Salute Mentale: lo sport come strumento terapeutico e di integrazione
18 adolescenti e giovani adulti in carico al Dipartimento di Salute Mentale hanno praticato l'arrampicata e l'escursionismo
Salute Mentale: lo sport come strumento terapeutico e di integrazione
Spesso si sente dire che la nostra è una Valle di lacrime.
In realtà, la Valle d’Aosta è una risorsa preziosa e terapeutica.
Salute mentale: prospettive sicure
Lo dicono anche i risultati del progetto “Prospettive sicure”, della cooperativa L’Esprit à l’Envers con la collaborazione del Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta e il sostegno della Fondazione CRT nell’ambito del Bando Vivo Meglio 2017.
«Nel 2016 abbiamo pensato ‘Prospettive Sicure’, e nel 2017 l’abbiamo concretizzato, con l’obiettivo di dare un futuro e delle ‘prospettive sicure’ ai ragazzi – ha detto la coordinatrice del progetto della cooperativa Annamaria Di Pede, oggi, mercoledì 10 aprile al CSV, in occasione della conferenza stampa conclusiva del progetto -.
Sono stati coinvolti ragazzi dai 18/28 anni (9 ragazze e 9 ragazzi), adolescenti e giovani adulti in carico al Dipartimento di Salute Mentale, per un costo di ventuno mila euro (11.000 dell’Esprit e 10.000 della Crt), finanziamenti per il futuro».
Le attività: terapia e integrazione
I partecipanti hanno praticato, anche grazie alla cooperativa di guide naturalistiche Habitat, l’escursione in montagna e l’arrampicata.
«Di quest’ultima abbiamo fatto nove uscite indoor e due outdoor: in gioco c’erano la paura, l’altezza e il timore, ma lo sport ha un potere terapeutico, e quindi ha eliminato tutte le problematiche, permettendo di raggiungere alti obiettivi utilizzando la fatica» – ha commentato Monica Seganfreddo, referente del progetto per il DSM.
«Gli obiettivi di questo progetto erano la socializzazione prima di tutti, seguita da collaborazione, condivisione, fiducia reciproca, integrazione al contesto territoriale e superamento dello stigma -ha continuato Davide Francisco, referente del progetto della cooperativa-. Abbiamo scelto queste attività sportive per raggiungere l’auto-organizzazione, le mete e l’autostima, il confronto con i limiti ed il superamento delle difficoltà».
Con questo progetto si è creata una start up, che lavora in rete per rispondere a delle esigenze, «e per farlo abbiamo camminato vicino ai ragazzi, con la multidisciplinarietà, gestendo ansie e paure, verso un futuro migliore – ha proseguito Seganfreddo -. L’auspicio è che la start up vada avanti e non si concluda qui, anche perché c’è anche un discorso di prevenzione in questo progetto: ridurre le ‘cadute’ al malato, perché altrimenti sarebbe difficile fargli ritrovare la motivazione per il futuro».
Riduzione dei ricoveri
A proposito di ricadute, grazie a questo progetto c’è stata una riduzione dei ricoveri (per i maschi, dai 9 ai 3, e da 3 a 2 per il day hospital) e l’inizio di percorsi psicoterapeutici e di orientamenti lavorativi.
Il progetto si è concluso con un video generale su questa esperienza, a cura di Gianluca Rossi dell’Associazione Professionisti dell’Audiovisivo della Valle.
La parte più complicata è stata decidere che immagini mettere, ma in generale, quale parte di ciascuno inserire.
Le testimonianze
«Mi sono sentito accettato e non giudicato grazie a questo gruppo».
«Questo è un progetto formativo che mi ha permesso di parlare della mia patologia, in maniera socievole trasparente».
Ecco due commenti dei protagonisti.
Appuntamento a Courmayeur
Il prossimo appuntamento sarà l’11 maggio, a Courmayeur, per una giornata in cui si potranno sperimentare le esperienze dei ragazzi. Ricordate: progettare una vita nuova, con una malattia, è possibile.
Nella foto, da sinistra, Davide Francisco, Annamaria Di Pede, Monica Seganfreddo, il dottor Valerio Ricci del Dipartimento di Salute Mentale e Roberto Giunta della cooperativa Habitat.
(carol di vito)