Antartide. Il lavoro ostinato e contrario dell’Astronomia
Sala piena, giovedì 23 gennaio, per la conferenza di stagione dell'Osservatorio astronomico in collegamento con l'Antartide
Antartide. Il lavoro ostinato e contrario dell’Astronomia. Il telescopio a infrarossi ITM pronto all’upgrade.
Dopo un primo collegamento nel 2012, la nuova conferenza di stagione della Fondazione Clément Fillietroz, che gestisce l’Osservatorio astronomico regionale e il Planetario di Lignan, ha permesso al foltissimo pubblico in sala e nel foyer della biblioteca Salvadori di Aosta, giovedì 23 gennaio, di scambiare due “chiacchiere” in diretta con gli addetti alla base italo-francese Concordia in Antartide.
“In diretta dall’Antartide. Astronomia e tecnologia ai confini del mondo”, il tema dell’incontro, che oltre ad aver aggiornato i presenti sul progetto dell’Irait/Itm, innovativo telescopio robotizzato per osservazioni nell’infrarosso, ha dato una dimostrazione di come la tecnologia possa abbattere oggi le distanze, consentendo di comunicare a 12mila km di distanza e, allo stesso tempo, di indagare i segreti più oscuri dello Spazio.
Il progetto antartico
Il telescopio Maffei è in Antartide da 15 anni, collocato sul promontorio denominato “Dome C” al polo sud, ma da 5 anni circa è diventato un progetto dell’osservatorio valdostano. Responsabile del progetto Irait/Itm è Jean-Marc Christille, direttore della Fondazione Clément Fillietroz, che ha preso parte a ben tre missioni nel continente bianco come ricercatore.
«Il nostro osservatorio è attivo in diversi campi, dalla didattica alla divulgazione, e dalla ricerca scientifica al tecnology transfer, punti fondamentali per la nostra attività – ha puntualizzato Christille. – Il telescopio lavora sulle bande dell’infrarosso e stiamo cercando di renderlo più performante, con l’installazione di nuovi sensori, ma ad un costo molto alto: oltre un milione di euro. Si tratta di un tralicciato con uno specchio di 800mm che cattura gli infrarossi dal cielo e la sua struttura consente una rotazione di 360 gradi. Esso è stato concepito, montato e attivato in condizioni ostili, in un luogo dove si raggiungo i -90 C°, dove ad esempio la lubrificazione dei meccanismi è molto differente e bisogna adottare accorgimenti particolari per mantenerne il funzionamento. Con Stefano Sartor, tecnologo dell’Oavda in collegamento con noi stasera, ci siamo concentrati proprio su questo, con un team giovane di Under40 per portare avanti un progetto unico in Italia».
Condizioni estreme ma ottimali per l’osservazione del cielo
L’Antartide, scoperto nel XVIII secolo ma esplorato da quello successivo in poi, toccando il culmine nel 1907 con la spedizione Nimrod di Shackleton che ne raggiunse il polo geomagnetico, presenta condizioni ambientali piuttosto difficili sia a livello “tecnico” sia a livello psicologico.
«In estate ci sono 24 ore di luce, il sole non passa mai sotto l’orizzonte, finché a maggio non sorge più per 4 mesi e mezzo, ed è in quella completa oscurità che noi abbiamo il massimo potenziale d’indagine – ha spiegato Christille. – Un tempo le osservazioni si svolgevano alle Hawaii, ma con Dome C è stato fatto un salto di qualità, le basse temperature e la bassa umidità, così come l’atmosfera molto secca (circa 4%) rendono l’Antartide un luogo prediletto. Nel continente bianco si trovano glaciologi, nivologi, metereologi, sismologi, astrofisici e i progetti Esa (European Space Agency), che conducono ricerca per le missioni spaziali poiché le condizioni sono simili a quelle riscontrabili nello Spazio. Tutti i membri collaborano agli altri progetti di ricerca, si interagisce e ci si aiuta vista l’ostilità ambientale».
Anche prepararsi ad una missione o semplicemente raggiungere l’Antartide non è certamente un gioco da ragazzi.
«Per lavorare alla base del Dome C, composta da due torri, da locali tecnici e da una falegnameria, bisogna essere selezionati per competenze e abilità e prepararsi con due settimane di addestramento al Centro Enea di Brasimone e sul Monte Bianco, al Col Flambeau – ha proseguito il direttore -. Freddo, l’interazione con il fuoco, l’abbigliamento, la gestione della quota, come muoversi sul ghiaccio: bisogna imparare a gestire ogni cosa. Anche il viaggio per raggiungere l’Antartide è molto lungo, 42 ore volo, e per niente scontato; la base Concordia si trova a 3900 metri circa di altitudine, ma percepiti sono oltre 4mila, i motori aerei in quelle zone rischiano di ghiacciarsi. Ci sono diverse basi, come la Mzs (Mario Zucchelli Station), l’italiana sulla costa antartica che ha funzione più logistica, la Ddu francese e la Mc Murdo; coprono una distanza di 1500 km, costituendo un triangolo per le comunicazioni e i trasporti».
Nuove prospettive per l’Itm
«Quest’anno il telescopio Itm è stato smontato, dopo una scelta difficile, ma era giungo il momento di fare un upgrade a tutto il sistema, che sarà rinnovato e potenziato – ha rivelato Christille – Si trovava lì da 15 anni, ma è stato concepito 10 anni prima, quindi un intervento era necessario, anche alla luce dei continui punti critici riscontrati: non ha mai funzionato al 100%».
Il telescopio sarà riprogettato e quest’estate un’officina di Milano lo ricostruirà per riposizionarlo, si presume, nel febbraio del 2021.
«Il tecnologo dell’Oavda Stefano Sartor, ora in collegamento satellittare con noi dalla living room della base, si sta occupando in questo periodo proprio dello smontaggio e della successiva rigenerazione delle parti elettroniche e meccaniche, ma è anche uno dei principali attori della riprogettazione» ha precisato il direttore.
«Il grande specchio del telescopio sta per essere imbarcato verso l’Australia, all’università nazionale con cui collaboriamo» ha spiegato Sartor, aggiungendo che al momento del live (22 ore italiane, 4.40 in Antartide) all’esterno della base il sole è alto nel cielo e la temperatura è di -37,6 C°, percepita -46. Lavorare in queste condizioni non è certamente semplice, si cerca di stare all’aperto il più possibile e scaldarsi diventa una necessità vitale. La giornata deve essere ben pianificata e nulla va lasciato al caso: la gestione degli imprevisti va studiata ancora prima di partire.
«La pianificazione per questa missione è stata fatta lo scorso aprile – ha sottolineato Sartor, – gestire gli strumenti, il tempo e l’energia a disposizione è fondamentale, e ora siamo quasi una settimana in anticipo rispetto a quello che pensavamo».
Il ripensamento del telescopio porterà grandi novità: «oltre a continuare a stabilire la distanza degli astri misurandone la luminosità assoluta, si potrà misurare “l’universo oscuro” con nuove strumentazioni, quindi creando nuovi mattoni per la ricerca e la scoperta» ha aggiunto Christille.
«Grazie a questo upgrade si potrà pilotare il telescopio direttamente dall’Osservatorio di Lignan, si tratterà di un enorme passo avanti» ha concluso Sartor.
(nadine blanc)