Consiglio Aosta: la mossa di Girasole e Caminiti finisce in una bolla di sapone
L'ordine del giorno che chiedeva alla Giunta di rinunciare alle Regionali o di dimettersi per tempo in caso contrario, bollata come «farsa». Centoz: «rimango fino al 2020»
«Questi assessori sono ritenuti fondamentali per garantire la stabilità della vita amministrativa del Comune? Bene, allora dichiarino che non si candideranno per le Regionali o, in alternativa, che rassegnino le dimissioni entro il termine ultimo per l’ufficializzazione delle liste elettorali e chiedano scusa ai cittadini per la loro incoerenza politica».
Questo il succo dell’ordine del giorno (tradotto in impegno politico), emendato su richiesta di Pietro Verducci del PD (bocciati emendamenti richiesti da Josette Borre ed Etienne Andrione che richiedevano di estendere il riferimento a tutti i consiglieri), presentato da Luca Girasole di Epav e da Vincenzo Caminiti dell’Uv.
Ordine del giorno che, però, finisce in un nulla di fatto e, addirittura, viene bollato come «farsa» da più parti della minoranza che, però, Andrione a parte, è voluta ad andare a vedere il bluff, non riuscendo ad arrivare oltre i 13 voti favorevoli (tra cui spiccano quelli di Andrea Paron, e Antonio Crea, oltre ad Alpe, Girasole, Dosio, M5S, Lega, Verducci e Caminiti). contro le 13 astensioni e i 2 voti contrari.
L’ordine del giorno
Il consigliere di Epav, Girasole, ha giustificato l’iniziativa come «una garanzia di stabilità», visto che il sindaco, anche dopo «il ribaltino in Regione» ha continuato a dichiarare che «la stabilità amministrativa è legata indissolubilmente a quella politica». Da qui la richiesta di rispettare il mandato fino al 2020 per tutta la Giunta e in alternativa, «di dimostrare coerenza e dimettersi tre mesi prima delle elezioni» con tanto di scuse ai cittadini.
Vincenzo Caminiti (UV) ha confermato l’intenzione di «dare stabilità», perché «un assessore dovrebbe essere innamorato del proprio ruolo e non usarlo per fare campagna elettorale».
Centoz: «Avanti fino al 2020»
Il sindaco Fulvio Centoz ha dapprima accolto con entusiasmo l’ordine del giorno, confermando di voler «fare il sindaco fino al 2020», ma sottolineando che «la stabilità dell’azione non è legata alla presenza di una persona o di un’altra, ma all’appoggio dei partiti che sostengono la mia azione».
Il primo cittadino ha anche appoggiato l’idea di Josette Borre («so che pensate che viva nel libro delle favole, ma credo davvero nell’importanza di questa iniziativa») ed Etienne Andrione di estendere l’impegnativa «morale» a tutto il consiglio comunale, per poi virare sull’astensione una volta venuta meno questa possibilità: «Così diventa una farsa, per questo mi astengo».
Su questo lo segue proprio Andrione, che conferma l’idea di un ordine del giorno «diventato farsa».
Idea condivisa da gran parte della minoranza, con Luca Lotto (M5S) a preannunciare un «ordine del giorno più trasparente», dopo aver riso per l’iniziativa presentata da «un movimento, l’UV, che ha voluto l’elezione diretta di sindaco e vice per evitare di tornare alle elezioni in caso di dimissioni del Sindaco per entrare in Regione». Carola Carpinello (Altra VdA) parla di «aria fritta» e una «discussione demenziale», con le iniziative della maggioranza «presentate solo per indebolire il sindaco; così però lo rendete martire e martirizzate la città. Basta, mettete fine allo scempio con una mozione di sfiducia».
Loris Sartore (Alpe) si schiera, come il movimento, a favore «perché sono curioso di sentire le pubbliche scuse», appoggiato da Andrea Manfrin (Lega), che attende «le scuse di chi ha iniziato a far campagna dal 2015».
Astensione per Delio Donzel
Sceglie la via dell’astensione l’assessore Delio Donzel (Epav), perché «ritengo che non si possano porre limiti alla volontà di candidarsi: per questo esistono già le norme di legge. Se qualcuno farà venire meno l’impegno, lo pagherà anche alle urne». In ultimo, chiude l’autore dell’emendamento Pietro Verducci: «Così avremmo potuto capire se molti assessori hanno la testa altrove. Questa iniziativa non destabilizza il sindaco, anzi, lo rinforza, perché ha ammesso che rimarrà qui ed è giusto che lo facciano anche gli altri».
(alessandro bianchet)