Casinò: Giulio Di Matteo, senza i 223 inevitabili i tagli ai servizi
La casa da gioco, qualora i dipendenti bocciassero l'accordo aziendale, non chiuderà ma ridurrà le attività
L’amministratore unico della Saint-Vincent Resort&Casinò spa, Giulio di Matteo, delinea i possibili scenari a poche ore dall’apertura (ore 12 di oggi) del seggio per il referendum che chiuderà alle 21 di domenica 9 luglio e con il quale i lavoratori sono chiamati a decidere se accettare o rigettare l’ipotesi di accordo dell’Azienda. Intanto per la casa da gioco si profila per il 2016 un bilancio dal passivo record di 40 milioni die euro.
Qualora il referendum rigettasse l’ipotesi di accordo i 223 licenziamenti scatterebbero immediatamente? Con quali modalità?
«Sinceramente mi auguro che l’ipotesi di accordo sia approvata dai lavoratori, considerando che è il risultato di un lungo e complesso confronto con le Organizzazioni Sindacali, nel corso del quale si è cercato di trovare un punto di necessario equilibrio tra le inderogabili norme introdotte dalle nuove leggi regionali in materia di società partecipate e le esigenze di salvaguardare i posti di lavoro. Per tale motivo si è dovuto preliminarmente varare un Piano di ristrutturazione e di rilancio che consenta di superare le emergenze, evitando i licenziamenti collettivi ( nei settori Casa da Gioco e Hôtel Billia) , dar seguito alle richieste di esodo anticipato in base alla legge Fornero , fornendo altresì concrete prospettive e risorse finanziarie per attuare le nuove iniziative imprenditoriali».
«Nella eventualità che l’ipotesi di Accordo non sia approvata in sede referendaria, la procedura di licenziamento collettivo – peraltro avviata dal febbraio 2017 dal precedente Amministratore Lorenzo Sommo sulla base di una situazione aziendale di estrema gravità – seguirà il suo corso. Ciò significa che l’Azienda, innanzitutto, non potrà più accogliere le richieste di iso pensionamento con l’applicazione della legge Fornero (non avendo neppure accesso alla relative risorse) . Inoltre si renderà inevitabile procedere, nei successivi 120 giorni, ad individuare gli interventi – nelle aree di esubero – di cessazione di talune attività, con le conseguenti determinazioni di riduzione di impegni , servizi e, quindi, di risorse. Non bisogna altresì dimenticare che con la lettera di apertura della procedura di mobilità si è data anche disdetta di tutta la contrattazione collettiva aziendale inerente la Casa da Gioco, con effetto dal 1 gennaio 2018. Pertanto da tale data l’Azienda – in assenza di altre intese sostitutive – darà corso all’applicazione di una diversa contrattazione ( richiamando quella del Turismo e Pubblici esercizi), con certamente minori oneri inerenti il costo del lavoro. Siamo consapevoli che questo scenario è riduttivo e conflittuale, per questa ragione ci si è fortemente impegnati ad individuare un percorso alternativo che, lo ripeto, trova il suo unico punto di equilibrio nell’Ipotesi di Accordo. Si confida che i Dipendenti comprendano – anche nel loro interesse – l’importanza di cogliere questa opportunità».
La casa da gioco senza 223 persone può continuare nelle attività regolarmente o, come detto in Consiglio Valle da un esponente del M5S, dovrebbe chiudere i battenti?
«Con tutto il rispetto per le opinioni altrui, l’eventuale riduzione del personale – come estrema ratio correlata allo scenario di bocciatura dell’Ipotesi di Accordo – sarà la conseguenza di una riduzione di attività in diversi ambiti di gioco e di servizi ( senza che ciò comporti necessariamente una chiusura totale, a meno che non si determini una spirale di perenne conflitto) . Certamente è una prospettiva di impresa in termini “ difensivi”, ma si tratterà di una scelta obbligata – che ci si augura di non fare – determinata da una non accettazione di una realtà evidente a tutti. L’attuale perimetro dimensionale della Società (con più di seicento dipendenti e un costo del personale di oltre il 74% rispetto ai ricavi) non consente alcuna prosecuzione con simili modalità ed oneri. Se qualche soggetto ha una ricetta o un progetto industriale che smentisca nei fatti ( e non con slogan o facili battute) quanto sopra, avrebbe ben potuto farsi avanti sin dal mese di febbraio per illustrare agli Organi Regionali il suo piano. Non mi pare che ciò sia avvenuto; ci si è limitati a criticare qualunque progetto presentato; omettendo di considerare che proprio la Regione ( e quindi la Proprietà) ha sancito per legge che l’attuale situazione non può proseguire».
Qualora intendesse farlo, quale consiglio darebbe ai lavoratori?
«L’unico consiglio che mi permetto di rivolgere a tutta la comunità valdostana è di valutare con estrema attenzione l’attuale scenario in cui l’Azienda Casinò, di proprietà pubblica, si trova. La Direzione ha avuto il coraggio , peraltro in tempi brevissimi , di varare un piano che ha come obbiettivo di cogliere le opportunità che il mercato offre nel settore dei giochi tradizionali , on line e live. Nel contempo intende valorizzare e rilanciare le notevoli risorse e strutture del comparto alberghiero, che attualmente sono un costo. Tuttavia richiede l’adozione delle misure individuate nell’Ipotesi di Accordo oggi sottoposta a referendum, che consentono di ottenere, senza ricorrere ai licenziamenti collettivi e a medio termine, un inderogabile equilibrio finanziario, di bilancio e di gestione».
« In tal modo si offrono serie prospettive non solo agli attuali dipendenti, ma anche concrete opportunità per i giovani e per l’economia locale» . (d.c.)