizzati anche per l’acquisto di macchinari e si è sviluppato una rete di vendita diretta. Stiamo lavorando ora a perfezionare le prassi igieniche e stiamo studiando il packaging per la vendita in modo da ridurre i costi».
(t.p.)