Busta con 25 mila euro ritrovata nella scrivania del presidente, Marquis non ha mai detto di averla trovata lui
Il governatore si limitò a commentare il fatto, non potendo entrare nei particolari. Il segretario particolare Donatello Trevisan non ha fornito versioni discordanti
“Ho comunicato unicamente di aver denunciato alle autorità preposte l’avvenuto ritrovamento, le dichiarazioni riportate da Gazzetta Matin oggi sono una ricostruzione distorta e artificiosa, in cui vengono attribuite dichiarazioni mai rese agli organi di informazione”.
In effetti, sul ritrovamento della busta occultata nella scrivania del suo ufficio a palazzo regionale contenente 25 mila euro in contanti, sollecitato dai giornalisti durante la conferenza stampa di giunta del lunedì, il 10 luglio il presidente della Regione, Pierlui Marquis, si limitò a commentare (“E’ un fatto di estrema gravità, è uno sfregio alle Istituzioni e alla comunità valdostana. E’ ancora più grave per il luogo in cui è stato commesso”), non potendo, essendo anche prefettto, entrare nei particolari del ritrovamento.
Il passaggio contestato – che rettifichiamo – dell’articolo di Gazzetta Matin è il seguente: “in un primo momento, infatti, sembrava – secondo quanto dichiarato alla stampa da Marquis – che la busta fosse stata trovata direttamente dal presidente (…)”.
Dichiarazioni che neanche il segretario particolare del presidente, Donatello Trevisan, ha potuto rendere pubbliche, così come ordinato dagli inquirenti. Pertanto, non ci sono elementi per poter affermare che lo stesso abbia fornito versioni discordanti agli inquirenti, come invece forse si sarebbe potuto intendere dal passaggio dell’articolo di Gazzetta Matin che recita “Trevisan sarebbe stato sentito almeno due volte dagli inquirenti, desiderosi di vederci chiaro dopo le versioni discordanti fornite”.
La frase “versioni discordanti” non è pertanto assolutamente da attribuire a Donatello Trevisan.
Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori per le imprecisioni che hanno potuto, seppur involantariamente, trarre in inganno, imprecisioni frutto di ricostruzioni giornalistiche.
(lu.me)