Aosta: referendum, no alla modifica del regolamento
Bocciata mozione del consigliere della Lega Etienne Andrione, che denuncia: «Vergognoso far raccogliere le firme solo negli uffici comunali»
Il regolamento per la presentazione di un referendum comunale rimarrà così com’è. È stata bocciata dal consiglio comunale di Aosta, infatti, la mozione del consigliere della Lega, Etienne Andrione (tra i proponenti della consultazione che chiede la retromarcia sulla semi pedonalizzazione dell’Arco d’Augusto), che chiedeva di rivedere i criteri.
La richiesta
In particolare, il consigliere del Carroccio punta il dito sulla raccolta di 1.500 firme di residenti in 90 giorni necessarie, una volta ammesso il quesito, «a permettere lo svolgimento del referendum».
Secondo Andrione, infatti, queste rappresentano «il 5% degli aventi diritto al voto, il che, in proporzione, significherebbe una soglia di 2.570.000 firme necessarie per un referendum a livello statale», quando la soglia è fissata a «500.000 firme, quindi oltre cinque volte meno».
«Un simile squilibrio – spiega ancora Etienne Andrione – alla luce di quanto appunto previsto dagli articoli dello Statuto comunale citati, richiede senz’altro una correzione, volta appunto a non violare nei fatti le previsioni indicate».
Per questo il consigliere della Lega chiedeva a Sindaco e Giunta di «predisporre entro la fine della consigliatura una revisione del regolamento di svolgimento dei referendum comunali, innalzando significativamente la soglia delle firme necessarie alla presentazione di un quesito per esame della sua ammissibilità e abbassando altrettanto drasticamente la soglia di quelle necessarie allo svolgimento dello stesso in caso di accertata ammissibilità del quesito».
Il caso: firme solo negli uffici comunali
Etienne Andrione rivela poi un ulteriore problema incontrato dai proponenti il referendum sulla pedonalizzazione dell’Arco d’Augusto. Ossia che le firme, in base all’interpretazione dell’articolo 4 comma 7, devono essere obbligatoriamente raccolte negli uffici comunali.
«Questo regolamento, quando è stato riformato (aprile 2017), è stato fatto in senso peggiorativo per restringere le materie – attacca -. Noi dell’opposizione non abbiamo nemmeno pensato che avreste osato dare un’interpretazione di questo tipo. Vuol dire che la maggioranza non è democratica ed è contraria all’esercizio referendario».
Andrione non si ferma. «Ricordo che la richiesta vale per i prossimi referendum, non c’è nessuna strumentalizzazione da parte mia, ma ho solo voluto rendere i colleghi edotti su un possibile contenzioso nato dalla lettura abusiva di una norma – continua -. È comunque bene che si sia arrivati qua, per capire quanto sia sbagliata la legge. Tanto, come sempre, questa maggioranza, una volta superato un ostacolo, farà di tutto per mettertene un altro. Sono contento che vengano fuori queste prese in giro, così si capisce chi, una volta ottenuto il consenso, non ci pensa proprio a sentire i suoi mandanti».
I commenti
Sulla stessa lunghezza d’onda Loris Sartore di Rete Civica. «Sul numero di firme concordo con quanto detto da Andrione – sottolinea -. Paragonato a quanto richiesto per il referendum nazionale è assolutamente spropositato».
«Siamo allucinati dalle modalità di raccolta delle firme – continua Sartore -. Limitarla agli uffici comunali e non lasciare i banchetti è troppo gravoso per i proponenti. Non so se Andrione abbia idea di strumentalizzare la cosa, ma noi, non condividendo l’argomento dell’attuale referendum, vogliamo solo capire se c’è l’opportunità di migliorare il regolamento».
Se la mozione incassa anche l’approvazione del consigliere del Gruppo misto di maggioranza, Pietro Verducci, trova invece la strenua opposizione della maggioranza.
Il sindaco
«L’impegnativa può essere superata con un’analisi in quarta commissione – dice il sindaco Fulvio Centoz -. Ricordo che le valutazioni sul regolamento sono fatte dalla commissione, non dal sindaco e questa ha interpretato in questa maniera l’articolo 4 comma 7, dove c’è scritto che la raccolta firme va effettuato presso tutti gli uffici comunali designati, ma anche in locali comunali come le biblioteche. C’è scritta una cosa precisa, che abbiamo discusso e votato, basta scaricare tutto sulla maggioranza».
A supporto interviene Michele Monteleone del PD. «Portare questa discussione a novembre, dopo che il regolamento è stato approvato ad aprile 2017, senza prima sperimentarlo, lascia il tempo che trova, tanto più che chiunque poteva presentare due firme per portarlo in commissione – ribatte -. Ora appare sicuramente strumentale. L’articolo in questione basta che sia definito: può essere anche la pubblica piazza, se viene presentata apposita richiesta, esattamente come avviene per i referendum nazionali. Le 1.500 firme, poi, secondo me vanno bene, perché va tenuto conto della popolazione coinvolgibile; applicare un quinto come a livello nazionale mi sembrerebbe un’esagerazione».
(alessandro bianchet)