Tragedia di Aymavilles, palloncini bianchi al cielo per salutare gli angioletti Nissen e Vivien
Tanti palloncini a forma di cuore liberati verso il cielo. Le parole struggenti che la cugina di Marisa Charrère rivolge a lei e ai piccoli Vivien e Nissen. Le note, voce e chitarra, dell’Hallelujah di Leonard Cohen. E ancora i tanti amici e compagni dello sci club Drink, rigorosamente composti nel loro dolore con indosso i colori sociali; le maestre con gli occhi pesti per le tante lacrime versate.
Papà Osvaldo Empereur sorretto e confortato dalle persone più care, anche nel tragico momento in cui, in ginocchio, dà l’ultimo saluto alle bare. E, infine, i tanti abbracci: tra amici, conoscenti e appartenenti a una comunità che deve ripartire e che ha deciso di riempire chiesa e sagrato per farsi forza e dire: sì, vi siamo vicini, ci siamo anche noi in questo momento. Sono le immagini del funerale celebrato domenica 18 novembre ad Aymavilles, servito per dare un ultimo, commovente, saluto alle vittime della tragedia familiare avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì, in quella casa a pochi passi dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re, dove una madre ha prima posto fine alla vita dei suoi due figli, per poi riservarsi lo stesso destino, affidato a un’iniezione fatale.
Il discorso
«Marisa, tanti pensieri corrono» è l’inizio del discorso che Gabriella Cuc, nipote di nonna Maria, ha voluto dedicare alle vittime. «Ci sei sempre stata per noi e la nostra famiglia. La sofferenza che hai sopportato da sola ha stretto il cuore» ha scandito con la voce rotta la donna, che ha poi proseguito: «Noi siamo tanti qui. E vi chiedo di esserci vicini. Siate vicino a Laura, Mauro, Sandro, Osvaldo e zia Maria. Ci saranno degli angeli che veglieranno su di loro, ma hanno bisogno».
Le parole diventano, poi, una sorta di appello: «Non restiamo soli. Chiedere aiuto o piangere non è un segno di debolezza. Impariamo a non stare da soli, a sorridere, e anche solo a dire buongiorno». La conclusione è più simile a un monito: «Non apriamo la bocca per dire cose che fanno più male di una sberla, preghiamo, apriamola piuttosto per pregare» e, soprattutto, «non giudichiamo, solo il buon Dio giudica. Marisa, ora sei in pace con Vivien e Nissen, con Paolo e papà. Papà, dacci la forza di camminare, di aiutarci e andare avanti tutti. Grazie Marisa».
La predica
A officiare la messa, don Renato Roux, da poco nuovo parrocco di Aymavilles e già di fronte a una sfida non facile. «Come ogni domenica siamo in tanti intorno a questo altare – ha esordito -. Ma oggi più che mai sentiamo la presenza in questo gesto, per condividere il momento di dolore e di apertura alla realtà della vita eterna». E poi la predica. «Nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie ci si ritrova nei momenti di festa e nei momenti difficili, di sofferenza, dove siamo chiamati a vivere una grande solidarietà».Una solidarietà che è arrivata addirittura con una telefonata «dal Brasile», per quello che è «uno dei momenti più tristi di questa comunità» ha continuato, parlando del «silenzio e delle preghiera» come le sole cose da mettere in atto in questi attimi. «Ma come nuovo parroco ho il compito di portare luce e speranza in un momento di dolore infinito. Di fronte a queste tre bare le parole sono insignificanti e io balbetto, ma ho una parola di speranza, che mi sta nel cuore, da dire a voi che soffrite un distacco così violento, una parola che arriva dal Signore: io sono la resurrezione e la vita – ha proseguito -. I vostri cari non sono nel nulla, ma sono andati verso il Signore».
Poi, la conclusione: «Vorrei rivolgermi ai ragazzi che si preparano alla Prima Comunione con Vivien; lui sta facendo la sua più bella Comunione, è alla tavola del Signore – ha chiosato don Roux -. Guardate dietro di voi. Vedete i due angeli vicino al Cristo Re? Sembra una cosa casuale, ma nel 1975, nonno Federico li aveva donati alla Chiesa, dopo che erano stati rubati: ora, ogni volta che entrerete in chiesa, guardateli, Vivien e Nissen sono angeli che ci aiutano dall’alto del cielo».
(alessandro bianchet)