Disperato bisogno d’amore
Una nuova rubrica della psicologa Rossana Raso
Non si tratta soltanto delle parole di due famose canzoni italiane, ma di un’essenza che ci caratterizza come umanità, ci accomuna, ma per difesa a volte paradossalmente ci allontana.
Non sempre e non per tutti è “disperato” questo bisogno e molti perciò non lo hanno costantemente sotto gli occhi, poiché l’amore fortunatamente lo hanno conosciuto o lo vivono quotidianamente, quindi non si accorgono di come possa essere un potente motore. Altri non ne sono stati raggiunti o non riescono ad afferrarlo e dunque vi anelano, anche disperatamente.
Non sto parlando però dell’amore romantico o di quello passionale, pur essendo anche questi importanti aspetti e desideri che nutriamo. Parlo invece dell’amore primario, del prendersi cura, dell’accettazione, del calore umano. È questo, ne sono convinta, che ci anima e ci guida durante la nostra intera esistenza e nella ricerca o nel bisogno del quale muoviamo i nostri passi e orientiamo le nostre scelte. Quando non lo si è conosciuto, si è sperimentato troppo poco o in maniera discontinua o distorta può diventare un imperativo di vita che guida e devasta nel lacerante divario tra desiderarlo ardentemente e temerlo profondamente.
Più mi guardo intorno, più scorgo i segni dell’amore o meglio del mancato tale. Si nascondono sotto gli strati di corazza o nelle ferite aperte di coloro che sono stati piccoli bambini non visti nei loro bisogni e nelle loro peculiarità; di infanti che nel disperato bisogno di calore umano si sono resi figure di accudimento di chi non è riuscito a prendersi cura di loro; di bimbi umiliati e sopraffatti che hanno sopportato perverse forme di relazione perché pur sempre qualcosa in confronto al nulla o all’aridità relazionale; di fanciulli soffocati da attenzioni e apprensioni esagerate che hanno iniziato a temere e a nausearsi per quel tipo di vicinanza; di piccini sopraffatti e confusi da attenzioni e carezze inappropriate e devastanti che hanno completamente distorto il loro senso di sé e degli altri e tante tante altre situazioni in cui la ricerca di amore o il terrore dello stesso per come è stato vissuto rappresentano il perno ed indirizzano in maniere alterate il corso della vita.
Nasciamo con il bisogno primario che qualcuno si prenda cura di noi e quando così non va, questo ha ricadute sul nostro senso di noi, del nostro valore, sull’affetto autodiretto e sulla nostra idea degli altri.
Siamo “preda” del bisogno di vicinanza, calore, accettazione, comprensione, ma non ce ne rendiamo conto, a volte lo neghiamo o lo allontaniamo perché disarma, spaventa, lo abbiamo sperimentato come pericolo. Anche quando non così viscerale, il nostro bisogno di relazione ci caratterizza. Per quanto però il percorso si sia alterato insieme alla nostra percezione, non è mai troppo tardi per affrontare ciò che è o non è stato, venirne faticosamente a patti e raggiungere la stima, l’accettazione, l’amore per sé stessi che per lungo tempo inevitabilmente è stato impedito. www.psicologaaosta.com