Crisi politica: chieste le dimissioni del presidente Marquis
Come annunciato Uv, Uvp, Pd ed Epav chiedono un passo indietro al presidente della Giunta che replica: «unica via è la presentazione di una mozione di sfiducia costruttiva». Per l'Uvp la maggioranza non può vivacchiare
«Le dimissioni sarebbero il primo ponte per riaprire una discussione politica per tutti. Lei resiste perché ha un altro progetto politico che è partito per tempo. Voi non volete l’accordo tra le forze autonomiste». A dichiaralo in Consiglio Valle l’assessore alla sanità dell’Uvp Luigi Bertschy subito dopo la presentazione della risoluzione nella quale Uvp, Uv, Pd ed Epav nella quale le quattro forze chiedono il passo indietro del capo dell’esecutivo Pierluigi Marquis. A introdurla il capogruppo unionista Ego Perron: « L’Union valdôtaine prende atto con soddisfazione della fine dell’esperienza Marquis. Oggi ci troviamo a gestire il presente: abbiamo lavorato a un progetto poiché crediamo che la disgregazione delle forze autonomiste e unioniste sia stato un disvalore per la comunità valdostana. Ci è spiaciuto constatare che Alpe e Mouv abbiano abbandonato il tavolo del Rassemblement. Prendiamo atto della crisi politica di questa maggioranza, che poco ha prodotto per la Valle d’Aosta. Presidente Marquis, si dimetta per senso di responsabilità».
Marquis, crisi intempestiva
Marquis aveva in precedenza argomentato: «E’ stato evidenziato da parecchi colleghi che è stata una legislatura caratterizzata da parecchi capovolgimenti. Non è stato un percorso facile: siamo stati chiamati a gestire temi molto delicati alcuni dei quali hanno trovato una soluzione mentre altri sono in via di definizione. Dopo l’approvazione della legge elettorale la discussione è ripartita su due binari. Credo che sotto il profilo amministrativo si sia fatto molto e ne rivendichiamo i risultati. Certo si poteva fare di più. Dobbiamo parlare di problemi concreti anziché il raggiungimento del 42% . I valdostani vogliono sentire parlare di progettualità. Per senso di responsabilità in questa fase bisognava tenere conto del delicato contesto, i rapporti con lo Stato in testa. All’origine della crisi c’è solo una volontà politica, legittima, ma va detto chiaramente. Cerchiamo di chiudere tutti insieme il bilancio». Accennando alla visita del premier Paolo Gentiloni, esorta: «Non diamo prova di un degrado delle Istituzioni ne va della nostra credibilità ma soprattutto della credibilità della Valle d’Aosta». Parla poi «di scelta intempestiva quella di togliere la fiducia alla maggioranza. Se crisi deve essere che ci sia una soluzione nel più breve tempo possibile» e cita la presentazione della mozione di sfiducia costruttiva. S’interroga Marquis «Mi chiedo se l’Uvp non abbia l’intenzione di ritirare la sua delegazione. A oggi il governo è nel pieno delle sue funzioni».
Uvp, maggioranza non può vivacchiare
«E’ una crisi annunciata» commenta il vicepresidente Laurent Viérin che prosegue: «Qualcuno si dimentica che il nostro era un governo di scopo, nato per affrontare alcuni punti. Riteniamo di aver assolto al nostro compito dando risposte per il Casinò e per la riforma elettorale. Il Rassemblement che già vedeva un pezzo mancante – allude alla nascita del gruppo Area civica-Stella Alpina e Pour notre Vallée – è andato avanti ma poi si è smontato pezzo per pezzo. Oggi non possiamo fare altro che prendere atto che non abbiamo lavorato a costruire durante l’estate. Siamo di fronte a una crisi perché non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Si è preferito vivacchiare. E’ arrivato il momento di aprire il tavolo, perché noi siamo per un progetto inclusivo. E’ chiaro che se una forza si autoesclude (Alpe) diventa difficile proseguire un cammino comune. Non possiamo continuare nell’ambiguità.
Bertin, situazione di stallo
Albero Bertin (Alpe) interviene nel dibattito: «Non ho mai visto nell’Uvp uno strumento per il cambiamento. Oggi ci troviamo in un’altra situazione di stallo che è grave per la nostra regione, speriamo che non diventi uno stallo alla messicana. Gli strumenti per cambiare il governo ci sono senza tenere in ostaggio l’intera regione».
Carlo Norbiato (Area civica): «La mia scelta fu a ragione veduta senza secondi fini. Aderii all’attuale maggioranza per assicurare una maggioranza in un momento di grave crisi politica. Le criticità di vedute non esistono perché dei dossier Cva e collegamenti intervallivi non abbiamo mai parlato. Un Presidente non può lasciare una regione senza governo».
(danila chenal)