Cva: no a privatizzazione, continua la raccolta firme
Il Comitato 'Giù le mani dall'acqua'' prosegue la sua battaglia per farsi sentire a Palazzo regionale
«Perché i cittadini sono sempre gli ultimi a essere interpellati?» A porsi questa domanda è s,Tania Piras attivista del movimento “Giù le mani dalle acque e da Cva” durante la conferenza stampa nella saletta del Csv di Aosta. L’incontro – organizzato per fare il punto su quanto realizzato dal comitato e sulle attività future – si è presto trasformato in un dibattito sulle ragioni che spingono il comitato a rifiutare la privatizzazione della compagnia valdostana delle acque. «L’acqua è un bene pubblico, vendere la Cva, azienda oltretutto in attivo, non ha senso, se non quello di far guadagnare azionisti e investitori, dimenticando gli interessi dei cittadini», spiega Paolo Gino. Quello che più conta per il comitato è che i cittadini possano dire la loro, prima di tutto occorre però riuscire a informarli. L’idea referendum consultivo però «può dirsi ormai tramontata per ragioni di tempo – spiegano gli attivisti del comitato -; tuttavia continueremo a raccogliere firme, oltre alle 3000 che già abbiamo, perché ogni firma equivale a una persona in più sensibilizzata e informata». Le amministrazioni comunali e la Regione «non potranno fare a meno di considerare tutte queste persone contrarie alla privatizzazione, soprattutto ora che siamo a ridosso delle elezioni», continuano. Sulla privatizzazione di Cva si è espresso anche il senatore Cesare Dujany, in una lettera rivolta al comitato: «Oggi la Cva, la società che utilizza a fini economici le nostre acque, è un patrimonio della popolazione valdostana. Sarebbe opportuno che il suo futuro venga dibattuto pubblicamente e deciso dai cittadini valdostani attraverso un referendum».
(foto: Egidio Lale Demoz, Tania Pirsa e Paolo Gino) (sara sergi)