Saint-Pierre, Favre: «Non siamo i vicini sporchi: Sarre ha offeso tutta la comunità»
La capogruppo di minoranza Alessia Favre punta il dito contro il sindaco di Sarre per le esternazioni sul divorzio con Saint-Pierre
Alessia Favre attacca: «Così hanno offeso tutti noi e tutta la comunità di Saint-Pierre, e questo vi chiediamo gentilmente di farglielo arrivare».
La capogruppo di minoranza nel Consiglio comunale di Saint-Pierre punta il dito contro le esternazioni di Massimo Pepellin, sindaco di Sarre, a proposito del divorzio con Saint-Pierre.
Il fatto
Il Consiglio comunale di Saint-Pierre si è riunito ieri sera, giovedì 9 maggio, poche ore dopo quello di Sarre, per approvare lo scioglimento della convenzione quadro sull’associazione di Comuni, il cosiddetto “divorzio“.
A Sarre la separazione con Saint-Pierre, mal tollerata fin dall’inizio e sotto accusa, negli ultimi mesi, anche alla luce delle vicende di cronaca che hanno coinvolto l’amministrazione di Saint-Pierre (caso Geenna) e messo in imbarazzo i colleghi di Sarre, come evidenziato dallo stesso Pepellin nelle sue esternazioni di febbraio, ha incassato il voto unanime del Consiglio comunale.
A Saint-Pierre la minoranza ha preferito astenersi.
Il dibattito
Il sindaco di Saint-Pierre Paolo Lavy ha letto una relazione dettagliata su tutte le criticità di un matrimonio coatto che non ha mai funzionato, generando il fuggi fuggi dei dipendenti e frenando pesantemente l’efficacia dell’azione amministrativa.
Nel dibattito successivo il consigliere di minoranza Andrea Sapegno ha messo in evidenza come «in un matrimonio combinato ci sono due possibilità per la coppia: ignorarsi o provare a collaborare. Mi sembra che se gli uffici abbiano tentato la collaborazione, delle due giunte non si possa dire altrettanto». Sapegno critica inoltre il fatto che la decisione di sciogliere la convenzione, che avrà effetto dopo l’11 settembre 2020, allo scadere naturale, condizioni l’amministrazione che si insedierà dopo le nuove elezioni comunali.
Nel suo intervento l’assessore Giuseppe Jocallaz ricorda tutte le difficoltà, a livello pratico, degli uffici, specie dell’ufficio tecnico e sottolinea: «Non è escluso che in futuro si possa fare una nuova associazione di servizi, ma deve nascere da esigenze vere, nate dal basso, e non imposta dall’alto».
La capogruppo Alessia Favre fa «una lettura perfetta», come sottolineato dallo stesso Lavy, di tutta la vicenda ricordando che il matrimonio coatto con Sarre fu una conseguenza dell’azione dell’amministrazione precedente. «Fu Daniela Lale-Demoz a non voler andare con Saint-Nicolas. Fu una grave miopia dal punto di vista territoriale, culturale e di risorse perché Saint-Pierre e Saint-Nicolas condividono un territorio e delle opportunità di sviluppo sia in ambito turistico che imprenditoriale».
«Avremmo potuto sfruttare opportunità diverse – continua Favre -. Saint-Nicolas per esempio ha utilizzato i fondi ministeriali per le manutenzioni, mentre noi non li abbiamo usati perché non c’è il personale che sia in grado di fare un provvedimento dirigenziale».
«Non possiamo dirci contrari al divorzio perché già non eravamo a favore di questo matrimonio – aggiunge -. Sarre non ci voleva fin dall’inizio. Avrebbero voluto andare con la Grand Combin piuttosto che venire con noi! Poi le amministrazioni che si sono insediate nel 2015 hanno trovato un modo per far funzionare questa convenzione».
Le accuse
«Non critichiamo questo – attacca Favre -. Critichiamo di non aver condiviso questo passaggio. Quando lo leggi sui giornali fa male. Avremmo gradito una riunione a Consiglio chiuso, ma avremmo gradito saperlo da voi. Lavy, Bonomi, voi avete un cappellino politico in testa (sindaco e vice sindaco sono tesserati per Union Valdôtaine e Stella Alpina, ndr), la vostra alleanza è la stessa che ha governato e governa la Valle d’Aosta, però non ci siamo fatti sentire! Questo dispiace. Vi chiediamo, nel rispetto di chi vi ha votato: andate e dite perché noi ci sciogliamo. Non perché siamo i vicini sporchi e Sarre non ci vuole, ma perché questa legge non funziona e penalizza i nostri comuni!»
«Dite a Pepellin che non è stato bello né corretto uscire con quelle dichiarazioni. Non è stato elegante – affonda Favre -. Che si facciano furbi e imparino la diplomazia, la strategia e l’opportunità politica che non hanno saputo cogliere. Vi chiediamo di farglielo arrivare questo. Avremmo capito si fosse trattato delle difficoltà tecniche, ma così hanno offeso tutti noi e tutta la comunità di Saint-Pierre e questo, vi chiediamo gentilmente di farglielo arrivare».
Le repliche
Tirato per la giacchetta è intervenuto il vice sindaco Ermanno Bonomi. Ha ringraziato il segretario comunale, Osvaldo Chabod, per aver cercato in tutti i modi di organizzare e far funzionare la macchina dal punto di vista tecnico e organizzativo, e ha precisato: «Con questi due cappellini, abbiamo cercato di far capire alla politica regionale che questa macchina non funzionava. Era ferma, inceppata. Che abbiamo bisogno di un aiuto altrimenti qui salta tutto. Siamo riusciti a portare sul tavolo del Celva questa problematica. Con questo atto di scioglimento manifestiamo una grande responsabilità perché liberiamo le mani a chi verrà dopo di noi in modo che possano scegliere. Quello che noi non abbiamo potuto fare. Per questo un voto unanime sarebbe un segnale importante».
A concludere il sindaco Paolo Lavy. «Da ex consigliere di minoranza con l’amministrazione Lale-Demoz, insieme a Ermanno Bonomi, Stefano Di Francesco e Marco Carlin, posso dire che Favre ha dato una lettura perfetta di quello che ha portato Sarre e Saint-Pierre a non avere alternative. Noi avevamo manifestato la nostra contrarietà. La critica che ci fate è onesta e vera. Abbiamo tentato ma, dati alla mano, è andata com’è andata e per me è una delusione personale. Si pensava di poter fare, ma all’evidenza dei fatti ci si deve arrendere».
(erika david)