Tragedia: bimbo annegato in piscina provò a salvarsi
Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Aosta; a testimoniarlo ci sono le ferite sulle dita e dietro le unghie rilevate nel corso dell'autopsia; si profilano i primi indagati per omicidio colposo: nel mirino - in particolare - gli assistenti bagnanti
Prima di morire annegato, il piccolo Mohssine Ezzemal, il bambino di 8 anni di Aymavilles deceduto nel pomeriggio di venerdì 16 giugno alla piscina scoperta comunale di Aosta, ha tentato in tutti i modi di aggrapparsi ai bordi della piscina grande, dove l’altezza dell’acqua non gli permetteva di ‘toccare’.E’ quanto emerso nei giorni scorsi nell’ambito della ricostruzione operata dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Aosta, coordinati dal sostituto procuratore Luca Ceccanti, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo che ben presto vedrà le prime iscrizioni nel registro degli indagati.Già, perché una volta sottrattosi al controllo dell’amico di famiglia che l’aveva accompagnato – insieme ad altri suoi amichetti – nella struttura aostana, nessuno si è accorto della sua scomparsa, nemmeno gli assistenti bagnanti in quel momento in servizio a bordo vasca.A lanciare l’allarme, infatti, sarebbe stato un ragazzo che aveva notato quel bambino ormai immobile in fondo alla piscina grande. Impossibile accertare esattamente quanto il piccolo Mohssine sia rimasto in acqua prima dei soccorsi, certo è che ha provato a salvarsi prima di annegare.A testimoniarlo ci sono le ferite sulle dita e dietro le unghie rilevate nel corso dell’autopsia da parte del medico legale incaricato Mirella Gherardi, che ha ricondotto il decesso del minore a un «probabile annegamento».Una volta lanciato l’allarme, gli assistenti bagnanti e i soccorritori del 118 hanno fatto tutto il possibile per rianimare il bimbo, ma ormai era troppo tardi.(pa.ba.)