Discarica Chalamy: raccolte 13 mila firme per dire no alla realizzazione
Il comitato La Valle d'Aosta non è una discarica teme che il governo non abbandoni l'idea della discarica a Issogne
Sono tredicimila le firme raccolte per dire no alla discarica di Chalamy di Issogne. Le ha portate a palazzo regionale il comitato La Valle d’Aosta non è una discarica.
«La Valle d’Aosta non è terra di conquista per persone che siedono altrove». Lo ha sottolineato Elvis Francisco, portavoce del comitato, questa mattina, martedì 28 gennaio, sotto i portici di palazzo regionale in piazza Deffeyes, mentre al primo piano, nell’aula dell’assemblea legislativa, si dibatteva del bilancio 2020-2022. A scatenare la protesta, cui ha dato corpo una pattuglia di partigiani del ”no alle discariche”, i timori che la giunta regionale non abbia intenzione di abbandonare l’idea di realizzare una discarica in località Chalamy a non più di 200 metri dall’abitato di Champdepraz».
Per il Comitato «ci sono voci di emendamenti che ribadiscono la volontà di confermare l’autorizzazione a conferire rifiuti industriali provenienti da fuori Valle, limitandone solo la percentuale». «Ma chi si occuperà seriamente dei controlli? Chi sarà il garante del non superamento del limite del 20 per cento? Ma a quale persona di buon senso verrebbe in mente di portare a casa propria rifiuti da ogni dove?». Emblematica la risposta: «Solo a un mentecatto».
I dubbi
Ha adombrato. «Sappiamo quanto è remunerativo il mercato dei rifiuti in Italia e, a ragione, temiamo che la Valle d’Aosta sia diventata una nuova terra di conquista». Motiva così le mire. «Enval è subentrata a Valeco nel trattamento di rifiuti. Enval si è aggiudicata la commessa per 17 anni. Enval è controllata da Greenthesis Group che controlla Dimensione Green impegnata nella ”valorizzazione” dell’area Chalamy». Tirando le somme Francisco deduce che «appare chiaro a chi convenga aprire una discarica per rifiuti industriali in Valle d’Aosta. Di sicuro non conviene alle 13 mila persone che hanno firmato la nostra petizione».
Il Comitato ha puntato il dito contro l’assessore all’Ambiente Albert Chatrian. «Non è stato in grado di disinnescare la bomba a orologeria confezionata dalla giunta Rollandin il 7 ottobre 2014; nessun consigliere si è adoperato per abolire la famigerata determina del 13 ottobre 2008; allora il presidente Rollandin che scardinò l’articolo delle ”deroghe alle determinazioni delle legge regionale 11/1998>. In conclusione il Comitato si aspetta ora che «il consiglio regionale si adoperi per evitare lo scempio che comporterebbe l’apertura di una discarica ubicata in zona vincolata sia per rischio frane sia per alluvioni. Non siate – ed è l’invito rivolto finale ai consiglieri regionali – gli esecutori materiali di uno scempio i cui mandanti siedono altrove».
(alessandro camera)