Maneggio di Aosta, il mesto addio: struttura sgomberata
Oggi, lunedì 17 giugno, la struttura è stata sgomberata. I cavalli hanno trovato una soluzione di fortuna. L'ira dei proprietari
Aosta, sgomberato il maneggio.
E’ stato un mesto addio quello che si è consumato oggi, lunedì 17 giugno. I cavalli che erano custoditi in un angolo autogestito dai proprietari hanno dovuto abbandonare la struttura, per sempre.
Lo scorso aprile il Comune di Aosta aveva concesso trenta giorni per sgomberare il maneggio e trovare una nuova «casa» per i cavalli ospitati. Il contratto di concessione della struttura di Tzambarlet era infatti stato revocato dal Comune proprietario a causa di «inadempimenti, mancanze e comportamenti in violazione» dell’accordo da parte del gestore, il circolo ippico San Maurizio. Da allora, alcuni proprietari avevano trovato un’altra collazione ai loro cavalli, mentre altri erano rimasti a Tzamberlet perché impossibilitati a trovare un’altra adeguata sistemazione ai loro animali.
Così questa mattina il sindaco Fulvio Centoz e l’assessore allo Sport Carlo Marzi hanno assistito al mesto addio degli ultimi animali, dopo che il Comune aveva intimato ai proprietari di riconsegnare la struttura, la quale chiuderà per sempre. E senza una soluzione alternativa. «Il maneggio è vittima dell’accordo di programma tra Comune e Regione che prevede la costruzione in quell’area di un nuovo polo scolastico», ricorda l’assessore Marzi. Polo scolastico che allo stato attuale delle cose – calo demografico e instabilità politica in Regione – difficilmente sarà realizzato.
Facce tristi
Briglie in mano, una carezza e tante lacrime tra i giovanissimi proprietari dei cavalli che hanno abbandonato la loro casa. La nuova meta? «Alcuni hanno trovato soluzioni di fortuna, come prati privati che sono stati concessi per un mese o poco più ad Arpuilles e sopra Doues – spiega un proprietario -; un altro ha chiesto a chi glielo aveva venduto in Piemonte di tenerglielo fino a che non troverà una soluzione migliore; per non dire chi il cavallo lo ha dovuto addirittura vendere. Un delirio, altro che città europea dello sport».
(lu.me.)