Nomine Aps: polemica e scambio di accuse tra Donzel e Centoz
Il sindaco di Aosta risponde all'accusa di una politica partitocratica e spartitoria del già segretario del PD Raimondo Davide Donzel, oggi coordinatore di Area Democratica-Gauche Autonomiste.
E’ scontro per le recenti nomine nel CdA dell’Aps di Aosta.
Per le recenti nomine (Antonella Barillà e Marco Calchera, con Antonio Carlo Franco alla presidenza), i coordinatori dell’associazione culturale e politica ‘Area democratica-Gauche Autonomiste’ puntano il dito e neanche velatamente contro il sindaco di Aosta Fulvio Centoz.
«Con rammarico riscontriamo che il metodo è sempre lo stesso – commentano Raimondo Davide Donzel e Gianni Champion – evidentemente le sconfitte elettorali non hanno insegnato nulla. Che senso ha riempire i vari CdA con i non eletti o con uomini del proprio movimento, privando la società civile di spazi di professionalità che da tampo rivendica. E’ grave inoltre – continuano Donzel e Champion – che il sindaco del comune di Aosta ripeta gli stessi errori commessi nel recente passato, i quali hanno favorito e continuano a favorire l’allontanamento dei cittadini dalla politica, percepita sempre più come partitocratica e spartitoria».
Secondo i coordinatori di Area democratica-Gauche Autonomiste, l’appello a promuovere figure professionali espressione della società civile valdostana da loro promosso è caduto nel vuoto.
«Noi non assisteremo in silenzio all’ennesio triste siparietto della tragedia che si sta consumando nel comune di Aosta; abbiamo chiesto e continueremo a chiedere discontinuità di metodo e di contenuti, sia a livello comunale che regionale» – concludono Donzel e Champion.
La replica del sindaco di Aosta
Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Aosta Fulvio Centoz che ha affidato alla sua pagine Facebook un lungo e pungente commento, ricordando in più occasioni, la condanna in via definitiva per peculato di Raimondo Davide Donzel.
«Guarda guarda da chi arriva la polemica – scrive Centoz – appare francamente assurdo che un condannato in via definitiva per peculato (cioè – in pratica – per aver rubato soldi pubblici) si permetta di contestare le scelte effettuate dal sottoscritto dopo un ampio percorso di condivisione con le forze politiche che sostengono la maggioranza. Stupisce ancora di più che lo stesso metta in discussione le nomine fatte in Aps dopo che il bando pubblico pubblicato (che evidentemente il condannato per peculato non ha letto) richiedeva, sia per i componenti del CdA, sia a maggior ragione per il presidente del CdA, requisiti di competenza oltre a specifiche competenze manageriali che tutti e tre i componenti possiedono».
A proposito dell’accusa di aver contribuito ad allontanare i cittadini dalla politica perchè percepita sempre più partitocratica e spartitoria, Centoz replica: «mi verrebbe da chiedere quali siano questi comportamenti e soprattutto mi verrebbere da chiedere al condannato per peculato cosa mai lui abbia fatto di così meritocratico quando era assessore regionale e si è trovato ad affrontare nomine di natura politica: ha fatto concorsi pubblici? Ha scelto in base al merito?».
L’analisi di Centoz si spinge sulla situazione disastrata del PD valdostano dopo la batosta elettorale del 20 maggio scorso.
«Spiace constatare come dopo aver distrutto il Partito Democratico della Valle d’Aosta – si appresti a voler destabilizzare il comune di Aosta».
Centoz prosegue la sua analisi: «Indubbiamente se il PD valdostano ha perso il 50% dei voti alle ultime elezioni regionali rispetto al 2013 la colpa è di un’intera classe politica, compreso il ssottoscritto – fa ammenda Centoz – Ma se non siamo riusciti a raggiungere il quorum, la responsabilità ha un nome e un cognome, anzi due nomi e un cognome – è la frecciata del sindaco del capoluogo. Qualcuno – che lo ha ammesso anche candidamente – che ha prefrerito fare campagna elettorale per altri movimenti».
«Non si rende conto, il condannato in via definitiva per peculato, che così distrugge l’unica alternativa a questo governo di destra? Quale sarà il risultato di queste polemiche? Ci ha pensato? Conoscendolo, credo proprio di sì, ma forse, molto più modestamente, se avesse avuto un posticino al sole ora non sarebbe a sbraitare gratuite falsità» – conclude Centoz con un hashtag ‘poveruomo’.
Nella foto, Raimondo Donzel (a sinistra) e Fulvio Centoz (a destra), in occasione dell’inaugurazione della Fiera di sant’Orso 2016.