Cogne, frana a Lillaz: la Procura chiede l’archiviazione
Per il pm, gli accertamenti del Corpo forestale consentono di escludere, prima ancora che sia identificato un responsabile, che si sia consumato il reato ipotizzato (disastro colposo ndr)
La Procura di Aosta ha chiesto l’archiviazione del fascicolo relativo all’evento franoso che, a giugno, aveva interessato il territorio del comune di Cogne (frazione Lillaz). Gli uffici inquirenti di via Ollietti indagavano (pm Eugenia Menichetti) per disastro colposo e il fascicolo era stato aperto nei confronti di ignoti.
La strada per Lillaz, chiusa il 12 giugno con un ordinanza dal sindaco di Cogne Franco Allera, era stata riaperta qualche giorno dopo. Ruspe e camion erano stati impiegati per diversi giorni per sgomberare la sede stradale invasa dai detriti.
Secondo la Procura, gli accertamenti posti in essere dal Corpo forestale consentono di escludere, prima ancora che sia identificato un responsabile, che si sia consumato il reato.
Le indagini
Dall’attività investigativa è emerso che la colata detritica che aveva invaso la strada comunale che porta in località Lillaz «è verosimilmente riconducibile a un insieme di concause tali da sfuggire al controllo (e alla prevedibilità) di eventuali amministratori comunali e/o regionali», cioè «gli unici nei cui confronti può essere ipotizzata una posizione di garanzia in relazione all’evento, evidentemente riconducibile a fattori naturali».
Infatti, secondo gli inquirenti, le abbondanti piogge, il cedimento del canale di convogliamento delle acque in uscita dalle miniere di Cogne (situato appena sopra all’area interessata dalla frana) e l’accumulo degli sfridi dell’attività mineraria (cessata nel 1979) «hanno verosimilmente avuto un ruolo concausale nel determinismo dell’evento franoso».
Nessuna omissione o condotta negligente (o imperita)
Nel sito minerario, la Regione aveva fatto eseguire delle opere di messa in sicurezza e di recupero ambientale; a quanto risulta alla Procura, la spa proprietaria della miniera (che nel 2006 aveva presentato alla Regione un’istanza di rinuncia allo sfruttamento minerario) aveva dato corso alle opere di messa in sicurezza dalla Giunta regionale. In particolare, «il canale di convogliamento è stato eseguito conformemente a quanto richiesto dalla Regione».
Secondo gli inquirenti, quindi, «non emergono omissioni o condotte imperite/negligenti imputabili a chicchessia. A ogni buon conto, anche qualora si dovesse ipotizzare un intervento erroneo o difettoso, non sarebbe possibile determinare l’eventuale apporto causale all’evento, differenziandolo dal contributo dato dalle altre concause».
In foto, la strada appena dopo la riapertura.
(f.d.)