Frana Val Ferret: perché i figli delle vittime si oppongono all’archiviazione
In una lettere inviata ai giornali, Emanuela e Simone Mattioli prendono posizione.
Frana Val Ferret: perché i figli delle vittime si oppongono all’archiviazione.
Pubblichiamo integralmente la lettera scritta da Simone ed Emanuela Mattioli, i figli di Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, le due vittime della frana in Val Ferret.
Il 6 agosto 2018, mentre si trovavano in vacanza, hanno perso la vita in una zona adibita a parcheggio, ai bordi della carreggiata di una strada comunale, travolti nella loro macchina da un violento debris flow, i nostri genitori Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia.
Ad oggi è trascorso più di un anno e purtroppo al dolore della tragica ed improvvisa perdita si è unito per me e mio fratello un senso di impotenza ed incredulità.
Nei giorni seguenti il tragico episodio, visibilmente sotto shock, io e mio fratello Simone avevamo appreso dai giornali che erano state aperte d’ufficio dal p.m. della Procura di Aosta, dott. Carlo Introvigne, (..) le indagini per accertare se si potesse ravvisare qualche profilo di responsabilità a carico delle amministrazioni locali.
Successivamente le indagini sono state riaperte, sempre d’ufficio, dal pm della Procura di Aosta dott.ssa Eugenia Menichetti e nel registro degli indagati è stato iscritto il sindaco (di Courmayeur ndr) Stefano Miserocchi.
Questa volta le indagini sono proseguite e nel corso dell’incidente probatorio è stata nominata dal gip, in qualità di CTU, la dottoressa Elisabetta Drigo, la quale prima nella sua perizia, e poi nel corso dello stesso dibattimento in aula tenutosi l’8 novembre 2019 (e verbalizzato), ha asserito chiaramente quanto segue: prima di quel 6 agosto 2018 si erano già verificate in quella stessa area dove sono morti i nostri genitori due colate detriche, nell’86 e nell’87, che hanno investito la strada comunale; da giorni prima del 6 agosto 2018 (e come da diversi anni tutte le estati) si registrava lo zero termico intorno ai 4.300 metri; la zona dove si trovava il parcheggio era zona classificata F1 nelle carte (ovvero area di altissimo rischio idrogeologico – rischio di vita); per tutto l’anno, essendo la zona molto pericolosa, dovrebbero essere disciplinati gli accessi con un sistema di navette; il bollettino meteorologico il giorno 6 agosto 2018 riportava “precipitazioni di moderata entità”. Nonostante ciò non è stata emanata l’allerta gialla evidenziando che tali perturbazioni erano “temporali di calore”.
I nostri periti, e le carte meteorologiche in nostro possesso, indicano, incontrovertibilmente, che era presente un fronte ben organizzato, tant’è che i CFR delle Regioni Piemonte e Lombardia riportavano, nel bollettino criticità, l’allerta gialla. Nel corso dell’incidente probatorio sono emersi tutti questi dati, ciononostante la dott.ssa Drigo ha concluso che l’evento era sì prevedibile, ma non prevedibile a quella magnitudo con cui si è verificato il 6 agosto. E non può essere attribuita responsabilità né al sindaco né a chiunque altro per l’accaduto.
Di chi sarebbe stata la responsabilità dunque? Dei miei genitori che hanno parcheggiato la loro macchina in un parcheggio mai regolamentato (non presente su piano regolatore) adiacente a una strada comunale, dove non era presente nemmeno una segnaletica ad avvertire dell’elevata pericolosità dell’intera aerea pur essendo nota a tutti e pur risultando incontrovertibilmente dalle carte?
Mi permetto peraltro di osservare che la magnitudo di un evento naturale è sempre imprevedibile ma la sola prevedibilità del verificarsi di un evento potenzialmente pericoloso (confermata dalla stessa Drigo), a prescindere dalla magnitudo con cui lo stesso si potrebbe verificare, implica a rigor di logica, il prender determinate misure di prevenzione. Mi sembra questione ovvia. Dal 1987 a oggi non si è provveduto a eliminare e interdire definitivamente e irreversibilmente quella zona adibita a parcheggio nemmeno prevista nel piano regolatore, ma neppure si è provveduto a intervenire con qualche misura di sicurezza o con della banalissima segnaletica.
Vorrei evidenziare che prima dei tragici eventi del 6 Agosto 2018, il campeggio , posto anch’esso in una area a elevato rischio idrogeologico, vicino al torrente Marghera presentava un vallo di protezione. Questo è indicativo che le Autorità preposte al controllo del territorio erano ben a conoscenza della elevata pericolosità della zona.
L’area non regolamentata adibita a parcheggio, nel tempo, invece, ha continuato a ospitare autoveicoli, senza alcuna prevenzione o protezione, mettendo, per anni, a repentaglio la salute e la vita degli ignari turisti. Possiamo dire , senza “se” e senza “ma” che quella zona “aspettava” solo il/i morto/i.
Quanto asserito dalla dott.ssa Drigo nella sua perizia e nel corso del dibattimento (ovvero che l’evento era prevedibile, ma che non ne era prevedibile la magnitudo con cui si è verificato il 6 agosto 2018) ha comunque convinto il pm a richiedere in questi giorni l’archiviazione delle indagini a cui naturalmente ci opporremo con la massima forza morale.
Spetterà ora al gip la decisione ultima. Io e mio fratello Simone lotteremo fino alla fine perché venga fatta chiarezza su una situazione che a noi continua a risultare poco chiara e che ci ha dato e ci sta dando molto dolore.
Ad ogni modo, il risultato finale è che ad oggi il parcheggio è stato chiuso e che i nostri genitori sono morti.
A mio avviso la tragedia che è avvenuta quel 6 agosto 2018 era prevedibile, e affermarne la prevedibilità ma al contempo escluderla per il solo fattore della magnitudo in quanto colata detritica più forte delle precedenti colate detritiche dell’86 e dell’87, appare personalmente contraddittorio e paradossale. Mi viene da pensare a questo punto che potenzialmente sia a rischio l’incolumità di tutti i cittadini e, soprattutto, di tutti i turisti che decidano di trascorrere le loro vacanze in Valle d’Aosta.
E’ dovere delle istituzioni locali preposte alla prevenzione e protezione del territorio garantire ai turisti e ai cittadini la massima sicurezza.
Ho tanti ricordi della mia infanzia legati a quella valle, ora quei ricordi hanno lasciato il posto a incubi e profonda amarezza.
In generale poi, vorrei altresì evidenziare che il giorno 4 dicembre 2019 è stato pubblicato il Global Climate Risk Index 2020, dal quale si evince che l’Italia è al 21° posto per rischio da eventi estremi ma al 6° posto per numero di vittime.
Spero che la Giustizia, alla luce di questa evidenza, e delle ultime vicende processuali inerenti ad altre tragedie da dissesto idrogeologico nel nostro Paese, possa attivarsi in modo significativo e opportuno per tutelare i cittadini e i turisti che visitano il nostro bellissimo Paese.
Altrimenti l’Italia, prima o poi, punterà al primato mondiale per numero di vittime da dissesto idrogeologico.
Emanuela Mattioli
In foto, il sopralluogo.
(re.newsvda.it)