Economia in VdA: il turismo fa da volano, l’edilizia ancora in negativo
Resta negativo il saldo demografico, occupazione e consumi in lenta ripresa, raddoppiate dal 2009 le situazioni di povertà assoluta
Nel 2018 a fare da volano all’economia della Valle d’Aosta è ancora il turismo, seguito dall’industria. I settori in difficoltà restano l’edilizia e il commercio al dettaglio. Su questi fattori concordano le analisi di Banca d’Italia, Camera di Commercio e Presidenza della Regione, presentate nel corso di una conferenza nella nell’ambito della Giornata dell’economia 2019. Dai dati emerge, inoltre, una Valle d’Aosta a due velocità: una alta montagna (leggi i comprensori sciistici) in salute e una media montagna in affanno, penalizzata dalla crisi dell’edilizia e dell’artigianato. Resta negativo il saldo demografico, l’occupazione è in lenta ripresa così come i consumi delle famiglie; sono raddoppiate dal 2009 le situazioni di povertà assoluta.
I commenti
«La Valle d’Aosta è ancora una regione ricca ma in affanno negli ultimi anni; esiste un problema demografico e di produttività». A sottolinearlo Cristina Fabrizi della Banca d’Italia. Per Dario Ceccarelli dell’Osservatorio economico e sociale della Regione «la seconda parte della crisi è più lunga e intensa che nel resto d’Italia». Giacomo Giusti della Camera di Commercio ha posto l’accento sul capoluogo, definendo Aosta «troppo dipendente dalla pubblica amministrazione, dove una impresa su 4 cessa l’attività in meno di tre anni dalla sua apertura».
Il quadro occupazionale
Il bilancio del 2018 appare positivo con occupazione in crescita (+ 0,5%) e disoccupazione in diminuzione (-10,1%). Nel 2018 gli occupati sono stati mediamente pari a poco meno di 55 mila unità, le forze lavoro ammontano a circa 59.100 unità mentre l’area della disoccupazione interessa circa 4.200 unità. Migliora la posizione delle donne sul mercato del lavoro (+1,3%). Il comparto delle costruzioni fa registrare -4% – continuano a risentire della debolezza del comparto dei lavori pubblici – mentre cresce l’occupazione nei servizi (+1,2) in particolare nel comparto turistico-commerciale (+2,6%). Risulta stazionaria l’agricoltura (-0,8%). Nel 2018 oltre un terzo delle assunzioni sono state effettuate dal settore turistico (oltre 16.000) e hanno interessato 9 mila persone. Le attività manifatturiere spiegano circa il 6% altrettanto per il comparto del commercio.
Nell’industria l’attività risulta ancora in crescita, ma in rallentamento. A incidere una minore esportazione nella seconda parte dell’anno e il deterioramento del clima di fiducia delle imprese. Nel terziario, il turismo è rimasto su livelli elevati: sono aumentati i pernottamenti degli stranieri e le presenze destagionalizzate. Nel mercato immobiliare le compravendite e i prezzi sono lievemente saliti.
Dal punto di vista della Camera di Commercio il 2018 si è confermato un anno difficile che ha visto il numero delle imprese calare dell’1,2% rispetto al 2017 assestandosi sulle 12.357 unità. Per quanto concerne la dinamica di iscrizioni e cessazioni si evidenzia un miglioramento rispetto all’anno precedente seppure in un contesto ancora negativo, con un tasso di crescita del -0,02%. A fronte di un flusso costante di nuove imprese (700 come nel 2017), infatti, si registra una diminuzione nel numero delle cancellazioni, che si attestano a 703 contro le 715 dello scorso anno.
L’evoluzione demografica
Le stime provvisorie per il 2018 segnalano un calo dei residenti di 470 unità. La popolazione – 125.700 – si contrae per il quarto anno consecutivo. Le cause vanno ricercate nel calo della popolazione in età fertile (20-49 anni) e nella diminuzione degli ingressi (immigrazione dalle altre regioni italiani e da Stati europei). La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) è in calo di oltre il 3% dall’inizio della crisi (2008) a oggi per un saldo di circa 2.700 persone in meno.
Le famiglie
Sia il reddito disponibile sia la ricchezza pro capite si collocano su livelli ampiamente superiori alla media del Paese; il rapporto tra reddito e debito è più basso, ma è in aumento rispetto al 2011. La disuguaglianza dei redditi è più bassa rispetto alla media italiana, ma è in aumento rispetto al 2009. La quota di famiglie senza reddito è inferiore all’Italia ma superiore al Nord Ovest ed le famiglie prive di reddito sono raddoppiate rispetto al 2009.
(foto: da sinistra Giacomo Giusti (Chambre), Dario Ceccarelli (Regione) e Cristia Fabrizi (Banca d’Italia)
(danila chenal)