Monterosaski verso il rinnovo del Cda
Nonostante il bilancio chiuso in attivo per il terzo anno consecutivo pare che Giorgio Munari sarà sostituito, tra i papabili Roberto Vicquéry
Monterosaski va verso il rinnovo.
Domani mattina, lunedì 18 novembre, alle 10, è convocata l’assemblea per il rinnovo del Consiglio di amministrazione.
Potrebbe non bastare a Giorgio Munari, attuale, contestato e amato, presidente il terzo bilancio chiuso in utile per restare al timone della società di impianti che riunisce i comprensori di Ayas, Gressoney e Alagna.
Secondo l’Ansa regionale potrebbe infatti essere Roberto Vicquéry, ex sindaco di Brusson ed ex assessore regionale alla Sanità (1993/2003) e all’agricoltura (2003/2005) è il favorito nella corsa alla presidenza.
Per Munari potrebbe profilarsi un ruolo operativo in seno alla società partecipata.
Il bilancio in attivo
Con un utile di 216 mila euro Monterosaski ha chiuso il terzo bilancio consecutivo in attivo sotto la presidenza di Giorgio Munari. Presidente scomodo ma, conti alla mano, difficile da mandare via.
«Il mio mandato era chiaro – ricordava Munari in un’intervista a Gazzetta Matin del 28 ottobre, dopo l’approvazione del bilancio -: fare ordine nei bilanci e ridurre il rosso. Io faccio i conti e vedremo cosa ci diranno, ma penso che questo Cda il suo dovere l’abbia fatto».
Un dovere non semplice, come ricorda lo stesso presidente «cambiare qualcosa non è mai facile e, soprattutto, non basta intervenire su un solo aspetto. Quando hai una società complessa come questa esiste un ventaglio di problematiche che richiedono nuove idee e nuove soluzioni: tanti interventi differenti per arrivare a una positività complessiva».
Per ottenere questa «positività complessiva» il Cda di Munari ha lavorato sia sulle entrate che sulle uscite ritoccando, al rialzo, il prezzo degli skipass per renderli «più rispettosi del nostro comprensorio», riducendo il magazzino per avere una maggiore rotazione, riunendo i tre consorzi delle valli, ma anche motivando il personale «tirando fuori la grinta e l’orgoglio di chi ci lavora e chi ha dato una grande mano a raggiungere gli obiettivi».
Un triennio che si chiude con la soddisfazione del presidente «non tanto per gli incassi, penalizzati, quest’anno da vari fattori (impianto del Crest chiuso d’estate, aumenti delle manutenzioni, della corrente elettrica per l’innevamento artificiale, del gasolio, spese non previste per la gestione del bar Laris di Champorcher per il bando andato deserto, aumento salariale previsto dal contratto di lavoro e adesione al fondo Ce per gli impianti con una quota di 150 mila che servirà negli anni per la revisione degli impianti), ma per essere riusciti a dare tre anni di utile e una certa stabilità e continuità all’azienda. Poi gli imprevisti ci sono sempre e vanno affrontati. Ci penserà il prossimo Cda a raddrizzare le cose».
(erika david)