Crisi dell’edilizia: in dieci anni perso 50% della forza lavoro
Nel giorno dello sciopero generale del settore edile, Confindustria, CNA e Confartigianato Valle d'Aosta lanciano l'allarme
Nel giorno in cui a Roma si mobilita l’intero settore, anche Confindustria settore edile, CNA Valle d’Aosta e Confartigianato lanciano l’allarme in merito al «decimo anno di crisi» dell’edilizia.
Ripresa mai arrivata
«C’è un settore in cui la ripresa non è mai arrivata» sottolineano le associazioni in un comunicato congiunto, nel quale vengono elencati i numeri di una crisi senza fine.
«A livello nazionale seicentomila sono i posti di lavoro persi, 120 mila le aziende fallite o chiuse per sempre» sottolineano.
Crisi in Valle d’Aosta
Le associazioni spostano poi il mirino sulla nostra regione, dove le «cifre non sono incoraggianti – dicono -. In dieci anni, il nostro settore che, ricordiamo, incide sul PIL territoriale per un 12% ed eroga annualmente quasi 45milioni di euro di monte salari, ha perso più del 50% della forza lavoro».
Le problematiche sono di vario tipo. «Le imprese hanno dovuto fare i conti, oltre che con una burocrazia sempre più esasperante e con stanziamenti pubblici in infrastrutture ridotti all’osso, anche con la mancata concessione da parte dell’INPS delle casse integrazioni per maltempo» spiegano ancora le associazioni, che poi scendono nei dettagli.
Cig per maltempo
In materia, appunto, di cassa integrazione, Confindustria edili, CNA e Confartigianato vanno giù duro. «Abbiamo riscontrato che la valutazione delle istanze da parte dell’INPS si basa esclusivamente sulle rilevazioni meteo – esclamano -, senza tenere conto delle relazioni tecniche del direttore dei lavori e del coordinatore che motivano l’interruzione dell’attività lavorativa».
Questo criterio comporta non poche conseguenze, visto che «determinate lavorazioni non è possibile attuarle senza pregiudizio per la qualità dei prodotti e dei servizi resi». Allo stesso modo, però, sempre per determinati interventi, non è possibile «svolgerli a giorni alterni in funzione della temperatura registrata – spiegano ancora -. Il settore edile deve rispettare una programmazione e un processo produttivo ben specifico».
Inoltre, la sede valdostana sottolinea che «stante la normativa dell’Istituto in merito alle lavorazioni cicliche, abbiamo comunque bocciato domande in merito a lavorazioni che, stante le condizioni meteo, non possono essere eseguite».
Incertezza fatale
Insomma, alla luce di questo quadro, le organizzazioni di categoria sottolineano come «l’incertezza a cui devono far fronte le nostre aziende aumenta la permanente situazione di crisi del settore – concludono -. Se ai licenziamenti fisiologici sommiamo quelli eventualmente derivanti da una mancata erogazione della cassa integrazione, l’intero settore si troverebbe a dover affrontare una vera catastrofe licenziando tutta la forza lavoro con ricadute pesantissime dal punto di vista economico e sociale».
(al.bi.)