Consiglio Aosta: la Lupa rimane in piazza della Repubblica
Dopo oltre un'ora e mezza di discussione, la mozione di Etienne Andrione, che ne chiedeva la rimozione, finisce in un nulla di fatto. M5S: «Ci sono cose molto più serie di cui parlare»
La Lupa rimane in piazza della Repubblica, a prescindere da quello che può o non può rappresentare per chi la guarda. La mozione del consigliere comunale Etienne Andrione – che chiedeva la rimozione della Lupa capitolina perché «simbolo della più sfrenata francofobia» – dopo aver goduto di un’ampissima risonanza sui social più volte citata in aula, è finalmente arrivata in consiglio comunale scatenando un lungo dibattito.
I toni sono pacati, eccetto qualche scintilla 5 stelle, per cui «ci sono cose molto più serie a cui pensare in un momento in cui in Valle d’Aosta dilagano povertà, corruzione e illegalità», e maggioranza e minoranza concordano sul fatto che i simboli non debbano essere rimossi. Le motivazioni della maggioranza, espresse da Andrea Paron, sono chiare: «E’ un simbolo ormai masticato. Forse la maturità della democrazia e della cittadinanza sono a un punto tale per cui la Lupa non ferisce più. È un simbolo che oggi per noi non significa aggressione alla Francia, ma che va considerato come monumento».
Infatti, in quanto monumento, possiede una targa esplicativa che però, oltre a spiegare che si tratta di una copia novecentesca e non di una Lupa di epoca romana, omette grande parte della sua storia, quella appunto strettamente legata al fascismo. È un monumento dunque che secondo tutti (o quasi) andrebbe spiegato meglio. «Il fatto che nella targa non si espliciti tutto quello che ha rappresentato la Lupa peggiora la situazione – commenta Andrione –. Mettiamo una targa che racconta davvero cosa significa, poi vediamo se è ancora semplice mantenerla in piazza».
Nessuno ha accompagnato Andrione nella sua “battaglia” che è stata però, secondo il consigliere, «un buon modo per provare ad affrontare i problemi identitari valdostani».
(La lupa nella foto di Giulio Cilea)
(sara sergi)