Operazione MalAosta: droga, armi ed estorsione al Quartiere Cogne
Sette finiti in manetta nella retata operata dalla Guardia di Finanza, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Aosta: «Situazione sconvolgente»
Due arresti, conditi da cinque fermi di indiziati e da una denuncia a piede libero. Questo il bilancio della maxi operazione MalAosta, che tra la sera del 12 e la notte tra il 13 e il 14 giugno, ha sgominato un giro di spaccio, porto illegale di armi, fenomeni violenti e estorsivi, legati al “racket del camioncino”, con epicentro il Quartiere Cogne di Aosta.
Arresti e denunce
In manette, nella notte di mercoledì, sono finiti Raffaele D’Agostino (55 anni di Aosta) e Caterina Battaglia (44 anni di Aosta), coloro che tiravano un po’ le fila dello spaccio e dell’estorsione, pur non costituendo, almeno secondo gli indizi attuali, un’associazione criminosa.
Il quadro dei provvedimenti si è poi completato nella notte tra giovedì e venerdì, quando una sessantina di uomini delle Fiamme gialle, con l’ausilio di cani antidroga, hanno effettuato una ventina di perquisizioni ad Aosta e circondario, arrivando all’arresto (o meglio al “fermo di indiziato di delitto”, misura adottata direttamente dal pm per l’evidente pericolo di fuga degli indagati) e al trasferimento nel carcere di Brissogne, di Francesco Battaglia (46 anni di Aosta), Antonio D’Agostino (41 anni di Pollein), Marino D’Agostino (37 anni di Aosta), Albert Bushaj (39 anni di Châtillon, avvocato, pregiudicato e già noto alle forze dell’ordine per alcune operazioni antidroga avvenute proprio nel suo comune di residenza) e Giuseppe Caponetti (43 anni di Aosta).
Le accuse, a vario titolo, sono di spaccio di stupefacenti, violenza, estorsione e porto di armi.
A questi si va ad aggiungere il la denuncia a piede libero di Gaetano Nicotera, per il rinvenimento di alcune armi in suo possesso, «tra cui un taser e un machete».
I sequestri
Il frutto delle perquisizioni è stato notevole, tradotto in un etto e mezzo di cocaina già divisa in dosi (valore di circa 5 mila euro), panetti di cocaina ancora da lavorare e svariate armi nelle immediate disponibilità degli arrestati: un machete, una spranga, un taser, una balestra, coltelli, proiettili e altre armi atte a offendere.
La panoramica
Il contesto in cui si incardina la vicenda è presto ricostruito e mostra un Quartiere Cogne «fortino quasi inespugnabile di attività criminali di varia natura».
Il tutto si sarebbe concretizzato con lo spaccio di cocaina, «prevalentemente nei confronti di persone appartenenti a ceti bassi», con la sostanza presumibilmente portata in Aosta dal Bushaj, per poi essere smerciata dai vari elementi in gioco.
La particolarità dell’indagine, come sottolineano le Fiamme gialle, è però «l’emergere di un sottobosco di criminalità», che prevede il sistematico «uso e porto di armi di diverse tipologie», spesso «portate sulla persona o in macchina».
A questo si aggiungerebbe, sempre secondo le indagini, una correlazione inquietante, ovvero con la «brutale rissa» scoppiata a marzo scorso, che vide il ferimento di numerose e persone e l’esplosione anche di colpi di arma da fuoco.
Il racket dei camioncini
A completare il quadro, un’altra scoperta, ossia quello definito dagli investigatori come «il racket dei camioncini. In pratica, Raffaele D’Agostino, in primis, coadiuvato dalla compagna Caterina Battaglia, avrebbe condotto una sorta di «spartizione delle piazzole di sosta fra diversi soggetti».
Questi, «in modo categorico», avrebbero poi stabilito «a quali venditori ambulanti assegnare lo spazio», mettendo fine ai vari conflitti di attribuzione «con metodi violenti e minacce» e ricevendo in cambio prodotti ortofrutticoli e mozzarelle. «Al momento non è stato possibile evidenziare scambi di denaro» ha spiegato il Tenente colonnello Francesco Caracciolo, portando ad esempio un fatto eloquente, condito da una minaccia chiara: «O te ne vai di qua o butto sotto te e il camioncino».
«Situazione sconvolgente»
«Questa azione serve a contrastare il mercato e lo spaccio di stupefacenti, ma in generale è orientata a contrastare e frenare la criminalità. Pensare che in certe zone di Aosta ci sia una criminalità così violenta è sconvolgente».
Bastano le parole del Comandante del Gruppo Aosta della Guardia di Finanza, Francesco Caracciolo, per evidenziare i contorni di un’indagine durata sei mesi sotto il coordinamento della Procura di Aosta (pm Luca Ceccanti e Francesco Pizzato, guidati dal procuratore capo Paolo Fortuna).
Il Comandante
«Il tutto è partito da un ipotesi di reato legata allo spaccio di cocaina al Quartiere Cogne – ricostruisce il Generale di brigata Raffaele Ditroia -. Nel corso delle indagini, però, è emerso un quadro preoccupante, con la diffusione di metodi violenti che, all’apparenza, stonano in una città ritenuta tranquilla».
La realtà è diversa ed è fatta di «violenze e intimidazioni – continua Ditroia -. Ma il dato più preoccupante è la disinvoltura mostrata nel portare con se, anche in macchina, armi bianche e pistole; è un fenomeno diverso da quello che ci saremmo aspettati».
«Estorsione violenta»
Ditroia si sofferma sulle estorsioni ai danni di venditori ambulanti di frutta e verdura: «La spartizione veniva effettuata in maniera non proprio ortodossa – evidenzia -, con la concessione di autorizzazioni a esercitare l’attività e controllo realizzato con attività intimidatoria. Questi episodi di estorsione, prevaricazione e violenza saranno oggetto di riflessione con le altre forze di polizia».
«Fondamentale attività investigativa»
La conseguenza di tutto questo è una sola: «L’operazione ha dimostrato che la prevenzione è spesso insufficiente – ha concluso Ditroia -. Per giungere a certi risultati è fondamentale l’attività investigativa».
«Contrasto alla criminalità»
È giustamente soddisfatto per l’operazione portata a termine il Comandante del Gruppo Aosta, Francesco Caracciolo: «Il tutto è apparso come una cosa non da Valle d’Aosta – ammette con stupore e un pizzico di amarezza Caracciolo -. Pensare che in certi posti ci sia una criminalità così violenta è una sorpresa sconvolgente, con armi come la spranga con attaccato un bullone (trovata in macchina di Raffaele D’Agostino) fatte apposta per fare male e tenute in macchina vicino al posto di guida».
A questo si vanno ad aggiungere «forti atti intimidatori» e una «spartizione del territorio» che mettono una certa «amarezza in un valdostano d’adozione come me».
«Ambulanti sapevano»
Caracciolo fa poi una panoramica sui vari aspetti emersi nel corso dei sei mesi d’indagine. «Gli ambulanti – esordisce -, ad esempio sapevano che dovevano andare da Raffaele D’Agostino per dirimere eventuali questioni. Abbiamo trovato almeno quattro episodi simili nel corso delle intercettazioni telefoniche e ambientali e spesso D’Agostino non si sporcava nemmeno le mani, mandando direttamente Caterina Battaglia».
Spaccio di droga
Lo spaccio di droga, invece, «è stato documentato», partendo da un «piccolo recupero». Da qui «abbiamo convinto la Procura a richiedere le intercettazioni telefoniche e ambientali, anche in casa di Battaglia e D’Agostino – continua Caracciolo -. Loro ricevevano la droga, preparavano le dosi e le vendevano. Abbiamo anche trovato manoscritti con i crediti vantati e, nell’appartamento e nel garage di pertinenza, abbiamo rinvenuto la sostanza stupefacente».
Le cessioni «sono state documentate» e «abbiamo deciso di intervenire in flagranza per fare un sequestro proficuo», condividendo con la Procura «il fermo, al fine di evitare la fuga nell’attesa di un’ordinanza custodia cautelare».
Lo spaccio, poi, avveniva «in casa e in luoghi pubblici appartati».
La rissa
L’ultimo elemento riguarda la violenta rissa avvenuta in marzo al Quartiere Cogne: «Ci siamo accavallati con la polizia – conclude Caracciolo -. Eravamo organizzati e abbiamo completato i tasselli mancanti, trovando riscontri all’esplosione di colpi di arma da fuoco, avvenuti da una pistola che, però, non è ancora stata trovata».
Il Tenente colonnello Francesco Caracciolo si concede un’ultima riflessione: «Siamo entrati in un’ottica di crimine violento e dilagante – conclude -. Questo, purtroppo, fa anche pensare a una larga diffusione di consumatori di cocaina. Collegamenti con la criminalità organizzata? Ci stiamo lavorando, ma dobbiamo verificare la millanteria dei soggetti coinvolti: sicuramente, va fatta una riflessione sull’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, al fine di evitare di creare un vero e proprio fortino».
(al.bi.)