Violenza sessuale a Gignod: aggressore patteggia
Stephane Patrick Marcel Mangeolle era accusato di violenza sessuale e lesioni.
Violenza sessuale a Gignod: aggressore patteggia.
Ha patteggiato due anni di reclusione (pena sospesa) e ha potuto lasciare il carcere Stephane Patrick Marcel Mangeolle, il 45enne accusato di aver aggredito una diciottenne su una strada di Gignod, in frazione Chambavaz.
Secondo la ricostruzione della Procura (pm Carlo Introvigne) l’imputato aveva aggredito alle spalle la giovane vittima che, insieme a un’amica minorenne, era appena scesa dal bus. L’uomo aveva trascinato la giovane in un prato e lì, aveva iniziato a palparla, tentando anche di toglierle i pantaloncini. I fatti, il 3 luglio.
La giovane aveva opposto resistenza e si era messa a gridare. Così come l’amica. Le urla aveva attirato l’attenzione di un automobilista che si era fermato e aveva messo in fuga l’aggressore. Nel frattempo, l’amica della vittima aveva chiamato i Carabinieri.
Il 45enne francese era stato individuato poco più tardi dalla Polizia di Stato a Signayes (Aosta).
La testimonianza della vittima
Nell’edizione dell’8 luglio, Gazzetta Matin aveva pubblicato l’intervista esclusiva alla vittima dell’aggressione.
«All’inizio pensavo fosse un amico che mi aveva riconosciuta da lontano, mi aveva rincorsa per abbracciarmi da dietro ed eravamo caduti nel prato. Poi quando ho sentito la forza con cui mi teneva giù e mi ha girata ho avuto paura. Ero sotto shock, più che urlare e cercare di divincolarmi non sapevo cosa fare». Parla Lucia (nome di fantasia) la diciottenne che mercoledì scorso è stata aggredita da un uomo a Gignod, in frazione Chambavaz.
La giovane, racconta con grande lucidità a Gazzetta Matin quanto avvenuto: «Ero ad Aosta con un’amica (che ha 16 anni ndr),poi siamo salite con il pullman a Gignod dove vivo con mio padre. Siamo scese vicino a casa e, appena il pullman si è allontanato, ho sentito alle mie spalle un rumore come di qualcuno che correva».
L’aggressore – cioè Stéphane Patrick Marcel Mangeolle – «mi ha presa da dietro e siamo caduti in un prato vicino alla strada- continua Lucia -. Mi è salito sopra e ha iniziato a toccarmi le gambe cercando anche di togliermi i pantaloni. Ma non ci è riuscito. Io cercavo di allontanarlo con manate e calci, però lui era parecchio più grosso di me. Ho avuto paura e ho iniziato a gridare». Anche l’amica della vittima ha iniziato a gridare, richiamando l’attenzione di M.S. (un settantenne aostano) che passava con la propria autovettura. L’uomo è quindi sceso dall’auto e, avvicinandosi all’aggressore (mentre l’aggressione era ancora in corso) ha urlato:«Ehi! Cosa stai facendo».
«Appena ha sentito l’urlo si è alzato e io sono riuscita a raccogliere le mie cose e a correre in strada – racconta ancora Lucia -. Lui (l’aggressore ndr) ci ha guardati per circa 30 secondi e poi si è allontanato in direzione Aosta come se nulla fosse successo. Camminando, non correva. Noi abbiamo subito chiamato i Carabinieri, che sono rapidamente arrivati e ci hanno aiutate tantissimo».
La giovane, mentre si confrontava con i militari, ha anche fornito un dettaglio molto utile all’identificazione del malintenzionato.«Ho notato in lontananza una felpa abbandonata a terra. L’ho fatto presente ai Carabinieri che l’hanno raccolta e hanno trovato in tasca una patente di guida», ricorda la ragazza.
L’uomo, individuato da una volante della Squadra mobile della Polizia di Stato, era stato sottoposto a fermo e condotto nel carcere di Brissogne. Il sostituto procuratore Francesco Pizzato aveva chiesto (e ottenuto) al gip la convalida del fermo eseguito per violenza sessuale e lesioni.
Ma come si sente Lucia? «Ci ripenso,ma non più di tanto – spiega la giovane -. Psicologicamente sto abbastanza bene, mi hanno comunque consigliato un incontro con uno psicologo. Penso che nei prossimi giorni lo farò, è indubbiamente stata una brutta esperienza e parlarne con un esperto penso possa aiutare. Io adesso come adesso mi sento bene. La mia amica (la ragazza che ha assistito all’aggressione ndr) ha dormito da me, abbiamo parlato e ci siamo fatte forza a vicenda».
«Non mi aspettavo potesse succedere qui- riflette Lucia -. Questa strada l’ho percorsa più volte, anche di notte e da sola. Non è mai successo nulla». Il prato dove è avvenuto il fatto, è ben visibile dall’abitazione della giovane. «È proprio davanti a casa, quindi lo vedo spesso il prato – racconta -. Sono ripassata di lì con mia sorella. È ovvio che adesso mi sento più sicura ad andare in giro con qualcuno».
(f.d.)