Sanità: screening per individuare l’occhio pigro nei bambini
Il programma che sarà portato avanti negli ambulatori di Aosta, Morgex e Châtillon si rivolge ai bambini nati nel 2016
Intercettare i bambini fino ai sei anni affetti da ‘occhio pigro’: prosegue il progetto di screening regionale. Gli assessorati alla Sanità, all’Educazione e l’Usl sono ancora insieme per individuare i bambini nati nel 2016 con ambiopatia, condizione caratterizzata da una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio.
I risultati
Nel primo anno di sperimentazione sono stati visitati 627 bimbi degli 817 nati nel 2015. 190 erano assenti oppure senza autorizzazione dei genitori. «Lo screening non è invasivo e le famiglie non possono dire no a prescindere». Lo ha sottolineato l’assessora all’Educazione Chantal Certan nella conferenza stampa di presentazione. Il 10% ha evidenziato problematiche visive. Dodici sono risultati affetti da ambiopatia. Gli oculisti hanno effettuato lo screening nelle 95 scuole materne della regione. Quest’anno cambiano le modalità di screening. I genitori saranno invitati a portare i propri figli negli ambulatori di Aosta, Morgex e Châtillon per i controlli preventivi in orari prestabiliti di cui saranno informati. Alle scuole e ai pediatri di base è affidata la sensibilizzazione.
Gli interventi
«E’ una patologia difficilmente intercettabile nei primi anni di vita. Nasce da qui la necessità dello screening che permette di intervenire prima che le problematiche visive diventino irreversibili». Ha puntualizzato l’assessore alla Sanità Mauro Baccega. «L’occhio pigro può incidere sui risultati scolastici e sull’autostima perché i bambini faticano di più a leggere» ha aggiunto l’assessora Certan.
«Il progetto si inserisce in un discorso di prevenzione della cronicità e punta a intercettare problematiche più difficilmente gestibili dopo i sei anni. Il primo anno di screening, con le visite di scuola in scuola, è costato molto in termini di tempo e risorse umane Quest’anno diamo la possibilità ai genitori di portare i bimbi negli ambulatori aostani e distrettuali» ha detto il primario di oculistica Roberto Orsi. Ha citato come modello al quale rifarsi il protocollo per i diabetici. «Sono cinquemila quelli inseriti nel programma di prevenzione della retinopatia. In Valle d’Aosta ho potuto realizzare quanto non mi è stato possibile in altre realtà ospedaliere». Per il direttore sanitario dell’Usl Eugenio Nebiolo: «la difficoltà è conciliare la prevenzione con le risorse per portarla avanti con efficacia».
(danila chenal)