Sarre Exit: cronaca di un divorzio annunciato
In apertura del Consiglio comunale il sindaco di Sarre Massimo Pepellin ha analizzato tutte le criticità dell'associazione di comuni con Saint-Pierre
Sarre Exit, ossia cronaca di un divorzio annunciato.
Sono proprio “exit“, come la Brexit, e “divorzio“, per un’unione «coatta», le parole che il sindaco, Massimo Pepellin utilizza più volte nell’analisi sull’associazione di comuni tra Sarre e Saint-Pierre.
Analisi che ha aperto i lavori del Consiglio comunale di questo pomeriggio, giovedì 21 febbraio, a Sarre. In sala, tra gli uditori, gran parte della giunta comunale e due consiglieri del Comune di Saint-Pierre.
La relazione del sindaco
Pepellin inizia ricordando gli ottimi rapporti tra i due comuni. Gli unici ad aver dato completo adempimento ai dettami della legge 6 che prevedeva l’associazionismo tra Comuni per una razionalizzazione delle risorse e delle spese.
Presto però i nodi arrivano al pettine.
«L’amministrazione comunale di Saint-Pierre, con cui condividiamo uffici e spazi comunali, è stata investita da vicende che non posso dire non abbiano avuto ripercussioni sull’amministrazione di Sarre» dice il sindaco Pepellin facendo riferimento all’operazione Geenna che ha portato in carcere l’assessora di Saint-Pierre, Monica Carcea.
«Mi auguro che la signora Carcea possa chiarire positivamente la sua posizione, rilevo però che quanto sta accadendo nel Comune di Saint-Pierre ha comunque riflessi negativi sul Comune di Sarre in termini organizzativi e di funzionalità amministrativa dell’ente, mettendo in evidenza le debolezze di una normativa che ha costretto grandi comuni, per la Valle d’Aosta, a condividere uffici, responsabili di servizio e dirigenti».
L’affondo di Pepellin
Pepellin prosegue dicendosi stupito di come «leggendo notizie di stampa» emerga che il Comune di Saint-Pierre sembra «abbia subìto l’unione coatta con Sarre e che la convenzione dei servizi bibliotecari sembra essere oggi una priorità per alcuni di loro». Il sindaco non ci sta e ricorda come all’atto della sigla delle convenzioni per i servizi associati Saint-Pierre fosse «in uno stato di paralisi amministrativa» e come «grazie all’intervento e alla dedizione dei servizi dell’ufficio contabilità e dell’ufficio tecnico di Sarre, il Comune di Saint-Pierre sia riuscito a redigere un bilancio e a chiudere un rendiconto».
Il sindaco insiste ricordando il rischio commissariamento per entrambi i comuni per le difficoltà di predisporre i rendiconto, la «continua emorragia del personale dipendente», il «silenzio da parte dell’amministrazione di Saint-Pierre sull’enorme lavoro svolto in questi anni per dare attuazione alla legge».
«Francamente mi ha stupito il fatto che l’associazione delle biblioteche, o meglio il fatto che Sarre si presti nuovamente a fornire unilateralmente un servizio al Comune di Saint-Pierre, possa essere visto come l’unico elemento positivo di un matrimonio “coatto”».
«Fino a oggi Sarre ha taciuto e sofferto, ma dopo tre anni di operatività non può che trarre un bilancio negativo sui risultati ottenuti dall’associazionismo dei comuni – insiste Pepellin -. Dipendenti stressati e insoddisfatti. Raddoppio di responsabilità a fronte di incrementi retributivi praticamente nulli. Efficacia ed efficenza dell’azione amministrativa dimezzata. Personale che fugge dagli ambiti comunali e va a rinforzare la schiera di dipendenti regionali partecipando a dei concorsi che alla fine lasciano i migliori insoddisfatti».
La “dote” di Sarre nel “matrimonio”
Il sindaco fa poi notare all’assemblea i servizi erogati dal suo Comune nell’ambito dell’associazione: ufficio di segreteria, contabilità, ufficio tecnico e tecnico-manutentivo, servizi socio-assistenziali, messo comunale.
«Direi che Sarre abbia ampiamente contribuito alla riuscita del “matrimonio”».
Le conclusioni
Pepellin conclude parlando in un bilancio -chiaramente- negativo sulla legge 6/2014. «L’amministrazione di Sarre sta facendo i dovuti approfondimenti e valutando attentamente anche una Sarre – Exit e da questa assise lancia un grido di allarme: non è possibile, in questo quadro normativo, far lavorare e garantire efficenza a due comuni di grandi dimensioni. Mi aspetto che chi di dovere agisca di conseguenza per porre rimedio a una legge che ha manifestato e sta manifestando sempre più tutti i sui limiti».
La reazione della minoranza
«Spiace che il grido d’allarme che avevamo lanciato a suo tempo non sia stato ascoltato – commenta Nelly Celesia, capogruppo di minoranza -. Abbiamo subìto l’associazione con Saint-Pierre, abbiamo subìto una legge caduta dall’alto che il Celva ha approvato senza troppo approfondire e alla quale noi avevamo votato contro. Forse avremmo dovuto andare un po’ più con i piedi di piombo dal momento che si sapeva che Saint-Pierre aveva una situazione problematica. Questa analisi ci fa dire che questa associazione non s’ha da fare. Speriamo in una revisione del Celva e che Sarre possa sciogliere questa unione. Che ci lascino amministrare come abbiamo sempre fatto».
Celesia sottolinea però come queste difficoltà non abbiano «nessun nesso con le vicende che Saint-Pierre sta attraversando».
L’amarezza del sindaco di Saint-Pierre
Ad ascoltare l’analisi del sindaco Massimo Pepellin, tra il pubblico, anche Paolo Lavy, sindaco di Saint-Pierre.
«Le difficoltà sono reali, concrete e sotto gli occhi di tutti – dice al termine del Consiglio -. Non condivido i modi e i tempi. Avevamo chiesto una giunta congiunta proprio per discutere di quanto abbiamo appreso dai giornali, cioè l’intenzione di Sarre di scindere l’associazione, ma ci è stata negata. Non so se si tratti di è un’esternazione che finirà qui, certo è che il sindaco dovrà assumersi le responsabilità di quanto detto».
(erika david)