Consiglio Valle, solo 17 consiglieri pronti alle dimissioni: poltrone salve
Lavevaz, Uv, ribadisce che per il Mouvement le elezioni anticipate sono l'unica via; l'accordo per una nuova giunta è in salita
Come promesso, approvato il bilancio regionale, le firme per le dimissioni per la fine anticipata della legislatura. Ma è un nulla di fatto, perché davanti alla porta del segretario generale del Consiglio, Chistine Perrin, si presentano solo in 17. Per dare addio alla legislatura manca una firma.
I 17 consiglieri pronti alle dimissioni
Tutta la Lega (Stefano Aggravi, il capogruppo Andrea Manfrin, Nicoletta Spelgatti, Roberto Luboz, Paolo Sammaritani, Luca Distort e Diego Lucianaz), tutto il M55 (Manuela Nasso, Luciano Mossa, il capogruppo Luigi Vesan e Marialuisa Russo), VdA Libra (Roberto Cognetta e Stefano Ferrero), Mouv (Elso Gerandin), la presidente del Consiglio, Emily Rini, e Claudio Restano (Misto) e Adu (Daria Pulz) erano pronti a rassegnare le dimissioni nelle modalità indicate in aula dalla presidente Rini («atto ufficiale e non un foglietto volante»). Come detto, nulla di fatto.
All’appello manca soprattutto Erik Lavevaz. Il presidente dell’Uv un mese fa aveva annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni una volta approvato il bilancio. Intenzione che con il passare dei giorni è stata sempre meno decisa. Lunedì 4 febbraio Lavevaz ha detto che «questo Consiglio non è riuscito a conquistare la fiducia dei valdostani; il fallimento della politica è di tutti. La responsabilità delle elezioni anticipate è di tutti noi. Le elezioni sono un gesto di civiltà che dobbiamo ai valdostani. Ci hanno detto di essere folli a volere le elezioni noi dell’Union valdôtaine. Conosciamo le difficoltà che ci troveremo ad affrontare. Ma in questo momento non c’è alternativa. Oggi a 10 giorni dalla scadenza naturale della legislatura mi sembra quasi una presa in giro dimetterci. Noi dell’Union andiamo a testa alta verso le elezioni».
Maggioranza perplessa
Per la Maggioranza regionale il presentarsi davanti all’ufficio del segretario generale è stata solo una sceneggiata. «Siete davvero convinti che, a parte qualcuno, tutti e 17 avrebbero davvero rassegnato le dimissioni ?» hanno detto alcuni consiglieri della Maggioranza appena conclusi i lavori del Consiglio.
Le dichiarazioni in aula
«Annuncio che come gruppo abbiamo deciso di accettare l’invito che è stato rivolto, cioè quello di recarci in sede neutra, nell’ufficio della dottoressa Perrin, per rassegnare le nostre dimissioni, cosa che faremo appena finito di votare l’ultimo provvedimento – ha detto Manfrin -. Riteniamo che, esattamente come è stato detto da più forze politiche, quello che è il nostro incarico sia terminato». Un annuncio che, come noi, era stato accolto come una intenzione di presentare le dimissioni a prescindere dal numero di firme. Evidentemente, non era così.
Le posizioni degli altri gruppi
Ribadisce Luigi Vesan capogruppo del M5S: «Ci saremo anche noi se ci saranno 18 consiglieri; tant’è la legislatura è in scadenza». Stefano Ferrero conferma la volontà di andare nell’ufficio di presidenza in attesa dei colleghi. Risponde presente Daria Pulz (Adu). Luigi Bertschy affida la prosecuzione della legislatura ai movimenti di appartenenza degli eletti, chiamati a decidere nei prossimi giorni. Capolinea del XV legislatura anche per Erik Lavevaz (Uv) ma attende il rompete le righe inevitabile il 14, quando scadono i 60 dall’inizio della crisi polita, data oltre la quale non si può andare senza un nuovo governo.
Carlo Marzi (Sa) ribadisce: «Siamo contrari alle elezioni anticipate e ai governi che non abbiano come obiettivo il 2023, normale scadenza della legislatura».
Così Erik Lavevaz (Uv). «Questo Consiglio non è riuscito a conquistare la fiducia dei valdostani; il fallimento della politica è di tutti. La responsabilità delle elezioni anticipate è di tutti noi. Le elezioni sono un gesto di civiltà che dobbiamo ai valdostani. Ci hanno detto di essere folli a volere le elezioni noi dell’Union valdôtaine. Conosciamo le difficoltà che ci troveremo ad affrontare. Ma in questo momento non c’è alternativa. Oggi a 10 giorni dalla scadenza naturale della legislatura mi sembra quasi una presa in giro dimetterci. Noi dell’Union andiamo a testa alta verso le elezioni».
Giovanni Barocco. «Penso che in quest’aula ci siano ancora movimenti, intelligenze che hanno voglia di lavorare per il bene della comunità».
(re.newsvda.it)