Corte dei Conti: da 21 anni in pensione, ex dirigente regionale condannato
Nell'ambito del giudizio contabile legato al crack della società Centro Fieristico e Congressuale della Valle d'Aosta; del risarcimento di 335.597 euro, chiesti 16.692 euro anche all'allora presidente della Regione, Dino Viérin, e ai suoi assessori
Da 21 anni in pensione, l’ex dirigente regionale dell’allora Servizio commercio, zona franca e contingentamento, Cesare Jans, è stato condannato dal collegio della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta (giudici Paolo Cominelli, Eugenio Musumeci e Alessandro Benigni) a risarcire 217.874,93 euro all’amministrazione regionale.La decisione è arrivata a oltre un anno dall’udienza di discussione del giudizio, andata in scena il 21 aprile 2016.Oltre a Jans, sei componenti della Giunta regionale tra gli anni 1994 e 1995 (il presidente Dino Viérin e gli assessori Massimo Lévêque, Roberto Louvin, Elio Riccarand, Franco Vallet e Roberto Vicquery) sono stati condannati a risarcire 16.692,03 euro ciascuno, mentre gli allora assessori Claudio Lavoyer e Gino Giovanni Agnesod sono stati condannati al pagamento di 8.785,28 euro a testa.In totale, rispetto ai 523.260 euro contestati complessivamente un anno fa dall’allora vice procuratore generale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta, Claudio Chiarenza, il collegio giudicante ha quindi condannato i nove «convenuti» a risarcire 335.597,68 euro del milione 71 mila euro legato al «danno erariale indiretto» scaturito dalla sentenza del contenzioso civile ventennale che ha opposto la società Centro Fieristico e Congressuale della Valle d’Aosta alla Regione.Un risarcimento danni, quello che la Corte d’Appello di Torino ha disposto nel 2013 in favore della società della famiglia Gagliardi di Charvensod, che la Procura regionale contabile – già in sede istruttoria – aveva imputato per la misura pari al 50% del totale al già deceduto assessore all’industria dell’epoca, Demetrio Mafrica, quota stralciata così come quella legata all’allora assessore tecnico ai lavori pubblici Bruno Ferrero, a sua volta già scomparso.La posizione dell’accusaL’allora vice procuratore generale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta, Claudio Chiarenza, relativamente ai ritardi nel rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento delle manifestazioni fieristiche tra il 1994 e il 1995, che di fatto non permisero la realizzazione di una fiera nel primo anno e di quattro nel secondo, nell’udienza del 21 aprile 2016 spiegò: «C’è responsabilità diretta e colpa grave per i ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, a maggior ragione considerando l’iter di autorizzazione estremamente lineare: c’era un richiedente, sempre lo stesso, c’era un parere da rilasciare a cura del comitato valdostano (presieduto dallo stesso Cesare Jans, ndr) e un’autorizzazione da approvare con delibera di Giunta».Le autorizzazioni, ad ogni modo, arrivarono in ritardo, «a volte a una settimana dallo svolgimento della fiera, che ormai era certo che non si sarebbe potuta organizzare, non c’era più tempo, ma la Giunta autorizzò comunque. Un atto palesemente illegittimo, perché tendente all’autorizzazione di manifestazioni impossibili da realizzare», affermò ancora Chiarenza.La posizione delle difesePer quanto riguarda la difesa di tutti e otto i componenti della Giunta regionale dell’epoca, l’avvocato Fabrizio Callà del foro di Aosta sostenne: «I componenti della Giunta non facevano nulla fino a quando l’assessore competente (Demetrio Mafrica, ndr) non portava in discussione la proposta di delibera in arrivo dalla struttura del dirigente Jans, quindi nessuno, tolto l’assessore competente, poteva interloquire con gli uffici preposti, ai quali tra l’altro va addossata l’eventuale responsabilità dei ritardi nella presa in carico delle richieste di autorizzazione e nella conseguente istruttoria».Dal canto suo, l’avvocato Domenico Palmas – legale di Cesare Jans – sostenne: «La base di danno non è opponibile nei confronti del mio assistito, anche perché Jans coordinava soltanto l’ufficio, mentre l’istruttoria delle pratiche era materialmente effettuata da altri funzionari. E poi la prova che la gestione della Giunta era autonoma, sta nel fatto che spesso le proposte di delibera venivano modificate nel corso della discussione, senza dimenticare che i rapporti con il privato erano tenuti direttamente dall’assessore competente o comunque dall’esecutivo».Le ragioni dei ritardi autorizzativiSempre secondo le difese, gran parte delle ragioni alla base degli effettivi ritardi nel rilascio delle autorizzazioni sarebbero stati da ricondurre all’allora nuova legge regionale che avrebbe dovuto regolamentare la materia.Una legge che, attesa per tutto il 1994, entrò in vigore soltanto nel marzo del 1995. «La Giunta regionale prese tempo per scrupolo, un comportamento legittimo, da buon amministratore, quindi i ritardi non possono essere imputati soggettivamente ai componenti», spiegò ancora l’avvocato Callà, subito incalzato dal vice procuratore Chiarenza: «A un certo punto, visto che la legge non arrivava, avrebbero dovuto attivarsi con le autorizzazioni, anche perché si sono posti lo scrupolo di applicare una legge quando questa non era ancora in vigore. Questa per me è colpa grave, anche perché nel 1995 hanno poi autorizzato le fiere quando lo stesso organizzatore aveva già comunicato di non poterle più allestire per mancanza di tempo».Nella foto gli avvocati Fabrizio Callà e Domenico Palmas, con in secondo piano tra il pubblico Elio Riccarand e Cesare Jans in occasione dell’udienza del 21 aprile 2016.(pa.ba.)