‘Ndrangheta: tra estorsioni e lavori, le relazioni tra il “locale” di Aosta e l’operazione Altanum
Sono emersi alcuni collegamenti e rapporti personali tra soggetti finiti in manette a gennaio nell'ambito dell'operazione Geenna e alcuni degli arrestati di oggi
«L’indagine ci restituisce una ‘ndrangheta senza tanti confini territoriali». Lo ha detto il procuratore capo della DDA di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri durante la conferenza stampa di mercoledì 17 luglio. Secondo il magistrato, vi sono collegamenti tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione Geenna e quelli finiti in manetta oggi a seguito dell’operazione Altanum.
In particolare, secondo i Carabinieri di Aosta, si «riconoscono importanti convergenze di interesse e di azione criminale». Sono principalmente due gli episodi sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori.
Antonio Raso, titolare del Ristorante La Rotonda di Aosta e arrestato a gennaio per associazione mafiosa, si sarebbe attivato per far assumere il figlio di Giorgio Raffa (uno dei destinatari della misura cautelare emessa oggi dal Tribunale di Reggio Calabria) in una azienda della Valle d’Aosta.
Un ulteriore episodio riguarderebbe Marco Sorbara, l’ex assessore comunale e attuale consigliere regionale unionista (sospeso in applicazione della legge Severino e in carcere a Biella). Il politico avrebbe promesso a Roberto Raffa (residente ad Aosta e finito oggi in manette) l’assegnazione di lavori.
I valdostani arrestati per ‘ndrangheta
Questa mattina, i militari del Gruppo Carabinieri hanno arrestato – in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria – tre uomini di origine calabrese che avrebbero dei legami con le cosche calabresi e con il territorio valdostano. Si tratta di Roberto Raffa (classe 1975 residente ad Aosta), Vincenzo Raso (classe 1953, residente ad Aosta) e Vincenzo Raffa (classe 1976, residente a San Giorgio Morgeto).
Roberto Raffa risulta indagato per associazione mafiosa. In base a quanto si legge nell’ordinanza emessa dal gip Valentina Fabiani, Roberto Raffa sarebbe «un punto di riferimento del cognato, Giuseppe Facchinieri detto “il professore”» in quanto «forniva un costante contributo per la vita dell’associazione fungendo da basista in Valle d’Aosta, con il compito di individuare possibili vittime delle estorsioni da compiere», in particolare, «mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo».
Anche Vincenzo Raso è finito in carcere con l’accusa prevista dall’art 416 bis del codice penale. Raso, «esponente autorevole della famiglia degli Zuccaro, unitamente ai fratelli Michele e Salvatore Raso, rappresentava il sodalizio in Valle d’Aosta, gestendo le comunicazioni tra gli appartenenti al locale di San Giorgio Morgeto» operativi in Calabria «e quelli operativi in Valle d’Aosta». Vincenzo Raso, nel dettaglio, «esercitava la guardiania a tutela degli imprenditori di San Giorgio Morgeto, con particolare riferimento a quelli operanti» nella nostra regione. Anche lui, «più in generale, si metteva a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo».
Un altro «partecipe attivo» del locale è Vincenzo Raffa, descritto dagli inquirenti come «punto di riferimento dei fratelli Michele e Salvatore Raso». L’indagato avrebbe avuto il compito di «assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della società e dell’associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio».
Lo spaccio di droga
Oltre ai tredici soggetti raggiunti dall’ordinanza di esecuzioni della misura cautelare, risultano altri indagati. Maurizio Napoli (classe 1972, nato a Taurianova), Michele Fonte (classe 1963, nato a San Giorgio Morgeto), Veronica Fonte (classe 1987, nata ad Aosta) e Gianluca Cammareri (classe 1989, nato a Cinquefrondi) sono infatti accusati di associazione finalizzata al traffico di droga.
I quattro, secondo gli inquirenti, si sarebbe associati tra loro «e con persone allo stato non identificate, allo scopo di commettere più delitti tra quelli previsti» dal Testo unico in materia di droga», e in particolare al fine di reperire e acquistare in territorio calabrese, trasportate ad Aosta attraverso camion facenti capo a ditte di trasporti operative sulla tratta San Giorgio Morgeto – Aosta, nonché commercializzare quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana». In base alla ricostruzione della Procura di Reggio Calabria, Napoli era l’organizzatore e il capo dell’associazione, «addetto a procurare la sostanza stupefacente sul mercato calabrese e a organizzare la spedizione». Una volta giunta ad Aosta, la droga era presa in carico da Michele Fonte, Veronica Fonte e Gianluca Cammareri che, «in qualità di partecipi dell’associazione», erano gli «addetti alla ricezione della sostanza stupefacente inoltrata dalla Calabria, allo stoccaggio e alla custodia della stessa e alla vendita in territorio aostano».
(f.d.)