Crisi Valtur, sciopero dei lavoratori del villaggio di Pila
I lavoratori del villaggio Valtur di Pila oggi sono in sciopero. In funzione le cucine, ma niente servizio in sala e nelle camere. «Dobbiamo ancora percepire lo stipendio di febbraio e siamo davvero stufi dei continui rinvii; abbiamo i nostri impegni personali e ormai non crediamo più a quello che ci viene detto, perché sono solo scuse per prendere tempo», dicono alcuni lavoratori che chiedono l’anonimato.
A incrociare le braccia sono almeno una quarantina tra addetti alle pulizie, lavapiatti, personale ai piani e camerieri dipendenti della cooperativa TSC, società che garantisce a Valtur i servizi alberghieri, tranne quelli delle cucine (cuochi), dell’animazione e del ricevimento che sono gestiti direttamente dal tour operator, il quale – lo ricordiamo – versa in stato di crisi, tanto da aver manifestato l’intenzione di ricorrere a un concordato preventivo. Proprio gli addetti al ricevimento e coloro che hanno maggiori contati con gli ospiti sono tra i lavoratori maggiormente in difficoltà, poiché devono rispondere alle molte domande (e lamentele) degli ospiti.
«L’albergo di Pila è pieno; sono di ieri gli ultimi arrivi ed è tutta la stagione che abbiamo una occupazione di circa 600 persone; noi lavoriamo sodo per l’azienda, e per questo vogliamo essere retribuiti – concludono sconsolati i lavoratori -. Alcuni colleghi, stanchi di attendere e con prospettive altrove, si sono già licenziati».
La crisi di Valtur
Non c’è nessun piano di ristrutturazione per Valtur, ma solo un concordato preventivo liquidatorio. L’azionista, il fondo Investindustrial, «non continuerà a investire ma rinegozierà i contratti e cederà ciò che riesce a cedere. Non c’è un investitore pronto a comprare tutto il perimetro, l’intenzione è quella di liquidare pezzo per pezzo e chiudere». Così Luca de Zolt della Filcams-Cgilnazionale al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico del 15 marzo, aggiungendo che l’azienda ha annunciato l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo.Per i sindacati (e i lavoratori) lo spauracchio è uno e uno solo: lo spacchettamento di Valtur. Con il concordato preventivo e la possibile liquidazione della società resterebbe una scatola vuota, dentro la quale non sarebbe conferito neanche un villaggio viste le pendenze pregresse con i proprietari delle strutture. Visti i tre resort, Marina di Ostuni, Marilleva e Pila, conferiti a gennaio dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi a Cassa Depositi e Prestiti. Oltre al Tanka di Villasimius tornato all’Enpam, attraverso un fondo gestito dalla sgr Antirion. «Ciò renderebbe Valtur priva di appeal anche per un potenziale investitore interessato a subentrare», rileva Luca De Zolt di Filcams Cgil.
(re.newsvda.it)