Casinò: minoranze, no a Piano aziendale banale e ovvio
E’ ripreso nella mattinata di oggi in Consiglio Valle lo scontro sul disegno di legge di finanziamento del Casinò che prevede una ricapitalizzazione di 20 milioni di euro in tre tranche, un mutuo da 15 milioni e una fideiussione da 7,2 milioni e il Piano aziendale al quale tutta l’Union valdôtaine fa le pulci per concludere che è un «Piano pieno di banalità e ovvietà, che dice poco e pure in modo confuso». Sulla stessa lunghezza d’onda il Pd. Entrambe le forze reclamano lo stop alla procedura di licenziamenti collettivi e concordano sulla necessità di salvare. L’indipendente dell’Uv Paolo Contoz chiede di chiudere la partita sul Casinò per aprire quella sulla legge elettorale per poi andare al voto. Di gente stufa dei teatrini della politica parla pure Vincent Grosjean dell’Uvp.
Gerandin, la partita si vince o si perde insieme
«La procedura di licenziamento collettivo è ereditata. Se ci sarà condivisione, accordo sindacale nessuno resterà a casa (in platea i rappresentanti delle sigle sindacali mugugnano). Ci sono i superminimi collettivi possono essere messi in discussione. Il casinò ha fatto comodo alla politica. La nuova governance abbia coraggio di mettere fine alle promozioni strategiche. Non firmo cambiali in bianco ma se questo piano fallisce a settembre non ci sarà una seconda via di uscita. Questa partita si vince o si per insieme. Se non si vota questo Piano si portano i libri della casa da gioco in tribunale» sottolinea Elso Gerandin (Mouv’) in aula consiliare e chiama tutto il Consiglio alla responsabilità.
Bianchi, voto contrario al Piano
Il consigliere dell’Uv Luca Bianchi va all’attacco, come i suoi colleghi, fino ad adombrare la svendita del brand casinò «al cerchio magico milanese»: «Il casinò ha un’importanza strategica per il nostro territorio e benché abbia dei problemi fattura ancora 60 milioni, una realtà che deve essere salvata dalla Regione. Era il nostro indirizzo. Tutti volevano dare i finanziamenti: la vecchia giunta ieri (i famosi 48 milioni) e oggi la nuova. Nel nuovo piano ci sono solo banalità, 91 pagine che non dicono niente oppure dice cose che sapevamo già. L’unica cosa chiara è il taglio del costo del personale che da 54 milioni passa a 36 milioni di euro. Non possiamo pensare di rilanciare il casinò con le slot e il gioco online quando il gioco lavorato è il fiore all’occhiello. I dipendenti con un referendum si sono già tagliati lo stipendio (accordo dell’ottobre 2015). La 223 deve restare come una spada di Damocle: è un ricatto. E’ un’operazione meschina. Eppure lei urlava di ritirarla questa procedura quando ancora non sedeva sulla poltrona di assessore. In legge si aggiunge 7,2 milioni perché le idee sono poche e confuse. Praticamente abbiamo solo perso tempo». Conclude annunciando il voto contrario al Piano aziendale.
Guichardaz, non si può mettere una croce sopra
Anche per il capogruppo del Pd Jean-Pierre Guichardaz il Piano fa acqua da tutte le parti: «Se erano poco fattibili i precendenti ancor di più lo è questo pochezza di contenuti per l’evidente scoordinamento tra i professionisti che l’hanno stilato. Il Piano non è calato nel contesto perché tutto lo squadrone che l’ha redatto non conosce la Valle d’Aosta. Il casinò non è una metastasi ma è parte integrante del tessuto economico valdostano. E’ un’attività in crisi ma non si può mettergli sopra una croce nera ma va salvato. Ritirare la procedura di licenziamento non significa cedere alla minoranza, ai sindacati ma significa porre le base di una trattativa biunivoca, è un segnale che va nella direzione della responsabilità».
Contoz, ora legge elettorale e al voto
Per Paolo Contoz (indipendente dell’Uv) il casinò cavallo di Troia per fare cadere l’ex presidente Augusto Rollandin. «Mi fa star male lasciare a casa 264 persone. E’ una situazione grave e alla fine bisogna decidere. Alla fine credo che la soluzione migliore sia ascoltare i consigli di chi è più esperto di me e mi allineerò a quello che mi diranno i colleghi del gruppo a cui appartengo, sicuro che abbiano a cuore i lavoratori. La gente è stufa dei teatrini. Dopo l’operazione casinò bisognerà subito affrontare la legge elettorale perché una fazione o l’altra dovrà governare e bisognerà andare a votare perché così non si può andare avanti».(danila chenal)