Inchiesta Casinò: tutto partì da indagini sul riciclaggio
L'udienza preliminare per truffa e falso in bilancio nei confronti della Regione si terrà martedì 31 luglio; otto gli imputati
E’ partita da «indagini relative a una presunta attività di riciclaggio di denaro presso la casa da gioco» l’inchiesta per truffa e falso in bilancio sui 140 milioni di euro di finanziamenti pubblici erogati al Casinò de la Vallée tra il 2012 e il 2015, che martedì 31 luglio vedrà andare in scena l’udienza preliminare davanti al gup di Aosta Paolo De Paola.
Questo il primo aspetto che emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm Eugenia Menichetti, che porterà in aula l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin (anche in qualità di ex assessore al Bilancio, difeso dall’avvocato Giorgio Piazzese), gli ex assessori al Bilancio Mauro Baccega (Gianni Maria Saracco) ed Ego Perron (Corinne Margueret), gli amministratori della casa da gioco Luca Frigerio (dal 2008 al 2015; difeso dai legali Maria Chiara Marchetti e Cesare Cicorella) e Lorenzo Sommo (dal 2015 al 2017; legali Federica Gilliavod e Saverio Rodi) e i rappresentanti del collegio sindacale della Casinò de la Vallée spa, Fabrizio Brunello (Corrado Bellora), Jean Paul Zanini (Maria Rita Bagalà) e Laura Filetti (Maria Rita Bagalà).
Le ricostruzioni della Procura
Con la RAVA come parte offesa e il Casinò considerato anche ente responsabile, il sostituto procuratore Eugenia Menichetti ricostruisce le tappe che hanno portato al rinvio a giudizio, in un inchiesta che, dopo le fasi iniziali legate al presunto riciclaggio, si è ben presto imbattuta in «elementi indiziari in ordine a una ipotesi di truffa» ai danni della «Rava, da parte del management della casa da gioco, di concerto con alcuni esponenti della politica valdostana».
Un danno economico patrimoniale
In base alle indagini, sarebbe emerso come «l’assessore al Bilancio» nelle persone di «Ego Perron, Mauro Baccega e Augusto Rollandin» insieme al «Presidente della Giunta (Rollandin ndr.)», nonostante sapessero «la disastrosa situazione economico finanziaria» della casa da gioco, abbiano «favorito l’erogazione di ingenti finanziamenti» da parte della Regione e in favore della «controllata» provocando un «danno economico-patrimoniale».
«Bilanci falsificati»
Secondo il pm, dal 2012 al 2015 sarebbero stati erogati «140 milioni di euro alla sua controllata»,fatto che richiede «la necessità di sondarne le ragioni», ma soprattutto emergerebbero «bilanci della società che erano stati artatamente falsificati, con la compiacenza del collegio sindacale» con lo scopo di presentare a «Consiglio e Giunta Regionale» una condizione «economica più solida di quella reale» e quindi «idonea» a giustificare «l’erogazione di così ingenti somme di denaro».
«Dare sollievo»
Questi finanziamenti, sempre secondo Menichetti, venivano «giustificati» con la necessità di «sostenere» «il piano di sviluppo» di Casinò e hotel, poi «i maggiori oneri» e poi ancora per «dare aiuto economico a una società» ritenuta «di interesse pubblico». Insomma, l’intento più volte fatto trasparire è quello di «dare sollievo a una società» che si trovava «in un momento di difficoltà», nonostante «attendibili prospettive di ripresa». Peccato che la realtà parlasse di «uno stato di grave dissesto».
«Convincimento circa la bontà degli investimenti»
Il pm punta il dito anche contro gli interventi relativi ai «tassi di interesse stabiliti nei contratti di mutuo» dei primi due finanziamenti. Questi, passati dal 6%, al 3.28% e poi ancora diminuiti all’1% «in spregio a qualsiasi logica economica e di buon andamento dell’azione amministrativa contabile», fanno presupporre all’accusa l’esistenza di un «convincimento» del governo regionale «circa la concretezza delle prospettive di ripresa». Convincimento che, però, sarebbe dipeso «dalla falsa rappresentazione delle condizioni economico finanziarie del Casinò» data da «organi societari», dall’«assessore al bilancio con delega al casinò di volta in volta in carica», nonché da «Rollandin», considerato dal pm come «figura di indiscusso rilievo nelle decisioni concernenti la casa da gioco, nonché profondo conoscitore delle reale condizione».
«Maquillage dei bilanci»
Insomma, dalle indagini sarebbe emersa in tutta la sua chiarezza la «totale inattendibilità dei piani di sviluppo», i cui «dati» erano semplicemente il risultato di «un’operazione di maquillage dei bilanci» a partire dal 2012. Nel caso della casa da gioco, infatti, «le perdite erano sostanzialmente strutturali» e non vi era nemmeno la «probabilità del loro recupero», trovandosi di fronte a una «prospettiva di tornare in utile» praticamente «assente».
«Falsità aumentata in misura esponenziale»
Sempre secondo il pm, il fatto di ricorrere «all’utilizzo delle imposte anticipate dall’anno 2012», avrebbe creato una «falsità» che sarebbe poi «aumentata in misura esponenziale da un esercizio all’altro», visto anche il «mancato riassorbimento di quelle già utilizzate». A riprova di questo, Eugenia Menichetti cita il bilancio «2016», redatto dopo l’interessamento della Corte dei Conti. Questo avrebbe spinto a «non stanziare imposte anticipate» arrivando così a una «grave perdita di 46.590.382 euro».
Secondo la procura, per concludere, di tutta questa situazione sarebbero stati a conoscenza «gli assessori con delega al casinò», che grazie anche ai «bilanci», ai «prospetti acquisiti» e alle rappresentazioni «in aula consiliare» avrebbero convinto i componenti di Giunta e consiglio regionale «circa la bontà degli investimenti».
(al.bi.)