Affaire APS Aosta: il presidente Franco denuncia «un mirato attacco politico»
Carlo Franco consegna una memoria in Comune per difendersi dalle iniziative presentate nel consiglio comunale di Aosta da Pietro Verducci, Etienne Andrione e altri membri di minoranza
«Un mirato attacco politico». Etichetta così il presidente Carlo Franco l’affaire APS, nato nel consiglio comunale di Aosta per mano delle iniziative presentate dai consiglieri Pietro Verducci ed Etienne Andrione e allargatosi poi a macchia d’olio, fino a portare, intanto, alla restituzione dei premi di risultato del cda di Aps, nonché dei 3.000 euro stanziati dalla partecipata per un master sostenuto dalla vice presidente Antonella Barilà.
A questo si è aggiunta l’iniziativa di portare tutta la documentazione necessaria alla procura contabile, nonché, nell’ultima seduta del consiglio comunale aostano, al registro professionale interessato e al Ministero delle Finanze.
La memoria del presidente
Il contrattacco di Carlo Franco si concretizza nella «ampia memoria scritta» consegnata alla Presidente del Consiglio, al sindaco, alla vice, al segretario generale del Comune e all’ufficio di assistenza legale.
Come comunicato dal legale del presidente, l’avvocato Davide Rossi, il documento riporta tutte «le deduzioni sulla questione», facendo in particolare riferimento alle delibera emendata, approvata nell’ultimo consiglio.
In questa, infatti, veniva messa in dubbio l’efficacia della nomina di Franco a presidente del cda, alla luce del presunto mancato intervallo di tempo tra la conclusione del suo ruolo di componente del collegio sindacale (anche revisore legale ndr.) e l’assunzione del nuovo incarico.
Mirato attacco politico
Secondo Carlo Franco, tutto il caso sollevato non è che «un mirato attacco politico», legato alla vicinanza delle «prossime elezioni comunali», ma anche al momento in cui la sua «governance» era in procinto di presentare «i risultati concreti della gestione oculata».
Il presidente ricorda le critiche rivolte alla «gestione APS» che, negli «esercizi 2018 e 2019» ha portato a «un utile ante imposte» per il 2018 di «99 mila euro», saliti, da previsione per il 2019 a «200 mila euro».
Carlo Franco, poi, sottolinea le «critiche personali», legate alla presunta «violazione» nata dall’accettazione del ruolo di presidente.
La replica
Il presidente del cda passa quindi al contrattacco e, come evidenziato nella memoria scritta, sottolinea che la delibera “Attuazione della Direttiva 2006/43CE relativa alle revisioni legali dei conti” si riferisce «ai revisori legali che effettuano la revisione per conto di una società di revisione legale», non ad altri revisori.
Questa misura, secondo Franco, nascerebbe proprio dall’esigenza di «contrastare il fenomeno delle porte girevoli tra le società di revisione e le società revisionate».
A prescindere «da tale rilievo», la disposizione non sarebbe comunque «applicabile al caso» in questione, in quanto il D.lgs 135/25016 «non si applica con riferimento agli esercizi sociali delle società sottoposte a revisione legale in corso alla data di entrata in vigore del decreto».
Insomma, alla luce di questo, il divieto del 2016 non sarebbe da applicare all’esercizio sociale 2016, cominciato prima del 5 agosto.
In particolare, la nomina di Franco a «presidente del collegio sindacale, con funzioni di revisione», risale al mese di «aprile 2016», facendo, secondo lo stesso, cadere «la previsione del dovere cosiddetto di raffreddamento».
Il presidente e il suo legale ricordano, inoltre, come sia «esclusiva» del «Ministero dell’Economia e delle Finanze il potere accertare eventuali irregolarità nello svolgimento di attività di revisione» e, di conseguenza, comminare «le sanzioni previste».
Le stesse, peraltro, riguardano solamente «gli iscritti al registro dei revisori», mentre nessuna «disposizione di legge prevede come causa di ineleggibilità dell’amministrare l’aver svolto in precedenza attività di revisione per la medesima società».
Revoca infondata
La memoria, insomma, considera come «infondata» e «strumentale a una battaglia politica personale» la richiesta di revoca della nomina a presidente .
Il presidente ricorda, inoltre, la sua «indipendenza e diligenza», peraltro in un «organo collegiale composto da tre professionisti», mentre per diventare presidente del cda ha sostenuto «una procedura selettiva a evidenza pubblica».
E proprio in questa procedura il Comune, socio unico di APS, ha ritenuto il candidato «coerente con i requisiti per la nomina a tale carica».
L’avvocato Rossi evidenzia, poi, come «il dottor Franco rassegnava comunque le proprie dimissioni da presidente del collegio sindacale due giorni prima della nomina a presidente del cda (5 agosto 2018 ndr.), ben prima del termine imposto dal bando».
Norma rispettata
Secondo i diretti interessati, insomma, Franco «ha sempre operato nel rispetto della normativa vigente», mentre le critiche «esulano dalla corretta azione amministrativa cui la pubblica amministrazione dovrebbe ispirarsi», lasciando spazio ad «attacchi personali che minano ingiustamente la sua reputazione professionale».
La memoria, come sottolineato nel comunicato diffuso dall’avvocato, sarà trasmessa anche «agli stessi organi cui è stata inviata ogni documentazione utile» e rivela che «verrà svolta ogni attività difensiva presso le competenti sedi per dimostrare il corretto operato».
(al.bi.)