Aosta Coraggio, Centoz: «Nessuna paura di ‘ndrangheta e seminatori d’odio»
Presentato al Teatro Giacosa, di fronte a un'ottantina di persone, il progetto alla base dell'autocandidatura del sindaco uscente alle elezioni comunali del 2020
«Non ho avuto paura di affrontare la ‘ndrangheta, figurati i seminatori d’odio». È riassunto in un frase il Fulvio Centoz-pensiero, esplicitato giovedì sera nella presentazione di Aosta Coraggio, lo slogan, il simbolo e l’idea a sostegno della candidatura a sindaco del primo cittadino uscente.
La sala
Sono un’ottantina le persone che si sono presentate nell’ambiziosa cornice del Teatro Giacosa per capire le ragioni di questa mossa, che ha visto Fulvio Centoz, probabilmente messo all’angolo, «ribaltare il tavolo» e prendere in mano le redini di una campagna elettorale ancora ben lontana dal decollare.
Al suo fianco alcuni sodali del PD (Sara Timpano e Antonino Malacrinò su tutti, un po’ più defilato Michele Monteleone) giunta aostana rigorosamente assente, seppur ringraziata a gran voce, e in sala alcuni politici vogliosi di capirne di più, dai consiglieri comunali Loris Sartore e Luca Zuccolotto, passando per l’assessore alla regionale alla Sanità, Mauro Baccega.
Il contesto
In una location che ha ricordato molto da vicino lo stile delle convention americane, con i video, tra gli altri, di Christopher Walken (nel celeberrimo balletto all’Hotel Marriot nel clip della canzone Weapon of choice di Fatboy Slim), Robin Williams (nel discorso agli studenti de L’attimo Fuggente) e Papa Francesco («Testimoniate Cristo con coraggio e pazienza» di fronte alla «Dea Lamentela») a dettare la linea, Fulvio Centoz è salito sul palco per ultimo, dopo una carrellata di ospiti più o meno noti, introdotti da Enrica Cortese.
Fulvio Centoz
E dopo un primo attimo di titubanza, Centoz è partito lancia in resta, ricordando che «non sono un eroe», ma una persona «con difetti e vulnerabilità», che ha sempre «affrontato i periodi difficili» grazie a punti fermi come «la famiglia», la moglie Manuela e i figli, suoi “credo” al pari di «autonomia», «antifascismo» e di una comunità «che ha la forza per reagire».
Geenna
L’inizio è tutto per Geenna, anche alla luce delle novità di giornata. Proprio quella Genna «che ha devastato la nostra comunità» e che ha portato Centoz ad avere «paura». «Subito – ha confessato il sindaco – ho pensato che dovevo tutelare me e la mia famiglia».
Poi, qualcosa è scattato. «Ho guardato dentro di me, mi sono chiesto chi me lo fa fare e ho trovato la risposta. Voi, qui oggi, con forza, solidarietà e affetto mi date coraggio, ho sentito che la comunità voleva reagire» e l’immancabile coraggio «è cresciuto», grazie anche alla gente per strada «che mi ha detto non mollare».
E tutto questo perché «non sono un eroe, ma nemmeno un mafioso, un corrotto e un ladro: ci metto la faccia e affronto con convinzione quello che faccio».
In ogni caso, il fatidico 23 gennaio (data dell’esecuzione delle misure cautelari di Geenna ndr.) «rimarrà per troppo nella mia mente – rivanga -. Siamo stati tutti travolti e ora è impossibile dire che non c’è la ‘ndrangheta in Valle. La cronaca, però, dice che quando ci sono stati tentativi di condizionare io ho denunciato. Non è un vanto, è la normalità, anche se in questi tempi non è facile».
Il peso di Geenna fatica a passare, ma Centoz si rifiuta di veder etichettata la propria maggioranza e ringrazia «le forze dell’ordine», ma sprona anche la politica, perché «non può tacere di fronte a tutto questo».
Rovesciare il tavolo
Tutto questo peso e questa refrattarietà della politica a cambiare ha fatto nascere l’autocandidatura, perché «non potevo aspettare le liturgie».
Centoz, insomma, ha voluto «rovesciare il tavolo», per cambiare «prospettiva» e guardare avanti «dopo questa orrenda vicenda». E la proposta non è «contro i partiti», ma punta a fare «qualcosa di più, perché la politica tradizionale non sa dare risposte alle piazze che si riempiono».
Tre punti fermi
Per ripartire, il sindaco uscente di Aosta evidenzia tre capisaldi dell’azione amministrativa: «Abbiamo risanato le finanze del Comune», non «abbiamo aumentato le tasse, nonostante un taglio pesantissimo dei trasferimenti regionali» e «abbiamo mantenuto i servizi».
Il tutto nonostante «un’instabilità politica senza precedenti» e con qualcosa che «non è andato bene», perché per difendere «i servizi sociali», sono state fatte delle «scelte» a discapito di «illuminazione e verde pubblico».
Nessun programma
Fulvio Centoz, però, non presenta un programma, ma una serie di punti «che ognuno dovrà affrontare (Porta sud, mercato coperto, Puchoz, Quartiere Cogne, impianti ed eventi sportivi, servizi sociali e piano regolatore)». Il motivo? «Perché non sarebbe giusto» e perché le priorità le vuole costruire con la popolazione, attraverso «forum e incontri pubblici», partendo «dalle idee» per poi arrivare a una squadra e a un progetto».
Nel «rovesciare il tavolo», però, Centoz mantiene dei principi saldi: «Sarà un processo aperto a tutti, ma non a chi fa di razzismo, populismo, e fascismo la propria identità – chiosa -. Con loro non voglio dialogare».
E in ultimo ringrazia Giunta e maggioranza, che tra liti, alti e bassi e instabilità, «hanno permesso di fare quello che abbiamo fatto».
Gli altri interventi
Come detto, la serata si era aperta con tanti interventi, a cominciare da quello dello psicologo Stefano Ghidoni, consulente del Comune per il Contratto di Quartiere 1.
«Presente come cittadino», Ghidoni ha ripercorso l’iter del progetto di trasferimento degli abitanti dei grattacieli nelle nuove case popolari.
«Tra varie traversie – dice – abbiamo servito e rieducato famiglie con difficoltà, arrabbiate per lungaggini e inadeguatezze, ma questa amministrazione ha dato la svolta; ora gli abitanti sono entrati nelle case e sono contenti. Per questo chiedo al sindaco di rifare ciò che ha fatto con coraggio, pazienza, perseveranza e resilienza».
«Coraggiosa pedonalizzazione dell’Arco
L’insegnante Matteo Pellicciotta ha sottolineato la volontà di vedere il «museo a cielo aperto aostano» diventare una città «a misura d’uomo» e per questo elogia «la chiusura dell’Arco. Prima non c’era nessuno a camminare lì sotto, com’è possibile? Abbiamo una bellezza unica».
Si tratta di un «primo passo per cambiare la città» e Pellicciotta si augura «altre mille scelte difficili».
Servizi agli anziani
Controverso l’intervento di Giovanni Brunetti, abitante del Quartiere Cogne, che dopo aver elogiato i cambiamenti degli ultimi anni, evidenti in fatto di «pulizia», servizi e controllo legato all’installazione delle telecamere, è un po’ deragliato sottolineando «come una volta la cooperativa per anziani prendeva soldi dal comune; ne hanno intascati parecchi, ma l’hanno gestita male. Ora, le cooperative che gestiscono fanno tante cose, hanno fatto molto per noi».
«Mossa fatta per smuovere»
Arriva il turno della segretaria regionale del PD, Sara Timpano, che sottolinea come la candidatura di Centoz abbia «sorpreso», ma che alla fine è riuscita a smuovere: «avremmo rischiato di non parlare di programmi e del futuro della città – dice -. Come sempre ci saremmo rinchiusi nelle nostre stanze. Io ho provato a cambiarla, ma è andata male, ma possiamo iniziare a farlo con queste Comunali».
Anche Timpano fa un riferimento a Geenna: «Un anno fa eravamo tutti in allerta, poi tutto è finito lì – conclude -. Il modo di fare della politica è rimasto lo stesso, la commissione antimafia permanente in Regione non c’è e manca un cultura della legalità: bisogna prendere atto di una situazione grave, ma abbiamo bisogno di novità».
Matteo Ricci: «Abbiamo bisogno di Fulvio»
È vigoroso, infine, l’endorsement del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, reduce «dall’abbraccio tricolore dei sindaci a Liliana Segre», organizzato da lui, mercoledì, a Milano.
«Viviamo in un’Italia in cui chi inneggia al fascismo pensa di essere moderno, dove gli odiatori da social pensano di essere la maggioranza – spiega ancora -; occorreva una giornata così. Sono qui per amicizia e per stima nei confronti di Fulvio: l’Italia è viva grazie alle energie locali, dove c’è il meglio della politica italiana e noi abbiamo bisogno di Fulvio in questa squadra nazionale. Fulvio mi dirà che il sindaco è la cosa migliore che ha fatto, perché? Perché in questo torna fuori il bambino: l’abbiamo fatto perché volevamo cambiare le cose».
E conclude. «Aosta è molto bella, accogliente, sicuramente avrà qualche problema, ma ha trovato una persona competente, appassionata, credibile, che ci mette la faccia e che in un momento paludoso della politica ha trovato il coraggio di dire ci riproverò».
(alessandro bianchet)