Unesco, via all’iter per il Monte Bianco
La Conférence transfrontalière ha siglato martedì a Chamonix la dichiarazione d'intenti per avviare il processo di candidatura del massiccio a patrimonio mondiale
Il Monte Bianco è sempre più vicino a diventare uno dei patrimoni mondiali protetti dall’Unesco.
Con la dichiarazione d’intenti siglata mercoledì 24 ottobre a Chamonix dai referenti di Savoia, Vallese, Valle d’Aosta e dai rispettivi delegati dei ministeri all’ambiente, è stato dato il via ufficiale al processo di candidatura del massiccio. Il Monte Bianco è già iscritto nella “Tentative list” dell’ente che ha durata decennale e scade il prossimo anno, la Conférence transfrontalière dell’Espace Mont Blanc aveva questa ultima opportunità per dare avvio all’iter e l’ha colta.
La dichiarazione d’intenti consentirà di intraprendere il lavoro preparatorio legato alla presentazione, coordinata dai tre Stati, di un dossier d’iscrizione e persegue tre obiettivi principali: approvare uno schema di governance che coinvolga le collettività locali e regionali nel processo di preparazione del dossier; valorizzare i tre pilastri dello sviluppo sostenibile (ambiente, società, economia) negli orientamenti strategici del dossier; individuare le risorse, umane e finanziarie, per il lavoro preparatorio. L’inserimento del Massiccio del Monte Bianco nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’Unesco consoliderebbe la qualità e la coerenza del percorso di cooperazione che i territori hanno realizzato in questi anni per preservare e garantire la tutela e lo sviluppo dell’ambiente alpino.
Il commento dell’assessore
«Questa candidatura – ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente Jean-Pierre Guichardaz – viene oggi formalizzata dando il via a un processo che appare lungo, ma che in realtà comporterà un impegno corale estremamente serrato, con la definizione di step tecnici e politici molto ravvicinati, in quanto il 2022, data dell’auspicata iscrizione del massiccio del Monte Bianco nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, è molto più vicino di quanto si percepisca. Credo che il percorso debba vedere pienamente coinvolti, e direi soprattutto convinti, i territori, gli enti locali, perché solo in questo modo un’opportunità straordinaria come questa può essere vissuta come un atout.Un marchio, quello di “Patrimonio dell’Umanità”, che rafforzerebbe ulteriormente le occasioni di dialogo e di collaborazione tra i nostri territori – ha proseguito Guichardaz – nell’ottica di una più stretta sinergia nel campo della tutela del nostro patrimonio ambientale, ma anche dello sviluppo turistico, dell’industria e dell’impresa locale, che devono essere ancora più “sostenibili”, sempre più “green” e di “nicchia”, per non essere cancellati da un mercato che si fa in ogni momento più globale e quindi più difficile da aggredire e da fare “emergere”. Il fatto che molti autorevoli “sostenitori” sollecitano i nostri Paesi a perseverare nel processo di candidatura del Monte Bianco a “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” – ha concluso Guichardaz – non può che rafforzare la nostra convinzione che siamo sulla strada giusta».
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