Salute: più verdura, meno carne, ma tutto valdostano
Passa all'unanimità una mozione che promuove il consumo consapevole di carne e promuove sani stili di vita
Più verdura, meno carne ma tutto rigorosamente valdostano. Passa all’unanimità una mozione bipartisan che impegna a lanciare una campagna di sensibilizzazione per il consumo consapevole di carne e per sani stili di vita.
No allevamenti intensivi
«L’allevamento intensivo nella nostra regione non esiste. La politica negli anni ha adottato una serie di iniziative per promuovere il consumo di carne valdostana; per promuoverne il consumo consapevole così come chiede la mozione. Le associazioni di categoria hanno dato delle forti suggestioni in merito, mettendo in risalto l’attenzione verso il benessere animale». Lo ha detto in Consiglio Valle l’assessore alla Sanità Mauro Baccega, commentando la mozione del M5S.
Nel mirino dei pentastellati il consumo di carne. Chiedono «una campagna di sensibilizzazione per la promozione del consumo consapevole di carne, consapevoli dell’impatto ambientale derivante dalla crescita degli allevamenti e dei benefici ambientali ottenibili sostituendo una dieta basata sul consumo di carne con una più bilanciata e prevalentemente incentrata sul consumo di derivati vegetali.
Accetta la mediazione il consigliere Luciano Mossa, salvando il consumo di carne valdostana. «Che in Valle d’Aosta gli animali siano allevati secondo natura non rende i nostri cittadini immuni dal consumo di carne in arrivo da allevamenti intensivi. Le carni non locali sono quelle più vendute sul nostro territorio. Molti cittadini sono ignari di quali ricadute abbiano sui cambiamenti climatici gli allevamenti intensivi». «Mai detto che in Valle d’Aosta siamo all’anno zero» chiarisce Manuela Nasso (M5S).Nel dibattito interviene Mouv’.
La proposta di Mouv’
Chiede in un emendamento alla mozione che «sia avviata, nei tempi necessari, una campagna di sensibilizzazione che coinvolga la popolazione di tutte le età, per la promozione del consumo consapevole di carne, dell’impatto ambientale derivante dalla crescita degli allevamenti intensivi e dei benefici ambientali ottenibili, oltre a quelli salutari, prediligendo per la propria alimentazione una dieta bilanciata incentrata sul consumo di prodotti agricoli e zootecnici locali escludendo quelli di natura e provenienza incerti».
Spiega Elso Gerandin: «Noi abbiamo un visone chiara e concreta dell’allevamento che va nel solco di Io mangio valdostano».
Alcuni dati
Il consumo di carne cresce anche in Italia, fino a sfiorare gli 80 chili annui pro capite. Il 70 per cento della produzione globale di cereali finisce nelle mangiatoie degli animali da macello; per ogni chilo di manzo si produce una quota che arriva fino a 60 chili di CO2 (pari a oltre 20 litri di benzina bruciati da un’automobile di media cilindrata). Inoltre vi è uno spreco d’acqua dolce significativo; un terzo delle risorse idriche mondiali viene utilizzato per gli allevamenti; ogni volta che sostituiamo un chilo di carne con un chilo di verdura risparmiamo al pianeta circa 15 mila litri di acqua.
(danila chenal)