Impegno civico: qualche scricchiolio, Rete Dem porta scompiglio
Non è piaciuta a una parte di Impegno civico l'adesione di alcuni sostenitori al progetto Rete Dem - Elio Riccarand e Fabio Protasoni in testa - e in 62 hanno firmato un documento; tenuti all'oscuro i consiglieri regionali Chiara Minelli e Alberto Bertin
All’interno di Impegno civico urge un chiarimento. Non è piaciuta a una parte di Impegno civico l’adesione di alcuni sostenitori al progetto Rete Dem – Elio Riccarand e Fabio Protasoni in testa – e in 62 hanno firmato un documento.
A confermarlo è Alexandre Glarey. «E’ la risposta alla costituzione di Rete Dem. Non abbiamo bisogno di partiti nuovi perché già esiste Impegno civico, la vera novità nel panorama politico regionale» chiarisce. Tra i firmatari anche la consigliera regionale di Ic Daria Pulz ma non i suoi colleghi Chiara Minelli e Alberto Bertin.
Minelli, tenuti all’oscuro
Minelli, contattata dice: «nessuno ci ha chiesto nulla e non ne sapevo nulla. Sono cascata dalle nuvole». Ammette di non aver messo al corrente del documento i due consiglieri regionali di Ic Glarey che tuttavia non dà spiegazioni e parla genericamente di «risposta autogestita» e si affretta a dire «nessuna scissione ma l’invito a un confronto interno». Minelli certo era al corrente del percorso di Rete Dem e Bertin è un acquisto dell’ultima ora. Forse i motivi per i quali sono stati tenuti ai margini. Minelli ribadisce «fin dall’inizio ho lavorato e lavorerò per l’applicazione del programma di governo di Impegno civico che condivido».
Rete Dem crea confusione
Torna a ripetere Glarey: «l’adesione di alcuni di Ic a Rete Dem ha creato confusione tra i nostri candidati e i nostri elettori, il nostro documento parla all’esterno ma anche all’interno. E’ un invito al confronto nulla di più».
Il documento
«In tanti hanno visto e vedono in Impegno civico la vera e autentica novità nel panorama politico regionale. Sarebbe incomprensibile se smettessimo di cercare e proporre alternative rispetto all’intolleranza che si fa sempre più strada nella nostra società, così come se, per contrastare quell’intolleranza, cercassimo alleanze con quegli stessi pezzi di apparato politico che, colpevolmente e senza dare segni di ravvedimento, hanno creato il disagio sociale che l’ha alimentata». Il dito è puntato contro quel punto programmatico di Rete Dem che punta ad aggregare le forze progressiste – aggettivo di cui sono fregaiti Uvp e Alpe e i Verdi, con il gran manovratore Riccarand, che vi erano confluiti – per un governo alternativo. «Nessuno ci ha proposto di entrare in una maggioranza alternativa» sottolinea Minelli. Certo è che un tempo antico Riccarand non ha disdegnato di governare con l’Uv.
Prosegue il documento: «in qualità di candidati e sostenitori del progetto chiediamo che l’impegno e il programma siano rispettati, senza cambiamenti di rotta che costituirebbero un tradimento degli elettori. Rifiutiamo, in particolare, l’idea di rendere IC e il suo progetto contendibili, di doverci dividere tra sostenitori di una linea progressista e una linea radicale, come è stato da alcune parti auspicato. Di fare, cioè, quanto attraverso IC ci eravamo impegnati a smettere di fare». Il chiarimento interno – come auspicato da Glarey – sarà a stretto giro di posta.
(da.ch.)