Il diritto di non essere madre
Della dottoressa Rossana Raso
C’è poco da fare, quando una donna si avvicina alla trentina (anno più, anno meno), iniziano inesorabili le domande ed i commenti non richiesti sulla sua intenzione di avviarsi verso la maternità. Si passa da innocenti << a quando un bel bambino?>>, ad inopportuni <<ma che cosa aspetti a fare un figlio? Tra non molto sarai troppo vecchia!>>. Che si tratti di bonaria ingenuità o di antipatico ficcanasare comunque, il denominatore comune resta lo stesso: la datata ed ingiustificata convinzione che la donna debba per forza essere madre o desiderare di divenire tale. Non è tanto il modificarsi della società e dei suoi ritmi ad introdurre questa “novità”. In fondo, le zitelle sono sempre esistite e, come indica il nomignolo, additate. Attualmente, anche se forse meno pronunciato, un velo di “giudizio” e di ingiustificata diffidenza continua ad aleggiare. Galeotto è forse il mito dell’istinto di maternità. Io non credo che esista realmente una innata ed universale spinta a diventare madri. Certo, evoluzionisticamente parlando, la ricerca della prole ha perfettamente senso. Ma da lì a dire che tutte le donne lo desiderino, ne passa. Non è automatico che per il solo fatto di essere donna si cerchi una progenie, si amino i bambini e/o se ne faccia una priorità di vita. Come per tutte le altre scelte e progetti esistenziali, quella della maternità può e deve essere tale. Decidere di mettere al mondo un figlio, dedicarsi alla sua cura e crescita e rendersi responsabile dei suoi apprendimenti e conquiste non deve derivare da un’imposizione, da un “si fa così” o dal desiderio di non essere giudicata diversa o di non sentirsi un pesce fuor d’acqua. Da tutto ciò infatti rischiano di derivare soltanto una genitorialità infelice, vicende problematiche e una vita vissuta come non propria. Non entro qui ovviamente nel merito di casi particolari che sottendono tutto un mondo alle loro spalle, né di quelle dolorosissime situazioni in cui quello di avere un figlio sia un desiderio che non riesce a trovare realizzazione per svariati e seri problemi. Su questo tema mi soffermerò in un’ulteriore trattazione. Parlo invece del naturale e comprensibile caso di chi non abbia tra le sue priorità la vita familiare. Non desiderare un figlio non è, come alcuni cinicamente argomentano, sputare in faccia a chi invece lo cerca ma non può o non riesce ad averlo. Le motivazioni per non sognare di essere madre possono essere le più svariate: volontà di concentrarsi sul proprio lavoro o sulle proprie passioni, ricerca di vivere appieno la vita a due, convinzione di non “essere tagliata” per il ruolo di madre, preoccupazione per il cambiamento esistenziale a tutto tondo e tante altre. Tutte ugualmente valide ed ingiudicabili dall’esterno. Al di là della volontà o meno comunque, è importante non intromettersi superficialmente in faccende così private e guardarsi bene dal porre certe domande, perché ogni situazione è a sé e non si può mai sapere cosa nasconda. Non è poi semplice gestire le risposte che ne derivano.
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