Consiglio Valle: l’invito a dimettersi ad Augusto Rollandin cade nel vuoto
L’invito a dimettersi al vicepresidente del Consiglio Valle Augusto Rollandin, chiesto via mozione da Rete civica, non ha sortito effetti e la mozione è pure stata rigettata – in barba al voto segreto – con 16 voti contrari, tre astensioni e 15 voti a favore.
La presentazione
Evoca il capogruppo di Rete civica Alberto Bertin «le 30 volte in cui l’attuale vicepresidente del Consiglio Valle Augusto Rollandin è citato nelle pagine dell’ordinanza dell’operazione Geenna di contrasto alla ‘ndrangheta», illustrando la mozione nella quale si invita Rollandin a lasciare lo scranno della vicepresidenza «per lasciare le istituzioni fuori dalle vicende giudiziarie e fuori dalle ambiguità». Evoca ancora il processo Cuomo-Accornero e l’accusa di abuso di ufficio continuato per le lettere di garanzia del Casinò. Per Bertin «nessuna voglia di trasformare il Consiglio in un’aula di tribunale, ma una questione di opportunità. Non è che un invito. A Rollandin la scelta».
«A noi sembrava ragionevole che un piccolo gesto come le dimissioni il consigliere Rollandin l’avrebbe fatto. L’ufficio di presidenza rappresenta tutti i 35 consiglieri» ha aggiunto la collega di movimento Chiara Minelli.
Il dibattito
Tranchant Roberto Luboz (Lega Nord). «Non c’è stato un altro ”coup de théâtre” (si riferisce all’annuncio a sorpresa della costituzione di un gruppo unico Alpe-Uvp): le dimissioni volontarie del vicepresidente Rollandin per un senso di responsabilità verso le istituzioni che rappresenta. La situazione dal 23 gennaio non è certo migliorata. All’operazione Geenna si sono aggiunti altri episodi».
Dura Daria Pulz (Adu) con gli ex colleghi di cammino (Rete civica) che accusa di «aver flirtato con l’attuale maggioranza per ottenere un pezzetto di potere». «Questa mozione a noi pare proprio di bassa lega. I tempi e i metodi di presentazione non ci convincono per nulla. Non scordiamo mai che oltre al vertice esisteva una larghissima base che ha beneficiato del potere di Rollandin. Oggi è quantomeno delegittimata l’intera maggioranza. Questa mozione propone di trasformare quest’aula in tribunale politico e non ci sembra il caso. Queste richieste entusiasmano il popolo. Noi vorremmo lavorare per la comunità. Come aplomb e finesse Rollandin ha molto da insegnare ai colleghi. Sta lui decidere se è opportuno e meno lasciare la vicepresidenza».
Per Luigi Vesan (M5S) «gli viene semplicemente chiesto un passo indietro; per Rollandin credo sia un passo difficilissimo. Non è questa un’aula di tribunale. Noi ci uniamo alla richiesta».
Così Stefano Ferrero (Mouv’). «Cari colleghi non vi aspetterete mica le dimissioni di Rollandin. Non farà la minima piega. Credo che vogliate solo invitare alla riflessione che certi comportamenti dovrebbero comportare un esame di coscienza. Nessuno parla della ‘sacra grolla unita’ la mafia valdostana che fa affari nell’edilizia, nel settore idroelettrico. Questa è la reale situazione della nostra regione. Pure nella consapevolezza che questo resterà un atto formale, voteremo a favore».
Patrizia Morelli (ancora Alpe). «Il rapporto tra politica e morale è un tema cruciale. Riconosciamo ai colleghi Minelli e Bertin di averlo sollevato con coraggio. La questione morale deve essere dibattuta all’interno dei movimenti. Le motivazioni che hanno spinto Alpe ad abbandonare l’Uv sono note; abbiamo sempre stigmatizzato il ruolo di Augusto Rollandin, una presenza forte che ha condizionato la politica valdostana con metodi che non abbiamo mai condiviso. E’ una battaglia politica che abbiamo portato avanti. A Rollandin e al suo Movimento valutare se continuare a ricoprire la carica; le scelte non sono facili ma vanno valutate e rimesse alle singole persone. Come disse Andrione ”Gardons la tête froide”».
Spersonalizza la questione Pierluigi Marquis (Stella alpina). «E’ un tema che non mi appassiona più di quel tanto. La politica e le comunità si interrogano da sempre sull’etica della politica e sull’etica in generale. Io ritengo che sia un tema trattato anche in maniera rumorosa. Non dobbiamo fare pericolose fughe in avanti ma limitarci a riflessioni, fermarci all’oggettività senza andare oltre. Sono contrario alle speculazioni e alle spettacolarizzazioni per un ritorno elettorale. Mi auguro che la giustizia faccia in fretta».
Per Jean-Claude Daudry (ancora Uvp). «Non si deve trasformare il Consiglio in aula di tribunale o buttarla in caciara politica. Noi crediamo che il cuore di questa iniziativa sia nel fatto che dovremo affrontare in modo laico questo tema nel percorso di rifondazione del polo autonomista. Questo è un approccio serio».
Luca Bianchi (Uv). «Ne abbiamo già discusso. C’è una legislazione chiarissima che descrive in maniera perfetta ciò che può fare o non fare un consigliere. Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, lasciamo che le persone possano difendersi. La questione morale la stiamo affrontando all’interno del nostro movimento e a breve avremo un regolamento».
«La legalità si basa su regole ben precise e non su opinioni e soprattutto rispettando le persone». E’ l’intervento lapidario del presidente della Regione Antonio Fosson.