Consiglio Aosta: Marzi salvo, ma la maggioranza è a pezzi
Respinta la richiesta di togliere le delega all'assessore allo Sport; il "cavallo di Troia" politico, però, frantuma l'UV
La maggioranza è frantumata. Ritiro delle deleghe allo Sport a Carlo Marzi per le «carenze» in materia di gestione dell’attività e degli impianti sportivi del Comune.
Questo il “cavallo di Troia” usato da Lega, GMM e Movimento 5 Stelle, per andare a stanare tutti i malumori e le divisioni interne al governo aostano. E questo cavallo-ordine del giorno, dal chiaro indirizzo politico, nonostante la sfilza di «dati oggettivi» (andando con Manfrin) elencati, ha fatto uscire in tutta la gravità la situazione della maggioranza, pur venendo bocciato con 4 no (Monteleone, Marzi, Migliorin e Zuccolotto), 12 astensioni (decisiva Alpe con Fedi, Lamastra, Sartore, che si aggiungono a Centoz, Marcoz, Malacrinò, Verducci, Borre, Caminiti, Favre, Lancerotto, Sorbara) e 13 voti favorevoli (Donzel, Dosio, Girasole, Andrione, Carpinello, Manfrin, Spelgatti, Lotto, Pradelli, Crea, Galassi, Paron, Prettico).A esplicitare la crisi e l’indirizzo politico dell’iniziativa ci pensa subito il sindaco Fulvio Centoz, “rafforzato” poi dall’assessore Delio Donzel (Epav), che ruba il proscenio alla minoranza, intenta a far valere la “tecnicità” dell’ordine del giorno e vira deciso in politica.
O documento programmatico o casa
«Sappiamo tutti a cosa sottende l’ordine del giorno – esclama il primo cittadino – e io non mi sottraggo. L’iniziativa è indirizzata a me e a quanto sta dietro, a partire dal documento politico sottoscritto con UV, PD-PSI ed Epav. Ovvio che il ribaltone in Regione ha delle conseguenze, ma io ho sempre chiesto la stabilità del Comune, e non ho votato il documento, perché non è stato accettato un mio emendamento: sono stato eletto con una maggioranza e voglio continuare con questa». Centoz alza il tiro. «Le forze politiche hanno fatto valutazioni diverse, hanno detto ai gruppi comunali di stilare un documento programmatico, ma si discute nelle sedi opportune. Io posso anche prepararlo, ma voglio 18 firme, subito, e il coinvolgimento di tutti, Stella Alpina compresa. Non c’è accordo? Allora possiamo anche fare una mozione di sfiducia (caldeggiata da Etienne Andrione ndr.) e andare tutti a casa».
Cala la mannaia sulla crisi Delio Donzel, che sottolinea come parlando delle deleghe allo Sport si guardi al «dito che indica e non alla luna – attacca -. Quanto accaduto in Regione ha conseguenze inevitabili e Stella alpina non ha fatto nulla per toglierci dall’imbarazzo. Inoltre, le linee guida inserite nel documento delle forze politiche sono state disattese: sindaco, io non voglio cuocere a fuoco lento, o si fa chiarezza con documento programmatico o si va a casa, così ci facciamo male noi e lo facciamo alla città».
Stessa lunghezza d’onda per Antonio Crea (Pd-PSI), che rimarca «difficoltà innegabili» e chiede di dare «risposte, altrimenti andiamo tutti a casa». Crea pone un ultimatum: «Mettiamo insieme Sindaco, Giunta e capigruppo e facciamo un documento programmatico velocemente; io credo nelle istituzioni, ma oggi siamo proprio caduti».Non lascia dubbi sul pensiero ribadito più volte Luca Girasole (Epav): «Si sapeva subito che sarebbe stata una discussione politica – dice -. Lo dissi da subito che la scelta di Marzi avrebbe comportato degli strascichi, che lui avrebbe potuto evitare con un atto di coerenza».
UV divisa in fazioni
In casa Uv vengono a galla tutte le ulteriori divisioni interne. In settimana, infatti, erano state chiare le indicazioni del Comité Fédéral, che incamerati i si sicuri di Andrea Paron, Cristina Galassi e Nicola Prettico, aveva “minacciato” (prima dell’ammorbidimento dei toni da parte del presidente dell’Uv Ennio Pastoret) la carriera politica di chi non avesse seguito la linea tracciata e caldeggiata con insistenza dalla solita Epav, con il sostegno, anche di Antonio Crea del Pd-Psi.
In Consiglio, però, in molti hanno tirato dritto per la propria strada e hanno accettato il rischio, a cominciare da Vincenzo Caminiti che non ha voluto «mettere in discussione le capacità personali di Carlo Marzi – esclama -. Io, inoltre, sono abituato a metterci la faccia quando si fanno queste iniziative. Colleghi di maggioranza, non cadete in questa trappola. Che escano fuori le forze politiche, non noi che lavoriamo gomito a gomito».
Rincara la dose Luca Zuccolotto, che vede una «maggioranza in sofferenza, perché non remiamo tutti dalla stessa parte. Sono cose che non fanno bene alla città e questo non mi sta bene: le ripicche personali non mi piacciono».
Accorato l’intervento di Sara Favre, che da «ex sportiva» vede «uno schieramento in cui si lavano i panni fuori dagli spogliatoi, con tanto di ultimatum e minacce, dopo che ci si è elevati a migliori, condannando quanto avvenuto in Regione – esclama -. Ho sempre condannato tutto ciò ai miei referenti politici, ma ora si scende sullo stesso piano in maniera ancora più subdola; questa non è la visione di politica che ho io, dove si pensa a servire la città. Nel 2015 abbiamo firmato un programma come Comune di Aosta, l’abbiamo portato avanti contro tutti, ho mandato giù di tutto, ma ora si vogliono anteporre gli interessi personali alla sfera pubblica».
Non si discosta la vice sindaco Antonella Marcoz, che sottoscrive «quanto detto da Favre» e «difendo Marzi in quanto assessore di questa Giunta; lo farò anche in futuro, perché le sue capacità sono indiscutibili».
Valerio Lancerotto difende «la coerenza del progetto premiato dai cittadini nel 2015», mentre Marco Sorbara stigmatizza il fatto di «farsi dettare le regole da una iniziativa della minoranza. Abbiamo parlato spesso di autonomia della città, ma siamo fermi su un qualcosa dettato dalla politica: Carlo Marzi è capace, è stato premiato dalla città e ha tutto il mio sostegno».
Sull’altro fronte ecco Cristina Galassi, che «comprende la strumentalità della mozione», ma chiede a Marzi «per chi stia lavorando con il suo operato da Penelope, che di giorno fa il super assessore e di notte tesse la tela politica – afferma -. Lei ha fatto venire meno un’alleanza promossa dagli elettori con metodi infamanti, per cui o si ritorna al 2015 o si volta pagina: non vogliamo passare come idioti».
L’assessore Andrea Paron conferma le «parole di stima a Marzi», ma vede «un solco profondo per il quale diventa difficile collaborare. Soltanto lui può toglierci dagli imbarazzi in cui ci fa trovare: tra l’incudine di un accordo politico e il martello del comune di Aosta. Se non si farà chiarezza, la minoranza si insinuerà sempre più a fondo nelle divisioni».
(alessandro bianchet)