Quart: l’addìo a Matteo Saulle, «la preghiera per rispondere al vuoto e al dolore»
Centinaia di persone hanno partecipato nel pomeriggio ai funerali del dodicenne morto venerdì pomeriggio in un incidente sulla strada verso il castello quartin.
Le magliette viola dei tanti bambini, ragazzi, tecnici e dirigenti dell’US Quart; il bianco delle decine e decine di mazzi di fiori, degli amici, dei colleghi del papà, del gruppo Junior della parrocchia, dei compagni di scuola, delle società sportive.
Una bella foto di Matteo, scattata in occasione della Cresima, sorridente nel suo bel completo chiaro.
La musica commovente dei giovani musicisti dell’Orchestra Suzuki che hanno voluto omaggiare il loro compagno, virtuoso del violino.
Tante lacrime, tante ragazzine abbracciate in pianti inconsolabili.
Una comunità sgomenta che si interroga e piange un ragazzino educato, simpatico e gentile, come tanti lo hanno ricordato commossi.
Centinaia di persone hanno partecipato oggi pomeriggio ai funerali di Matteo Saulle, il dodicenne di Quart scomparso venerdì pomeriggio, in un incidente sulla strada che porta al castello quartin.
Matteo Saulle
La chiesa di sant’Eusebio è riuscita ad accogliere solo una piccola parte della comunità e degli amici che hanno voluto testimoniare la vicinanza alla famiglia Dufour-Saulle, gli affranti genitori Barbara e Michele, alla sorella Marte, alle zie.
Nei banchi ai lati dell’altare, don Sergio ha voluto accanto a sé i ragazzi di Quart; tutte viola le prime file, occupate da tanti bambini e ragazzi della società sportiva di casa, dove Matteo militava nella squadra U14 provinciale.
La messa
«Ecco il tuo posto» è il canto con il quale la cantoria parrocchiale diretta dal Maestro Efisio Blanc e accompagnata all’organo da Myriam Brocard ha accolto Matteo.
«Il 26 marzo 2006 Matteo è entrato in questa chiesa per il Battesimo – ha ricordato il parroco di Quart don Sergio Rosset, che ha concelebrato la funzione con tre sacerdoti – è stato il mio secondo Battesimo; lo abbiamo accolto proprio con questo canto. E Matteo è tornato in questa chiesa, con questo canto, lo scorso maggio, per la Confermazione. Oggi ricantiamo «Ecco il tuo posto», oggi è più difficile, quel posto è quello che il Signore ha preparato per te. Lo ringraziamo il Signore, per averti dato come dono prezioso a mamma, papà, ai tuoi compagni di scuola, di gioco e di sport».
Don Ugo Reggiani ha letto il Vangelo secondo Matteo; «Gesù vide un uomo chiamato Matteo e gli disse ‘seguimi’. Quell’uomo si alzò e lo seguì».
Le parole di don Sergio
«Cosa dirvi? – ha detto don Sergio – le mie, le nostre parole non sono niente, possiamo solo tentare di aiutarvi a vivere questo momento di distacco con attenzione, con delicatezza. Forse la preghiera e il silenzio sono la vera vicinanza che possiamo esprimervi e che vi può aiutare. Perché succedono queste cose? Tanti di voi, l’altra sera, durante il Rosario me lo hanno chiesto. Non ho una risposta, non lo so. Vi dico però che il Signore ci dà la vita, il Signore non fa nulla per caso.
Nella nostra vita riceviamo dei doni, tante volte non ce ne accorgiamo o lo facciamo solo quanto ci vengono tolti.
Perché la morte? Perché il dolore? Perché la vita allora, vi dico io, perché il Signore ha un disegno misterioso per ognuno di noi. Qualche volta siamo troppo distratti da tante cose, facciamo fatica. Forse tanti di voi, non sarebbero neppure entrati qui in chiesa. Forse il Signore ci sta invitando a fermarci, a riflettere. Non è stato un anno facile per la nostra comunità – ha proseguito don Sergio – prima una ragazza di 18 anni alle prese con un trapianto di cuore, poi un bambino caduto dal balcone – la mamma è stata qui ieri, ‘per noi è stato un miracolo, perché non poteva essercene un secondo per Matteo? – mi ha chiesto’. E ancora un papà che se n’è andato e oggi Matteo. Cosa vuole dire il Signore a questa comunità?
Forse ci vuole dire di riscoprire la bellezza dei rapporti umani, di ascoltare chi ci sta vicino, di dare retta al nostro compagno di banco invece di perdersi dietro ai messaggini del telefono.
Forse il Signore vuole ricordarci che siamo fragili, che dobbiamo fermarci qualche volta.
Matteo ha terminato il suo cammino qui e adesso è accanto al Signore. Barbara, Michele, Marta, tutti noi sentiamo un enorme vuoto, ma Matteo è qui con noi, lo portiamo nel nostro cuore.
Non abbiamo tante cose di dirgli, apriamo a lui il nostro cuore. Un angelo, una stella…
Matteo è in Paradiso e ci aiuterà, se sapremo tendergli la mano, il Signore ce lo ha donato e ce lo lascia, anche se in un modo diverso da come è stato sino a oggi».
Don Sergio ha esortato il Signore a stare accanto ai genitori, ai compagni di scuola, di sport e agli amici, «Signore stai accanto a quei ragazzi che erano con lui in quell’ultima corsa e stai accanto all’uomo che era alla guida di quella macchina. Signore, aiutaci a non farci domande ma a fidarci di te».
Il ricordo di don Ugo
«Matteo ha lasciato un segno – ha ricordato don Ugo Reggiani – intanto un segno sul mio casco e quando lo guardo non posso che pensare a lui.
Gesù ha chiamato Matteo nel giorno del suo onomastico e questo è un altro segno. Matteo è morto a poche centinaia di metri dal monastero, dove giovani donne trascorrono le giornate in preghiera. Anche questo è un segno, che mi aiuta a percorrere la strada della preghiera. Il Signore ce lo dice attraverso Matteo, la vita è un dono e Gesù ci invita a tenere accesa la lampada del nostro cuore».
(cinzia timpano)