Valtournenche: mozione di sfiducia al sindaco Camaschella
Si apre la crisi di governo nel comune della Valle del Cervino: il primo cittadino ritira le deleghe agli assessori e i sette 'dissidenti' sono pronti a sfiduciarla nel prossimo consiglio comunale
La sindaca di Valtournenche Deborah Camaschella ha revocato le deleghe agli assessori della sua Giunta nella mattinata di oggi: si è aperta ufficialmente la crisi di governo dopo che la verifica di maggioranza di venerdì 3 ha confermato lo strappo tra i componenti della lista Insieme per Valtournenche e per Breuil Cervinia. In sette hanno sfiduciato il primo cittadino. A chiederne le dimissioni sono il vicesindaco Giuseppe Maquignaz, gli ex assessori Massimo Chatrian, Sara Perrucchione e Erik Windeler, i consiglieri Domenico Chatillard (già dimessosi dal ruolo di assessore all’Agricoltura per contrasti con Camaschella), Marie-Sol Brunodet e Gianni Odisio.
Maquignaz, venuta meno la fiducia
Racconta Maquignaz: «Lunedì chiederemo la convocazione di un Consiglio comunale durante il quale presenteremo una mozione di sfiducia al sindaco». Prosegue: «Alla luce di quanto emerso dalla verifica di maggioranza è venuto meno anche l’avvicendamento. Se sette persone ti chiedono un passo indietro, dovresti capire che è impossibile proseguire».
Camaschella, una brutta pagina
Camaschella parla di «giornata triste e pesante per l’intera comunità. E’ una brutta pagina per Valtournenche. Mi hanno nuovamente chiesto di rassegnare le dimissioni. Prendo atto del tradimento del voto popolare. Per le comunali avevamo lacerato il paese e ora quanto accaduto nel 2015 si ripete». Il primo cittadino lamenta «una mancanza di senso di responsabilità dei suoi, ormai ex, colleghi».
Camaschella ha trenta giorni davanti a sé nei quali trovare una soluzione alla crisi che potrebbe passare per un accordo con le minoranze, quelle capeggiate da Giorgio Pession e da Roberto Avetrani, per dare vita a una maggioranza alternativa. Non esclude a priori l’ipotesi la sindaca ma neppure commenta e si limita a dire: «Saranno giorni intensi alla ricerca di un modo per uscire dall’impasse. Certo è che il commissariamento non è il massimo, arriva nel periodo invernale quando l’ordinaria amministrazione è riduttiva».
L’antefatto
La sfiducia è arrivata dopo il no di Camaschella all’avvicendamento con il vice Maquignaz, che fa riferimento a un patto elettorale. Ne aveva negato l’esistenza il primo cittadino: «Non c’è nessun accordo, sono sbalordita: non ho mai detto che avrei smesso di fare il sindaco a metà mandato. Spero non si voglia ribaltare la volontà dei votornén che hanno votato la nostra lista. Stiamo sacrificando il bene del paese ai personalismi». Arriva a stretto giro di posta la reazione a firma del resto della Giunta. «La sindaca nega un patto, non scritto, stretto, all’epoca, da 15 persone».
Puntualizzavano i quattro: «La Giunta e il vicesindaco non hanno alcuna ambizione né di poltrone né di fusciacca e crediamo di averlo dimostrato in questi due anni e mezzo di lavoro, vi è tuttavia grande delusione come persone: le Genti della Montagna insegnano che la parola data e la stretta di mano hanno valore e significato, tra persone leali».
(danila chenal)