Uv, noi contro il resto d’Italia, siamo noi gli autonomisti
Non ci sta il Leone rampante a fare il capro espiatorio e va all'attacco di Lega e M5S, di Uvp e di Alpe dura e pura ma con condannati in lista
Si sente sola contro il resto d’Italia e in stato di assedio l’ Uv, ma non demorde, e rivendica «siamo noi gli autonomisti». Per intanto riempie la sala del Giacosa ad Aosta, gremita in tutti i suoi ordini di poltrone, per il suo comizio finale il 17 maggio sera. Una cosa che è raro vedere. Non accetta la situazione che si sta delineando, ma non accetta neppure di essere il capro espiatorio di questa situazione complicata che si è venuta a creare.
Ennio Pastoret non rinuncia neppure a precisare le vicende che hanno coinvolto il loro leader, Augusto Rollandin (per il quale scatta l’applauso di 10 minuti): «Guardate che siamo sotto assedio, ma i magistrati hanno detto chiaramente che si tratta di un avviso che hanno terminato le indagini non una condanna, lo dice il procuratore stesso». E poi attacchi, perché il pericolo Lega e il pericolo 5 Stelle incombono e lo si sente palpabile nel fatto che molti dei discorsi mirano proprio a quello, a dire che gli autonomisti veri sono gli unionisti, «non quelli della Lega che vogliono le macro regioni». E che un voto 5 stelle è da incoscienti perché «non si può dare in mano la Valle d’Aosta a chi la governerà da Roma». «Siamo noi contro il resto d’Italia – è il grido di un candidato – …siamo noi gli autonomisti veri. Gli altri sono fotocopie sbiadite, sono cloni».
Uv, programma credibile
Ce n’è per tutti. Bruno Giordano ricorda: «Il nostro è un programma credibile e realistico, che mira al futuro sentendo il passato e stando con i piedi per terra» e perché sia ben chiaro aggiunge «mi scuso con voi, ma non vi porteremo con il TGV a Parigi». Insomma anche gli ex-alleati devono pagare qualcosa. E, senza mai citarla, dice ad Alpe «quella che fa sempre la prima della classe e poi ha i condannati nella sua lista». Qualche accenno critico qui e là lo si coglie. «Occorre inaugurare un nuovo ciclo di persone», dice un candidato, ma in genere l’autocelebrazione ha la meglio, come normale in un comizio.
«Siamo da 72 anni uguali, con lo stesso simbolo senza sfumarlo o dorarlo» è il ritornello. Ma poi torna il timore di un successo leghista, di un boom 5 Stelle e Pastoret precisa con forza: «Non possiamo lasciarci governare da Roma o da Milano. I nostri problemi sono qui e le soluzioni anche». E, quindi, ecco l’appello ad andare a votare e a portare a votare Uv quante più persone si riesce «perché se sparisce l’Uv sparisce l’autonomia».
(bruno fracasso)