‘Ndrangheta, Centoz: «Nessuna scusa, ma politica prenda coscienza»
Respinta la mozione di Etienne Andrione che impegnava il primo cittadino a spiegare alcune sue dichiarazioni e a «chiedere scusa» in caso di commissariamento o sanzioni
No alle scuse, ma via immediatamente a una discussione e un’analisi approfondite da parte della politica. È il succo della risposta del sindaco Fulvio Centoz alla mozione del leghista Etienne Andrione relativa all’indagine Geenna e alle presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel Consiglio comunale di Aosta.
La mozione
Picchia duro l’esponente del Carroccio, che ricorda i verbali del sindaco, sentito dai pm della DDA di Torino come persona informata sui fatti, e svelati dal Corriere della Sera e da Gazzetta Matin.
Andrione ricorda affermazioni relative all’ex assessore Marco Sorbara («considerato privatamente personaggio di dubbia moralità se non addirittura un “mafioso”»), all’ex consigliere Nicola Prettico («che “faceva la sua parte” senza “colpi di testa”») e allo stesso comportamento del primo cittadino (che presentava «sé stesso durante la campagna elettorale quale sprovveduto montanaro a caccia di voti nella tentacolare metropoli aostana, e perciò facilmente indirizzato verso soggetti di dubbia rettitudine da operatori commerciali conosciuti durante il suo mandato a Rhêmes-Notre-Dame»).
E ancora, il consigliere del Carroccio punta il dito su un presunto attacco («tentativo di influenzare») al presidente della giunta regionale, nonché prefetto, Antonio Fosson, esternato dal primo cittadino aostano sui social («Una regione a statuto speciale, che finanzia i propri enti locali, che ha competenza primaria sugli stessi e che ha un Presidente della Regione con funzioni prefettizie pensa di uscire indenne da un eventuale commissariamento di due suoi comuni di cui uno è capoluogo di regione?»).
L’impegnativa
Alla luce di tutto questo, poi, l’impegnativa, rispedita al mittente dal consiglio, che chiedeva chiarimenti al sindaco, ma soprattutto scuse alla popolazione «in caso di scioglimento del Comune di Aosta per “infiltrazioni ‘ndranghetiste”» o «in caso di sanzioni».
«Sono dichiarazioni pesanti – ha rincarato la dose Andrione -; perché fanno pensare che lei era a conoscenza di qualcosa o sospettava che questa una persona fosse affiliata o legata alla criminalità organizzata».
E conclude: «Per oltre vent’anni tante persone hanno avvertito del fatto che avessimo problemi di sistema, che la ‘Ndrangheta si era radicata e aveva effetti sulle elezioni – esclama -. Sono stati trattati come dei pazzi, con il silenzio del blocco di potere che ruota intorno all’UV. Il fatto è che lei si è accodato a un sistema durante il quale la ‘Ndrangheta si è radicata in Valle d’Aosta. Ci è voluta la fine dei soldi per far venire fuori le cose».
Le minoranze
A sostegno delle accuse arrivano anche i 5 Stelle.
Patrizia Pradelli non vuole «trasformare l’aula in tribunale», ma evidenzia «che il sindaco ha commesso molti errori». Partendo dalla mozione pentastellata sul ritiro alle deleghe di Sorbara («un politico deve essere previdente»), la portacolori dei 5 Stelle accusa Centoz di «arroganza, perché un vero leader quando vince dà merito a tutti e quando sbaglia si prende le colpe».
A sostegno anche Luca Lotto: «Quando chiesi di non dare le deleghe a Sorbara nel 2015, mi si disse che chiedevo questo perché era calabrese – dice -. Invece, avevamo contezza del fatto che l’assessore fosse stato coinvolto in un’intercettazione dubbia e da allora fosse continuamente “ascoltato”. Se il Movimento sapeva di due-tre consiglieri parte di un movimento afferente alla ‘ndrangheta, è strano che non lo sapesse il sindaco».
E sul messaggio via social: «Lei sa usare benissimo le parole – conclude – e sa ciò che vuol dire e a chi. Quando ha dato le deleghe a Sorbara sapeva quello che faceva, quando manteneva Prettico sapeva quello che faceva, così come quando ha scritto al presidente della Regione di stare attento, che l’ignominia (in caso di commissariamento ndr.) sarebbe caduta su di lui».
Carola Carpinello (Altra VdA) è propositiva: «Da questo palazzo, coinvolto suo malgrado, dovrebbe partire la richiesta forte di affrontare il problema a livello politico – esclama -. Difficilmente le rotoballe prendono fuoco da sole, sono anni che lo diciamo».
Simile l’idea di Giampaolo Fedi (Rete Civica): «La politica è conscia di quanto avviene, la preferenza unica e l’accorpamento dei seggi non sono un caso. Sono stati resi non più derogabili alla luce di incroci tra interessi diversi che portano a una politica non sempre pulita».
Il sindaco
Il sindaco, Fulvio Centoz, incassa e attacca. «Ho sempre pensato di essere responsabile di ciò che dico e scrivo – ribatte -. Non ho mai tirato in ballo il presidente né ho voluto tirarlo per la giacchetta, perché credo che la procedura sull’accesso antimafia sia quella seguita in tutti i comuni. Non ho dubbi che chi sta esaminando il fascicolo lo stia facendo con cognizione di causa, sulla base delle carte».
Silenzio della politica
Il primo cittadino, però, evidenzia come la «situazione non è ancora stata analizzata da un punto di vista politico – esclama -, nessuno ha avuto la sensibilità di prendere coscienza di quello che sta accadendo. Secondo me prima o poi bisognerà farsi delle domande se viene accertata infiltrazione mafiosa, non sulle persone, ma sull’assetto del sistema. Bisogna capire che non c’è l’isola felice, ci sono infiltrazioni e bisogna costruire gli anticorpi».
Nessuna scusa
Centoz, inoltre, sottolinea come non abbia «intenzione di chiedere scusa a nessuno, perché sono convinto di aver agito in buona fede e non ho nulla da nascondere».
Il primo cittadino, infatti, aspetta «serenamente l’esito del procedimento» e si augura che si apra «un dibattitto, per capire che le competenze della nostra regione si difendono anche evidenziando mancanze e deficit e ponendovi rimedio».
Il sindaco, però, rifiuta l’idea che «dal nostro lato ci sono gli ‘ndranghetisti, mentre dall’altro i buoni. Io so ciò che ho fatto e non accetto questa lettura. La morale, qui, non la può fare nessuno: io non sono un figlio d’arte a proposito di sistema».
Comune con i conti a posto
La chiusa con una precisazione. «Ci ho sempre messo la faccia – chiosa Centoz -. E poi ricordo che abbiamo preso in mano un comune con i buchi e lo restituiamo con i conti a posto. Uno dei principali indici di infiltrazioni in un comune è il dissesto finanziario: noi sappiamo quello che abbiamo fatto».
(alessandro bianchet)